Debora Serracchiani (Magazine – agosto 2009)

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Debora Serracchiani, 38 anni, avvocatessa, un po’ romana un po’ furlana, è la “star-oggetto misterioso” nella stagione primavera/estate 2009 della sinistra italiana. Il 21 marzo scorso, con dodici minuti tonanti di intervento durante l’assemblea dei circoli democratici, si è piazzata al centro dell’attenzione del partito. In poche settimane, da semplice segretaria cittadina di Udine, è diventata una stravotata europarlamentare («Nel Nord-Est ho preso più voti di Papi»), nonché paladina del risveglio laico-democrat. Un fenomeno talmente inspiegabile che i maligni ipotizzano che ci sia dietro lo zampino veltroniano. Serracchiani Uolterwoman? Debora nega. E sulla sua avventura ha scritto un instant book: Il coraggio che manca (Rizzoli). «C’è stato un momento in cui i giornali parlavano solo della Serracchiani», dice, con un misto di orgoglio/fastidio. Nei suoi confronti non sono mancati apprezzamenti estetici. Hanno scritto: “Una donna, una frangia”, a causa del taglio netto di capelli. Oppure: «Simpatica patatona». Durante una trasmissione di Radiodue, Tinto Brass le ha proposto di fare un film e lo scrittore Mauro Corona ha detto che ha «un culo dolomitico». Serracchiani ci scherza: «Quest’estate ero pure in vetta alla classifica di un paparazzo tra le donne da fotografare». Ora che da astro nascente (definizione dello spagnolo El Pais) si è un po’ istituzionalizzata, aderendo alla mozione congressuale di Dario Franceschini, c’è già chi grida al declino. Maurizio Crippa, sul Foglio, le ha scolpito l’epitaffio: “Pare che non ci siano più le stelle cadenti di una volta… perché la Serracchiani che cosa è?”. Debora comunque è la super favorita nella corsa per la segreteria regionale del Friuli Venezia Giulia (FVG). Naviga tra le correnti dell’oceano Pd con poche cautele e ha un rapporto di odi et amo con la dirigenza. L’hanno impallinata quando ha detto che aveva scelto Franceschini per simpatia. E lei a sua volta ha impallinato alcuni big del partito con votacci da bocciatura: D’Alema, per dire, nella pagella sanguigna di Serracchiani galleggia tra il 4 e il 5. La prima cosa che mi chiede quando la incontro nella saletta sudorifera di un hotel milanese è: «Ti prego, non mi chiedere di dare voti». «Figuriamoci», replico, «ma un esamino democratico te lo faccio subito». Ci diamo del tu.
Favorevole o contraria alle ronde?
«Contraria. Ma quando noi del Pd parliamo di sicurezza dovremmo dire come prima cosa che siamo contro l’illegalità e l’immigrazione clandestina».
Sei favorevole ai matrimoni tra omosessuali?
«Sì. Arrivandoci per gradi. Prima approviamo i Dico».
Sei favorevole alle adozioni da parte di coppie gay?
«Sì».
Sei favorevole o contraria all’immunità parlamentare?
«La legge dovrebbe essere uguale per tutti».
Quindi sei contraria?
«Sì. A meno che l’immunità non sia usata per difendere un parlamentare nel pieno delle sue funzioni».
La Procura di Milano dovrebbe poter usare le intercettazioni ai parlamentari nel caso Unipol?
«Certo. Su questo sono d’accordo con Marco Travaglio».
Il nuovo regolamento scolastico ha neutralizzato lo stop del Tar alla partecipazione degli insegnanti di religioni agli scrutini.
«Io ero d’accordo con la sentenza».
Fioroni, tuo collega di partito e di mozione, la criticava.
«Mi dispiace per lui. Io sono per aggiornare i Patti lateranensi».
Come?
«La società italiana è cambiata in senso multireligioso. L’ora di religione dovrebbe diventare un’ora di formazione sulle religioni monoteiste. E gli insegnanti selezionati come tutti gli altri».
Ti senti molto di sinistra?
«Abbastanza».
Ti definiresti comunista?
«Non mi offenderei se mi dessero della comunista».
E se ti dessero della democristiana?
«Avrei qualche difficoltà in più. Ma non la ritengo certo un’offesa».
Esamino finito. Risultato: dovresti aderire alla mozione di Ignazio Marino.
«Ho già spiegato perché ho aderito a quella di Franceschini».
Credo che non sia chiaro. Il 21 marzo hai pronunciato un discorso di rottura col passato.
«Dario è il candidato che può esprimere meglio una sintesi tra le posizioni del partito. Ed è quello che sta aprendo di più il Pd alle nuove generazioni».
