Marco Baldini (Magazine – luglio 2007)

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Marco Baldini, 47 anni, autore e alzatore di battute per lo schiacciatore Fiorello a Viva Radiodue, ha un paio di vite alle spalle. Parallele. Una sommersa, l’altra salvata. Una apocalittica e l’altra integrata. Una da scommettitore invasato inseguito dagli strozzini, e l’altra da star radiofonica. A questa doppia vita il regista Francesco Paterno dedicherà il film Il mattino ha l’oro in bocca. Pellicola ispirata al romanzo di Baldini (Il Giocatore) e interpretata da Elio Germano. Si comincia a girare tra qualche giorno. La trama: come passare da una fossa scavata con le proprie mani, alle vette celesti dei duetti fiorelleschi.
Come liberarsi di tre milioni di euro di debiti e diventare il co-conduttore della trasmissione radio dove vogliono approdare tutti i politici del Paese per farsi imitare e/o sbertucciare pubblicamente.
«Trasmissione che, è probabile, faremo anche l’anno prossimo».
A proposito, Baldini, qualcuno si è mai offeso?
«Un paio di persone».
I nomi?
«Non li dico neanche sotto tortura».
Il politico più deludente?
«Non ci ha deluso nessuno».
Cerchiobottismo da radio di Stato.
«È così. Non ci ha deluso nemmeno Ignazio La Russa, che è di estrema destra».
Ci mancherebbe altro. Si dice che con la sua imitazione, Fiorello abbia sdoganato «Gnazio».
«A Fiore della politica non gliene frega niente».
Fiorello di se stesso dice: «Sono di centro-nulla».
«Appunto. Poi è capitato che prendessimo qualche posizione».
A favore dei Dico. Vi siete pure scontrati col Vaticano per l’imitazione di Padre Georg, il segretario del Papa.
«Ci hanno criticato quelli di Avvenire e dell’Osservatore romano».
E voi avete interrotto la gag. Autocensura?
«Non volevamo essere strumentalizzati. Il nostro è cazzeggio. E funzioniamo finché cazzeggiamo… (Driin)… Aspetti un attimo. (Pronto?… Siii… Pareggiano?… Quanto manca?… Speriamo…)».
Chi era?
«Un amico. Per una giocatina sul calcio norvegese».
Non aveva smesso di scommettere?
«Giusto una puntatina ogni tanto».
Torniamo a Viva Radiodue. Gli ospiti politici più sorprendenti?
«Berlusconi e Prodi. Sono lontano chilometri dalle idee di Berlusconi, ma è un vero showman. Ci ha chiamati mentre era premier. Ha cominciato imitando la sua stessa imitazione, lo Smemorato di Cologno: “Prontooo, non sentooo”. Poi ha fatto una samba napoletana accompagnato da Apicella».
Prodi?
«Si è prestato a leggere il testo di Roma capoccia».
Dicono: «I politici non dovrebbero prestarsi alle comiche».
«Fanno a gara. E Fiorello ti fa fare qualsiasi cosa. Pierferdinando Casini si è immedesimato in Berlusconi e ha raccontato del suo spinello a 15 anni. Ennio Morricone si è messo a fare il verso del coyote. Fassino poi… Gli abbiamo fatto uno scherzo: una finta telefonata di un ascoltatore che gli chiedeva di cantare alla Festa dell’Unità. È stato gentilissimo. Ci è cascato».
Davvero?
«È una brava persona. Ma un po’ bambacione».
Come nasce una puntata di Viva Radiodue?
«La prima riunione è nel baretto sotto allo studio Rai. Cominciamo a leggere i quotidiani: una decina. Poi andiamo in redazione e arriva Fiore. Ci mettiamo in formazione. Schierati: io, Fiorello, Alberto Di Risio, Riccardo Cassini, Francesco Bozzi e Federico Taddia».
Una volta sistemati?
«Cominciamo a vomitar minchiate, idee, spunti. Nel frattempo Fiorello ascolta le centinaia di canzoni che gli aspiranti cantanti gli mandano tutti i giorni».
Tipo Sto studiando sai/ per diventare gay?
«Esatto. Ci dividiamo i compiti, i personaggi da sviluppare… alla fine Fiorello fa il censore. Smussa le volgarità: soprattutto quelle mie e di Taddia».
Come è nata l’imitazione di Mike Bongiorno?
«Fiorello aveva visto una puntata eccezionale di Genius. Con Mike che chiedeva a una bimba paffuta: “Quali sono i tuoi hobbiiiies?”. E lei: “La danza classica”. E Mike: “Si direbbe più la lotta greco-romana”. Tremendo… (Driin). Aspetti… (No. Manca un golletto)».
Chi era?
«Sempre il mio amico. Mi aggiornava. Dicevamo?».
Quando ha conosciuto Fiorello?
«Inizio anni ’90. Io ero da poco a Radio Deejay. Un giorno Claudio Cecchetto, il direttore, mi convoca: “C’è questo ragazzo che viene dalla Sicilia, Fiorello. Te lo affido. Vorrei che faceste una cosa tipo Alto gradimento. Ma non ti mettere in competizione con lui. Tu scrivi i testi e fai la parte istituzionale. Lui fa il comico”».
