Berlusconi, Silvio (7 – marzo 2018)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera l’1 marzo 2018)

ARRIVANO RAFFICHE di no per settimane. Stargli attaccato? «Impossibile». Trascorrere al suo fianco una giornata? «La vedo complicata». Una sola mattinata? «È davvero poco probabile». Con Silvio Berlusconi l’inseguimento è complesso: appuntamenti pubblici ridottissimi, conferenze blindate con cronisti chiusi dentro a una stanzetta a osservare uno schermo, diverse apparizioni in tv, tutte molto protette. Poi, la telefonata inaspettata. Drinnn.
Inseguitore (io): «Pronto».
Direttore (Severgnini): «Vittorio».
Inseguitore: «Eccomi. Ho qualche problema con Berlu…».
Direttore: «Ce l’ho qui davanti. È venuto a Corriere Tv, poi ha chiesto se poteva avere una stanza per parlare col nostro editore. La mia era vuota e l’hanno indirizzato lì. Sono entrato e ho visto una scena indimenticabile: Berlusconi seduto davanti alla bandiera rossa sovietica, un ricordo del mio periodo a Mosca. Domani è ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, ci sarò anche io. Ci vediamo lì, ok?».
Inseguitore: «Avete parlato di qualcosa in particolare?».
Direttore: «Dei miei capelli. Ha detto che lui se ne intende, e i capelli bianchi in televisione proprio non vanno. E poi mi cadono sugli occhi. Secondo lui non posso andare in giro così. Ma tu pensa!». Clic.
Prima della telefonata, l’Inseguitore aveva deciso di pedinare l’uomo della tv nelle varie apparizioni televisive. Anche perché, a chi chiede come mai stia realizzando così pochi incontri pubblici, Berlusconi risponde: « Ho annullato una grande kermesse a Napoli. Lì sarei venuto in contatto solo con chi già mi sostiene. Con due ospitate in tv raggiungo molte più persone».
Con la stessa schiettezza spiega perché lui, che esordì in politica con il duello tv contro Achille Occhetto, nel 1994, negli studi di Enrico Mentana, oggi non sia disposto a confrontarsi con Luigi Di Maio o con Matteo Renzi: «A chi è in vantaggio, come il centrodestra, i confronti non convengono». Severgnini in tv poi gli ha detto: «Non è invece perché loro sono molto più giovani e lei ha smesso di essere il nuovo?».
Silvio Berlusconi, 81 anni, redivivo, the revenant, il fu Caimano, l’ex emblema del male politico contro cui negli ultimi venti anni si sono scagliati girotondi, popoli viola, masse di donne e gauchismi assortiti. Dopo le discese ardite (in campo) e le risalite (sul predellino), i trionfi, le condanne, le traversate nel deserto, rieccolo. Il New York Times ha scritto: “Berlusconi è tornato. Di nuovo. Questa volta come Italy’s Nonno “. Il nonno d’Italia. Ancora. Anche se ineleggibile a causa di una condanna per frode fiscale. Anche se accusato durante gli ultimi due decenni di ogni nefandezza. Nel 2018 è di nuovo qui a srotolare programmi e promesse. A volte inciampa. È successo a un recente convegno della Confcommercio, quando ha sostenuto di aver alzato le pensioni a mille lire e poi ha denunciato i frequenti furti di olio di oliva da parte degli ingordi extracomunitari… Il video, diventato virale, ha fatto pensare a molti: «Ahi ahi ahi, l’età!». Invece il giorno dopo era a Porta Porta, pimpante, di nuovo alla scrivania, come nel 2001: le penne, il porta-oggetti di cuoio, l’assorbi-inchiostro. Accanto a Bruno Vespa per firmare un impegno con gli italiani, sottolineando che oggi ha più capelli di diciassette anni fa: «Caro Vespa, le darò il numero del mio medico tricologo». Risate. E poi al Faccia a faccia di Gianni Minoli, intervistato ad Arcore, senza cravatta in camicia scura, con alle spalle la foto di mamma Rosa. Talmente assuefatto alle telecamere della tv, che ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa a un certo punto ha dichiarato: «Finalmente posso dare a L’Aria che tira questa notizia…». E via con l’elenco delle magnifiche doti della Flat Tax, che di volta in volta viene chiamata FlaskTask, FlacTax, Flastax. E i 600mila migranti da rispedire a casa (come? dove? quando?), e le pensioni per le mamme e le dentiere per gli anziani, e i cagnolini e i gatti. E i ruoli già assegnati ai suoi alleati? Matteo Salvini agli Interni e Giorgia Meloni alla Difesa. Alleati che chiama «soci», da imprenditore. Un profluvio di parole, promesse, virate malandrine, sparate assortite.