Con lui c’è tutta la nomenclatura Ds/Margherita: Veltroni, Fioroni, Rutelli, Fassino…
«Tutte le mozioni hanno sostenitori che c’erano già prima».
Marino è una novità.
«Marino ha con sé Goffredo Bettini e Michele Meta».
C’è anche Giuseppe Civati.
«Se Civati si fosse candidato segretario con una compagnia diversa… lo avrei voluto ascoltare molto attentamente prima di schierarmi. Ora Giuseppe mi sembra sparito».
Resta il fatto che ogni volta che Rutelli, Binetti e Fioroni (mozione Franceschini) aprono bocca, dicono il contrario di quel che dici tu.
«Ho voglia di sedermi al tavolo con loro e discuterci».
Lo potevi fare anche dopo le primarie. Per Amato tra i candidati non c’è the Voice, il fuoriclasse. Tu ne vedi?
«Ce ne sono tantissimi».
Civati?
«Sì. Ma sai quanti Civati e Serracchiani sto conoscendo girando il Paese? Andrebbero valorizzati».
I 144.000 che ti hanno votata alle Europee magari pensavano che fossi tu the Voice…
«Dici?».
O forse si aspettavano che tu appoggiassi Marino.
«Molti manifestano la delusione sul mio blog».
Pensi mai che mandandoti in Europa o confinandoti in FVG ti hanno disinnescata?
«No. Ma guarda che mica sparisco. Stiamo lavorando perché mi possa formare per un prossimo futuro».
Pensi a un eventuale dopo-Franceschini?
«Chissà. Mi piace l’idea del dopo-Franceschini».
È vero che sei la vicesegretaria in pectore di Franceschini?
«No. Non ne ho mai parlato con Dario».
Se te lo chiedesse?
«A me non piace farmi nominare. E per ora la mia vita è stata sufficientemente rivoluzionata. Al momento voglio fare bene l’europarlamentare e, se mi eleggono, la segretaria regionale. Cinque mesi fa ero solo leader cittadina del Pd a Udine».
Come ti sei spiegata il tuo successo?
«Non me lo sono spiegato».
Nel tuo libro, parli dell’intervento del 21 marzo come di un’ala di farfalla sbattuta a Udine che ha creato un uragano a Roma. Un po’ presuntuosa?
«No. Durante la campagna per le Europee ho incontrato un entusiasmo pazzesco nei miei confronti. Politici di lungo corso mi dicevano che non era usuale. È un fenomeno che andrebbe analizzato e studiato socio-politicamente».
Non è che se lo si studia poi si scopre che davvero dietro di te c’è la longa manus di Veltroni? È stato scritto che il tuo discorso del 21 marzo era avallato o addirittura dettato dallo staff dell’ex segretario.
«È una balla. Un’invenzione pura. Quel discorso tra l’altro lo avevo già pronunciato in una assemblea cittadina».
Era riciclato?
«Un po’. In teoria io non dovevo partire per Roma quel 21 marzo. Avevo un impegno. Solo all’ultimo sono salita sul pullman e mi sono portata dietro dei vecchi appunti».
Quando hai cominciato a fare politica?
«Nel 2003, con un gruppo di quartiere a Udine».
Prima, nulla?
«Leggevo la politica sui giornali e facevo l’avvocato».
Che studi hai fatto?
«Le elementari dalle suore. Le superiori al Tecnico commerciale, perché pensavo di lavorare subito per non pesare sui miei genitori».
Raccontami la tua infanzia.
«Mio padre era operaio e poi impiegato dell’Alitalia».
Si parlava di politica in famiglia?
«Pochissimo. E solo quando c’era mio zio Stelio, un vero comunista. Persino la macchina ce la doveva avere rossa. Sono rimasta fino ai miei sedici anni a Casetta Mattei, Roma Ovest. Poi nel 1986 ci trasferimmo a Spinaceto».
Adolescente negli anni Ottanta. Duran Duran o Spandau Ballet?
«Spandau. Ma ero soprattutto fan sfegatata di Bruce Springsteen. Al concerto del 1987 allo stadio Flaminio ero in prima fila».
Paninara, dark…
«Tendenzialmente paninara. Ma fuori dagli schemi. Avevo un piumino Moncler cui tenevo molto. Me lo fregarono negli spogliatoi del tennis».
Giocavi? Giochi?
«Tra i miei tredici e i miei diciotto anni mi sono allenata per circa tre ore al giorno. Ero classificata C1. Ho cominciato a dodici anni per fare compagnia a mio padre e dopo sei mesi ero in pre-agonistica».
Hai bruciato le tappe, come in politica. Università?
«Giurisprudenza, ma senza il fuoco sacro. Mi iscrissi in ritardo perché passai l’estate dopo la maturità a Londra».
Da Spinaceto alla Swinging London.
«Di Swinging c’era poco. Studiavo inglese il pomeriggio e la mattina facevo la baby sitter a un bimbo indiano».
Niente notti brave?
«Vivevo in un ostello di suore. Era una delle condizioni poste da mio padre per la partenza. Coprifuoco alle 23».
