Fausto Brizzi (Sette – novembre 2013)

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(Intervista pubblicata su Sette – Corriere della Sera, l’8 novembre 2013)

Ha scritto per Neri Parenti i cinepanettoni più scosciati degli anni Duemila e ha esordito alla regia con la commedia simbolo del revival anni Ottanta: Notte prima degli esami. Fausto Brizzi, 44 anni, un passato scoutista col fazzolettone al collo, nessuna permeabilità alle ideologie e una solida allergia al pauperismo gauchista, è il prototipo della generazione su cui fa presa Renzi. Da tre anni è sodale del sindaco di Firenze ed era al suo fianco durante l’ultima Leopolda.
Incontro Brizzi in un loft del quartiere San Lorenzo. La sua è una casa/manifesto: le pareti trasudano disimpegno. L’angolo palestra, i mobili sgargianti, due mega schermi e le librerie tappezzate di fumetti: Alan Ford, Tex, Topolino, centinaia di supereroi in fila negli scaffali. Brizzi è perennemente in T-shirt. L’ultima volta che ha indossato una camicia risale al 2006, quando ritirò il David di Donatello.
Ora esce il suo primo romanzo, Cento giorni di felicità (Einaudi): storia di un quarantenne che scopre di avere un tumore e si gode gli ultimi tre mesi di vita. La famiglia, la palestra, la Roma delle ciambelle fritte… Ci sono moltissime citazioni e sono tutte spiegate in modo un po’ didascalico. Chiedo: che bisogno c’è di decifrare ogni citazione? Replica: «Il mio libro è per tutti. Non è solo per chi coglierebbe autonomamente quelle citazioni. E poi c’è il meccanismo del quiz: se tu conosci una risposta e il presentatore te la conferma, dopo qualche secondo godi».
È vero che sia la Rai sia Mediaset inizialmente non hanno apprezzato i progetti di fiction e di film ispirati al nuovo libro?
«Il libro non è una tragedia. Ma si piange. C’è un uomo che muore. Le case di distribuzione generalmente da me si aspettano commedie».
Alla Fiera del libro di Francoforte Cento giorni di felicità ha spopolato. I diritti sono finiti all’asta. A chi farai interpretare il protagonista Lucio?
«Quando scrivo penso alle facce. Lucio ha quella di Flavio Insinna. Maurizio Mattioli sarà suo suocero».
Quanto c’è di te nel personaggio Lucio?
«Non ho un tumore al fegato e non ho figli. Ma per il resto Lucio sono io».
Anche tu da ragazzo “rimorchiavi” le ragazze con la complicità di una cartomante di piazza Navona?
«In quel modo sono riuscito a fare colpo più di una volta. Anche Notte prima degli esami era autobiografico. I tre amici protagonisti si sarebbero dovuti chiamare Fausto, Marco e Massi. Marco è Martani, amico fraterno e socio. Massi è Max Bruno, il terzo sceneggiatore del film».
Max Bruno, l’attore e regista?
«Sì, lo conosco da più di vent’anni».
Bruno nella serie tv Boris interpreta un comico in stile cinepanettone che fa ridere solo quando dice la battuta “Bucio di culo”.
«Lo so. Così sfotte anche i film che ho scritto per Neri Parenti. La cosa stupenda è che a Roma, per strada, lo inseguono gridandogli quella frase. È il suo contrappasso».
Sei uno dei soci della casa di produzione Wildside. Oltre a te ci sono Lorenzo Mieli, che tra le altre cose ha prodotto proprio Boris, Mario Gianani e Saverio Costanzo, forse il regista più lontano dal tuo modo di fare cinema.
«Le distanze sono meno abissali di quanto si possa credere».
Il tuo è post ideologismo cinematografico.
«Ho imparato molto da Saverio. Siamo amici. E credo che lui abbia imparato da me come si lancia un film».
Tu vieni dalla scuola di Neri Parenti. Lanci hollywoodiani per cinepanettoni che incassano milioni di euro. Hai mai pensato di aver esagerato con quei film?
«Con Natale in India passammo il limite».
Uno dei protagonisti era il rapper Vomito e sparava fiamme dal sedere.
«L’anno successivo abbiamo scritto Christmas in love. Un po’ più soft: incassò dieci milioni di meno».
Quei film non sono amati dalla critica.
«Ma io non leggo mai la critica».
Il tuo unico flop per ora è stato Pazze di me.
«Ho provato a sperimentare Francesco Mandelli fuori dai Soliti idioti. Lo considero il migliore della sua generazione. Non è andata come speravo. Nel prossimo Indovina chi viene a Natale sono tornato al super cast».