Ventiquattro anni dopo la sua prima volta. Lercio.it, gruppo satirico, ha chiosato così: «Archeologia, rinvenuta antica tavoletta d’argilla babilonese con scritto “Berlusconi presidente”».
DICEVAMO: POI È ARRIVATA LA TELEFONATA. Berlusconi l’inafferrabile, prima nella stanza del direttore a 7, poi ospite di Lilli Gruber in televisione (tra l’altro, nostra columnist, titolare della rubrica Sette e mezzo). Lo aspettiamo in via Novaro, a Roma, dove si trovano gli studi di La7. Il Cavaliere è preceduto dal suo scudiero catodico, Roberto Gasparotti: lui si occupa dell’immagine televisiva di Berlusconi dai tempi della prima discesa in campo del 1994. Entra nello studio di Otto e mezzo, controlla le luci, le inquadrature, l’altezza della sedia. Uno dei macchinisti bisbiglia: «L’ultima volta che è venuto qui ha scelto pure il cuscino per la sedia del Cavaliere». Gasparotti si muove verso l’ingresso della palazzina. Berlusconi sta per arrivare. Fuori dalla porta ci sono una quindicina di fotografi (la Mandria) e qualche uomo della scorta con l’auricolare d’ordinanza. Gasparotti: «Quale lato preferite per scattare la foto?». Mandria: «A Robbè, e facce ‘sta da tutt’e due i lati. Ma poi che je la famo a fa’ le foto ‘n mezzo alla strada? ». Gasparotti: «Mica lo vorrete fare entrare senza una flashata. Scaldiamo un po’ l’ambiente!». La Mandria si schiera. Arrivano tre auto. Scende Silvio Berlusconi. La scorta crea un passaggio sicuro. Il leader di Forza Italia saluta i fotografi. Clic. Flash. Ha la divisa d’ordinanza: doppio petto blu che gli dà un aspetto massiccio, spilletta tricolore, cravatta a pallini bianchi, pelle color mattone, capelli alla Ken, il fidanzato di Barbie (copyright del New York Times). Con lui ci sono anche i parlamentari Licia Ronzulli e Sestino Giacomoni; e Alberto Barachino, giornalista Mediaset. Ronzulli domina i rapporti con i media e sta attaccata al Cavaliere. Prima che parta la registrazione, Berlusconi si affaccia nello studio. Rivolto alla squadra di operatori: «Non fate i birichini, eh». Gasparotti scherza con due giornaliste della Cnn: «Voi siete della tv ostile, giusto?». Hada, una delle due: «Dato che Berlusconi fa campagna elettorale solo in tv, lo seguiamo in tv». Dopo qualche minuto nei camerini, eccolo riapparire. Lo seguono Ronzulli e Barachino con una cartellina gonfia di appunti e una valigetta di plastica: «Sono i cartelli col programma elettorale». Durante la trasmissione, però, non li userà. Prima di cominciare c’è tempo per una nuova battuta sui capelli di Severgnini: «Lei è l’unico al mondo a usare lo shampoo bianco!». Risposta: «Vogliamo dirlo? La sua è tutta invidia…». È il momento della foto con Gruber. Ronzulli prende l’iPhone e chiede a Berlusconi di registrare un annuncio per i social network abbracciato alla conduttrice. Lui esegue. Gasparotti dà un’ultima sistemata al microfono. Berlusconi chiama un’ultima volta Ronzulli. Lei mette un foglio bianco davanti alla faccia di Berlusconi e lui le passa un fazzoletto dentro