A Giurisprudenza quando sei entrata tu nel 1989/90 c’era l’occupazione della Pantera.
«Mi interessava poco. Studiavo e la sera mi divertivo. Al primo esame mi presentai dopo aver trascorso una notte in discoteca. Frequentavo locali con delle amiche».
Quali locali?
«Gilda, Caffè della Pace, Parnaso».
Roba da Roma godona pre-Tangentopoli.
«Non ero organica a quel giro. La mia classe di provenienza era un’altra. Ma tutta quella gente senza pensieri, con i soldi e con un futuro assicurato aveva un fascino. Nel frattempo lavoricchiavo: commessa e dattilografa. A ventiquattro anni ero laureata e sapevo quattro lingue».
Il tuo primo voto politico?
«I Verdi, nel 1992».
Il segretario dei Verdi allora era Rutelli.
«Che ci posso fare se poi ha fatto il percorso che ha fatto?».
Be’, ora è nel tuo partito, appoggia la tua stessa mozione.
«All’epoca mi convinceva di più».
Quando ti trasferisci a Udine?
«Nel gennaio del 1995. Per seguire il mio fidanzato Riccardo. Con cui sto dal 1992. Cominciai prima a collaborare come praticante in uno studio pessimo. Tornavo a casa in lacrime tutte le sere. Poi mi trasferii in quello dove ho lavorato fino all’anno scorso. Faccio Diritto del lavoro».
Continuerai a fare l’avvocato se verrai eletta segretario regionale? Sei già eurodeputata.
«Sì. Anche per non dover dipendere dalla politica. Il tempo c’è».
È vero che quando sei stata eletta europarlamentare D’Alema ti ha chiamata per farti i complimenti?
«Sì, mi ha detto: “Mi fa felice saperti in Europa… Lascia a noi il chiacchiericcio della politica italiana”».
Perché a D’Alema metti sempre dei votacci quando ti chiedono di fare la pagellina del Pd?
«Perché ha un peso enorme nel partito e dovrebbe fare di più. Il suo dualismo con Veltroni è stato ed è deleterio».
Allora dovresti prendertela anche con Veltroni.
«Non mi pare che Veltroni abbia fatto una bella fine».
A cena col nemico?
«Uhm… Gianfranco Fini».
Lo porteresti nel Pd?
«Non esageriamo. Del Pdl non porterei nessuno nel Pd. Ma perché, di solito che cosa ti rispondono i miei colleghi?».
Per un po’ dicevano quasi tutti che avrebbero voluto Follini. Ma poi Follini ci è venuto davvero…
«Purtroppo».
Spietata.
«È stato uno dei primi a criticarmi senza conoscermi. E poi ti pare normale che lui consideri naturale una
eventuale diaspora dei centristi del Pd nell’Udc?».
Tu la faresti un’alleanza con l’Udc?
«Dipende. L’Udc è diverso da regione e regione».
In Puglia? Una parte del Pd vorrebbe un’alleanza con l’Udc sacrificando il libero-sinistro Vendola.
«Io andrei con chi sottoscrive il nostro programma».
Nell’Udc siciliana c’è Totò Cuffaro.
«E questo mi turba parecchio».
La scelta che ti ha cambiato la vita?
«Decidere di andare a Roma quel 21 marzo».
Lo sai che nello studio di Cinecittà dove si svolse l’assemblea dei Circoli del Pd si gira Amici di Maria De Filippi?
«Sì. Era scritto su un cartello all’ingresso».
L’errore più grande che hai fatto?
«Smettere all’improvviso di giocare a tennis».
Che tv guardi?
«Ne guardo poca: Gabanelli e Iacona su RaiTre. Guardavo il Tg1, ma ora non si può più».
Hai il satellite?
«No. L’unica cosa a cui non rinuncio sono le partite della Roma, col digitale terrestre».
Sei una tifosa sfegatata?
«Il primo regalo di mio padre da bambina è stato un ciondolo d’oro a forma di lupetto. Mi portava allo stadio da ragazzina. Trascorrevamo sugli spalti giornate intere. Andavamo presto, con teglie di pasta e frittate».
Non ci vai più?
«No. Ma per un po’ ho avuto la suoneria del cellulare con la canzoncina Checcefrega de Ronaldo noi c’avemo Totti goo…».
Cultura generale. Sai che cos’è l’Academiuta di lenga furlana?
«All’incirca. Un istituto per la tutela del friulano».
Sai chi l’ha fondata?
«No».
Pier Paolo Pasolini. I confini dell’Afghanistan?
«… Il Pakistan… L’Iran…».
Quanto costa un pacco di pasta?
«Un euro. Ma è dal 21 marzo che non faccio la spesa».
La tua canzone preferita?
«A parte tutto Springsteen? La storia siamo noi di De Gregori».
Il libro?
«Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio».
Romantica. Il film della vita?
«Il Marchese del Grillo. Lo so a memoria».
Ti metto alla prova. Completa la battuta: “… mi dispiace, ma io so’ io…”.
«… e voi nun siete un cazzo».