Detto, fatto.
«Chiudevo la mia trasmissione del mattino, mi mettevo a scrivere e dopo due ore andavamo in onda con Viva Radio Deejay».
Fiorello improvvisava?
«Tutto. La prima volta che ci siamo incontrati è venuto nella mia stanzetta: “Minchia, sembri Sylvester Stallone”. Spernacchiavamo chiunque. Come due pischelli».
Lei però era la spalla. Meno visibile di Fiorello.
«In realtà, facendo la spalla e la vittima allora ero più popolare io. Nella pubblicità per vendere la nostra cassetta c’era prima il mio nome».
Fiorello veniva dalla Sicilia, dai villaggi turistici. Baldini?
«Dalle radio locali di Firenze. Mio padre era guardia fili della Sip, mia madre casalinga. Estrazione cattolica. Ho fatto il boyscout per anni».
Lupetto?
«Camoscio. Il mio capo era Sergio Valzania, attuale direttore di Radio 2. Già allora era democristiano, ma illuminato. Certo, se ritardavamo a cena ci pigliava a scudisciate con i fazzolettoni».
La Firenze anni Settanta?
«Mio zio, parroco di Tizzano, provò a farmi avvicinare alla Dc. Ma io entrai nel collettivo di Autonomia operaia. C’erano due tipe che mi piacevano».
Qualche scontro?
«Nel ’76 durante una manifestazione sfondammo la vetrina di un negozio. Mi portai via sei scarpe. Arrivato a casa mi accorsi che erano tutte sinistre. Il giorno dopo scrissi un appello in bacheca: “Il compagno che ha le sei scarpe destre si faccia vivo”».
Il primo lavoro?
«Portavo tortellini in giro per la città. Poi andai a lavorare all’Opera del Duomo. Come usciere. Una volta una turista, dopo aver pagato per salire sul Campanile di Giotto, mi chiese quanto costava scendere. Non costava niente. Da quel giorno cominciai a far pagare. Dopo un po’ mi allontanarono».
Giustamente.
«Mi buttai nel mondo delle creme e degli shampoo: rappresentante di prodotti estetici. Fantastico. Molte parrucchiere ancora si ricordano di me. (Driin). Un attimo, scusi. (Pronto. Noooo)».
Che cosa è successo?
«Niente. Sono finiti i primi tempi. Non bene».
Peccato. Continuiamo. Prima esperienza alla radio?
«Radio Sesto International. Che si sentiva in quattro pianerottoli. La mia trasmissione veniva dopo la Susanna, che leggeva gli oroscopi. Io facevo casino e commentavo i giornali. Poi Radio Fantasy».
Sempre a Firenze?
«Sì. Lì c’erano anche Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello e Carlo Conti, che allora lavorava in banca. Con lui dividevo le serate da dj in un locale. Era il periodo dei Duran Duran. Nel 1990, mentre stavo contemporaneamente a Videomusic e a Lady Radio, mi sentirono per caso Valerio Gallorini e Umberto Labozzetta, collaboratori di Claudio Cecchetto a Radio Deejay. Mi chiesero di mandargli una cassetta».
Arruolato?
«Mi dissero: “Tu sarai il nuovo Gerry Scotti”. In realtà aspettai un bel po’ prima di andare in onda».
Perché?
«Radio Deejay funzionava così: ogni settimana tu presentavi pizze e nastri con le tue cose. Cecchetto ascoltava e la sera diceva chi sarebbe andato in onda. Era la West Point della radio. Vedevo Linus, Albertino e Jovanotti che intervistavano mostri del rock come Bon Jovi. Mi bloccai».
L’esordio?
«Il 7 luglio ’90. Mi decisi a fare quel che faccio meglio: il cazzeggio. Mi mandarono in pieno drive time dalle 7 alle 10 con Il club della colazione. Il problema è che volevo subito i soldi e le macchinone che avevano gli altri. Provai una scorciatoia».
Le scommesse sui cavalli?
«Già. Sono arrivato a giocarmi 40 milioni su una sola corsa e a perderne 300 in una settimana. Col poker andava meglio, ma insomma…».
Faceva una doppia vita.
«Appena potevo andavo a scommettere. Sapevo tutto sul galoppo, le corse, i fantini. Perdere era diventato un mestiere».
Gli strozzini la minacciarono di morte.
«Mi portarono alla periferia di Milano e mi fecero scavare la mia fossa».
Che cosa aveva fatto?
«Un pasticcio con delle marche da bollo. Un’altra volta mi vennero a picchiare sotto la sede della radio… Ho pensato di ammazzarmi».
Esagerato.
«Volevo gettarmi con la macchina in un Naviglio. Passarono per caso gli amici dell’ippodromo e mi dissero di andare a giocare con loro. Vincemmo puntando su un cavallo che si chiama For Ischia EM. Lo ricordo perché ci ho puntato tanti di quei soldi negli anni che me lo sarei potuto comprare sei volte».