cui ha lasciato una caramella o una gomma da masticare. Ciak. Si parte. In studio restano solo Gruber, Severgnini, Berlusconi e il suo staff. Con Sestini, fotografo camaleontico, proviamo a intrufolarci dietro a una quinta, ma veniamo portati fuori. Ai cronisti che seguono tutti i giorni Berlusconi è stata dedicata una minuscola stanza. Sono otto giornalisti (da ora in poi, il Coro): cinque ammassati intorno a un tavolo tondo, gli altri accampati sulle scrivanie di qualche redattore di La7. Sopra lo schermo che proietta la trasmissione c’è una foto di Fidel Castro con su scritto “Auguri Fidel. 90 y mas “. Fidel sembra osservare Berlusconi mentre annuncia a Gruber l’arrivo del suo undicesimo nipote. Il Coro commenta: «Questo lo ha già detto a Quinta Colonna ». Comincia una specie di gara tra cronisti a individuare tutte le cose che Berlusconi sta ripetendo per la settantesima volta in tv nelle ultime settimane. Quando Severgnini cerca di giocare d’anticipo e dice che la Flat Tax non ha mai funzionato in nessun grande Paese con un’economia evoluta, uno dei cronisti fissa lo schermo, si mette le mani nei capelli e sospira: «Eccolo là, e mo chi lo ferma? Guarda come parte con Hong Kong…». Puntuale, come preannunciato, Berlusconi comincia a parlare della Flat Tax ad Hong Kong. Inarrestabile. Pubblicità. Durante il break il Cavaliere proclama che ha intenzione di spiegare bene la Flat Tax. Gruber gli dice che ne hanno già parlato abbastanza. Ronzulli: «Diciamo almeno chi si avvantaggia col nuovo sistema fiscale?». Quando la trasmissione riprende Gruber tira dritta: «Meloni ha detto che un governo con il Pd sarebbe un colpo di Stato». Prima che Berlusconi apra bocca, il Coro lo precede ridendo: «Il sesto colpo di Stato!». E Berlusconi: «Sarebbe un altro colpo di Stato dopo i cinque che hanno massacrato la democrazia italiana negli ultimi venticinque anni». Quando gli fanno notare che lui ha votato per due di quei governi che rientrerebbero nell’elenco dei colpi di Stato, Berlusconi mette sul piatto il senso di responsabilità (nei confronti dei golpisti?) e sfoggia l’arma culturale. «Hubermar, il più grande filosofo tedesco, ha parlato di “A quiet coup d’Etat “». In realtà il filosofo si chiama Jürgen Habermas. Il Coro ridacchia: «Haberbab», «Humbema», «Hunderba». Berlusconi sfrutta gli ultimi venti secondi di trasmissione per srotolare le doti della Flat Tax. Titoli di coda. Sestini si apposta nel corridoio che divide lo studio dai camerini. Scatta un ritratto con sfondo nero. Berlusconi chiede di guardarlo e commenta: «Questa non te la prende nessuno». Si infila nella zona camerini. Gruber lo attende per i saluti. Parlottano due minuti. Berlusconi prima di uscire chiede: «Avete letto i risultati dell’ultimo sondaggio su di me? Hanno domandato a cento ragazze tra i venti e i trent’anni “Faresti l’amore con Berlusconi?”. Il 33% ha risposto: “Magari!”. Il restante 67%, ha sbuffato: “Ancora?”. Ahahah. Arrivederci».

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