A dicembre ti scontrerai in sala con il film natalizio di Neri Parenti, Colpi di fortuna.
«Io e Neri ceniamo insieme una volta al mese. E spero di tornarci a lavorare. Quale rivalità ci può essere?».
Quando hai cominciato a scrivere?
«Da adolescente. Ma i primi contratti per le serie tv sono arrivati nella seconda metà degli anni Novanta».
Che studi hai fatto?
«Il classico al liceo Orazio. La scuola era vicina agli studi Fininvest. Saltavo i compiti in classe per assistere alle registrazioni di Drive In».
Drive In è il simbolo dell’avvento della tv commerciale “tette e risate”. Con Ezio Greggio, Giorgio Faletti…
«Ho ancora i loro autografi. Per me quello è l’imprinting. Ero uno dei ragazzi che ridevano dietro ai comici».
Università?
«Giurisprudenza. Mio padre è avvocato. E ancora oggi spera che io cambi vita per fare il suo mestiere. Provai tre volte a dare l’esame di Diritto privato. Roba incomprensibile. Passai a Lettere. Ma poi venni preso al Centro sperimentale di cinematografia. In quel periodo ho cominciato a collaborare con Marco Martani».
Tuo co-autore storico.
«È molto più di un co-autore. Io e lui ci vediamo tutti i giorni da 25 anni. Stiamo insieme ore e ore: leggiamo, scriviamo. Siamo testimoni di nozze uno dell’altro, ma non ci frequentiamo nella vita privata».
Perché?
«Perché altrimenti non avremmo nulla da raccontarci. Sarebbe infernale. L’unica cosa che ho scritto senza di lui è Cento giorni di felicità».
Nuovi sodali. Quando hai conosciuto Matteo Renzi?
«Mi ha chiamato lui quattro anni fa. Ci siamo incontrati a Firenze. Abbiamo scoperto di essere stati tutti e due scout. Siamo diventati amici».
La prima cosa che avete fatto insieme?
«La seconda Leopolda. Ho realizzato filmati e spot. Il camper per le primarie Pd del 2012 è una mia idea».
Si dice che Renzi sia Crono: mangia i suoi sodali politici. Civati, Gori… Tu come fai a resistere al suo fianco?
«Io faccio un altro mestiere. Non so nulla di politica. Credo che Matteo mi usi come il suo Chance/Peter Sellers di Oltre il giardino: se una cosa la capisco pure io vuol dire che è accessibile a tutti».
Renzi spiegato da Brizzi.
«Renzi attacca. Non fa il catenaccio antiberlusconiano come tutti i politici di sinistra».
Maurizio Crozza imita Renzi e lo chiama il “nientalista”.
«Amo Crozza. Le parodie sono un riconoscimento. Qualche mese fa su Topolino è uscita una storia in cui Paperone vuole fare un film sulla sua vita. E chi chiama? Il regista di “commedie brutte” Paperizzi che ha appena girato Come è bello far pernacchie. L’ho incorniciato».
A cena col nemico?
«Non ho nemici. Pagherei per cenare con Woody Allen e Nanni Moretti».
Qual è l’errore più grande che hai fatto?
«Far uscire il primo film da regista a 37 anni. Tardi».
Chi è il regista dei sogni a cui vorresti scrivere un film?
«Robert Zemeckis. L’autore della tripletta pop: Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Forrest Gump».
Il film che avresti voluto girare?
«Grease con John Travolta».
L’attore che vorresti dirigere?
«Harrison Ford. Davanti a lui balbetterei».
Un italiano?
«Valerio Mastandrea: ha tempi comici pazzeschi. Gli ho proposto alcune commedie ma ha sempre rifiutato».
Sai quanto costa un pacco di uova?
«La donna con cui vivo (l’attrice Claudia Zanella, ndr) è vegana. In casa riesco a far entrare solo uova portate da contadini fidati: costano ottanta centesimi l’uno».
La leggenda vuole che tu abbia costretto anche Renzi a una cena a base di zuppe vegane poco digeribili.
«Non è una leggenda. È successo più di una volta».
Dopo il “patto della crostata”… il sodalizio della zuppa.
«Matteo recentemente si è vendicato».
Come?
«Durante una cena a Firenze mi ha fatto trovare nel piatto un filetto meraviglioso. Mentre lo addentavo mi ha scattato una foto. Poi l’ha mandata a Claudia. Come dire: guarda che cosa fa Fausto quando non ci sei tu!».
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