Categorie : interviste
Commenti
FRANCO ZANINI 20 Settembre 2011

Abito ad Agrigento pur essendo di origine friulana,origine di cui porto gran vanto.Penso che la Serracchiani abbia imbarbarito la vita politica di Udine con la sua “romanità”aggressiva che considera nemici i suoi avversari politici.La nobile città di Udine famosa per il suo alto civismo non meritava di essere identificata con un soggetto politico cosi’ rozzo e cosi’ poco friulano.Ogni aggregato sociale esprime i suoi rappresentanti politici in modo conforme alla sua intima cultura,questa volta il friulano che ho sempre conosciuto,anche attraverso la larga parentela che possiedo,è incorso in un clamoroso abbaglio che tradisce la sua essenza di cittadino di alta concezione sociale.La riottosa e vendicativa Serracchiani con la Friulanità non ha niente a che spartire.Sembra una di quelle rozze popolane romane che la cinematografia nazionale ha frequentemente descritto.Non credo che la società udinese si sia imbarbarita,si tratta solo di un grosso abbaglio che il tempo svelerà

Simone 23 Aprile 2013

Bravo Zanini, vota Lega così Debora la rimandano a Roma e a Udine solo autoctoni di gran spessore

FRANCO ZANINI 16 Giugno 2018

A distanza di sette lunghi anni dal mio scritto,noto con soddisfazione che l’elezione della Serracchiani era stata il frutto di un clamoroso abbaglio in cui sono incorsi gli elettori friulani.Con Fedriga tutto e’ stato rimesso a posto e la cifra amministrativa della Regione Friuli è culturalmente coerente alla intima essenza del friulano medio lontano milioni di chilometri dalla romana de Roma venuta a gestire la politica come nei circoli romani .Al primo inconveniente,la mancata elezione,la ragazza di borgata e’ scappata a Roma testimoniando che solo la convenienza la legava a ad un luogo innaturale per il suo taglio di personalita’ politica.

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