Ma in radio non si accorgevano di nulla?
«Solo una volta sono arrivato al lavoro col viso segnato dalle botte. Per il resto Cecchetto e Linus mi hanno aiutato. Mi hanno prestato anche dei soldi. Lo stesso hanno fatto Albertino e Fiorello. Con Fiorello tra l’altro fino al 1992 abbiamo vissuto nello stesso palazzo. Ma nessuno aveva una reale percezione dei miei debiti».
Quantifichiamo.
«Diciamo che oggi avrei due milioni di euro in banca e un paio di case a Roma. Ho restituito praticamente tutto a tutti».
Gli strozzini si fanno ancora vivi?
«Qualcuno ci prova. Ma quelli che dovevo rispettare li ho rispettati».
Gergo stradesco.
«Quando scappai da Milano per cambiare vita, dissi: “Se volete che vi paghi lasciatemi perdere”. Così è stato».
Questo quando è successo?
«Nel 1999. È stata la mia sliding door. Da un giorno all’altro ho lasciato la città. E un appartamento con 150 milioni di mobili».
Dopo un paio di anni di purgatorio è arrivata la proposta di Fiorello.
«Lui nel frattempo era diventato una star. Io all’inizio lo avevo seguito come autore al Karaoke, ma poi…».
Vi eravate persi di vista?
«Diciamo che io avevo i miei problemi e lui i suoi. Nel 2001, quando di me ormai ci si era quasi dimenticati, Fiorello mi disse: “Perché non ci rimettiamo in coppia”. (Driin). Ecco i risultati finali. (Dimmi)».
Come è finita la giocata?
«Abbiamo preso 4 risultati su 5. Neanche troppo male».
L’errore della vita?
«Essere entrato in un’agenzia ippica, quando avevo dodici anni. Mi ci portò il mio amico Cosimo, detto Vittorio, perché gli mancano tre dita di una mano e quando la alza viene una V».
A cena col nemico?
«Con Marco Dimitri, dei Bambini di Satana. Ho la spada dell’arcangelo Michele tatuata sul petto».
Ospite da Fabio Fazio o di Serena Dandini?
«Con Serena c’è più feeling».
Lo screzio con Fazio? Lei e Fiorello gli avete rubato audience con le performance su Raiuno?
«Quelle sono beghe tra big. Io non c’entro».
Da Bruno Vespa o da Giovanni Floris?
«Floris è venuto ospite da noi: ci ha detto che anche lui ha cominciato nei villaggi turistici».
Un politico dell’Unione che non le piace?
«Mastella è umanamente simpatico. Ma politicamente non amo né lui né Antonio Di Pietro né Franco Marini».
Il peggiore della Casa delle Libertà?
«Roberto Calderoli, il Carroccio più aggressivo».
Ma lei una volta ha detto che la Lega…
«All’inizio Bossi mi piaceva. Mi sembrava un Robespierre che dava voce a un malcontento. Poi si è messo col centrodestra».
Il suo leader di riferimento?
«Un innesto tra Veltroni e Bertinotti. Bertinotti è onesto, limpido».
Gli avete fatto leggere in diretta l’inno di Forza Italia.
«Grande! Ero dalla sua parte anche quando fece cadere il governo Prodi nel 1998. Dopodiché Fausto ha una certa età. Veltroni è il futuro».
Cancelli un numero dal suo cellulare: Bertinotti o Veltroni?
«Butto il telefono».
Direttori: Valzania o Linus?
«Cancello Linus. Anche se con me ha avuto una pazienza».
Renzo Arbore o Gianni Boncompagni?
«Fra i due io sarei il Boncompagni della situazione. E lo cancello. Arbore è quello con più talento».
È venuto spesso a Viva Radiodue?
«Sì. Renzo è un vero maestro del cazzeggio».
Cultura generale. I confini dell’Iraq.
«Non ci provo neanche. Con Fiorello diciamo sempre che i nostri titoli di studio sono il Battesimo e la Comunione».
Che cos’è Second Life?
«Una sorta di vita virtuale su internet».
Quanto costa una bottiglia di acqua minerale?
«Me la spediscono. Un euro?».
Meno. L’abbonamento alla Rai?
«Non ne ho idea».
Lo paga?
«Uhm… ma non è che ora il tipo dei Bambini di Satana mi invita a cena?
Ci può scommettere.

LINK:
Che a Baldini manchino 2 o 3 piccoli debiti di gioco da risanare lo si capisce anche dalla casa in cui vive. Da una star radiofonica ci si aspetterebbe una villozza o un grande appartamento nel centro storico di Roma. No. Vive in una casa normalissima, nel quartiere della Balduina. Visti i progetti (redditizi), però è probabile che la situazione cambierà rapidamente. A parte il film sulla sua vita (previsto un piccolo ruolo), Baldini pensa anche a un programma tv. Un grande show? «Non amo la tv esuberante. Ho detto no a Furore e Fabbrica di stelle. Il mio sogno è fare una roba tipo Quelli della notte». Con Fiorello? «No. Ma so che mi darà una mano con qualche improvvisata».

Categorie : interviste
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