Marzia Bisognin aka CutiePieMarzia (Sette – giugno 2015)

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(Intervista pubblicata su Sette – Corriere della Sera il 19 giugno 2015)
Un clic e parte il video. Lei ha i capelli lunghi, gli occhi castani. Sguardo fisso in camera, sorriso smagliante o smorfietta allegra. Si fa chiamare CutiePieMarzia e parla un inglese fluente con voce un po’ stridula. Clic. Eccola mentre passeggia sulla spiaggia di Brighton mostrando una serie di outfit multicolor. Clic. Una gara tra carlini. Clic. La ricetta sbilenca di un dolcetto. Scherzi assortiti. Giochi di coppia. Quiz. Marzia Bisognin, ventidue anni, veneta espatriata nel Regno Unito, è una star di YouTube, una vlogger (video-blogger) seguitissima. Qualche numero: al momento le sue clip hanno totalizzato 380 milioni di visualizzazioni. I suoi “subscribers”, i clienti assidui delle sue performance, sono 5,8 milioni. Li chiama i “marzipans”. Sono soprattutto americani, filippini, canadesi, inglesi e tedeschi. Su Facebook la sua pagina ha 1,8 milioni di “Mi piace” (il rapper Fedez ne ha 1,6) e su Twitter ha 2 milioni di “followers “(Roberto Saviano ne ha 1,1).
Il suo fidanzato, Felix, in arte PewDiePie, è uno degli youtuber più celebri del pianeta. È svedese ed è specializzato in recensioni grottesche di videogiochi. Le visualizzazioni del suo canale YouTube raggiungono gli 8 miliardi. Insieme sono i Brangelina dei video online, simboli di una generazione leggerissima, ma ultraprofessionale, che tocca ogni angolo del globo a colpi di mouse.
Marzia ha appena scritto un libro (La casa dei sogni, Newton Compton): noir romantico in inglese, in uscita a breve anche in Italia. L’intervista si svolge su Skype. Mentre parliamo salta Internet. La linea è debole. Proseguiamo via chat. Anche perché lei, che si autodefinisce “di una timidezza insostenibile”, preferisce questo strumento. Le chiedo che cosa pensi della vlogger Ingrid Nielsen che su YouTube ha appena annunciato la sua omosessualità. Mi spiega che per uno youtuber il rapporto con i fan è talmente stretto che nascondere alcuni aspetti sembra quasi scorretto. Dice: «Certo, quando te li trovi sotto casa, vorresti che i confini della tua privacy fossero più chiari per tutti, ma succede davvero raramente».
Come nasce un tuo video?
«Qualunque cosa mi ispiri può trasformarsi in un video: un viaggio, un vestito, una ricetta. Ne carico un paio a settimana. Uno il mercoledì e uno il sabato. A volte ne aggiungo un terzo il lunedì. Se ritardo nella pubblicazione arriva la telefonata di mia madre dall’Italia: “Come mai il video non è ancora online?”. A volte seguo semplicemente le richieste dei fan».
I marzipans. Quali sono le richieste più frequenti?
«Consigli sulla moda. Sul trucco. Molti vorrebbero che dedicassi più spazio ai videogiochi, sulle orme di Felix».
I tuoi video sono scenette da quattro minuti. Sono tutti “buona la prima” o giri più ciak?
«Cerco di fare una sola ripresa. Ma capita che mi renda conto di non aver acceso i microfoni e mi tocca rifare tutto».
Fai molte prove?
«Preparo bene il set, gli obiettivi giusti, le luci e lo sfondo. Ma non faccio prove. Voglio che tutto sia più spontaneo possibile».
A volte eccedi. Ci sono video in cui annunci la visita di un museo che poi trovi chiuso. In uno partecipi a una sfida di make up da realizzare in tre minuti e fallisci l’impresa.
«Non posso mica pretendere di essere bravissima in tutto. La vita non è perfetta. E io non fingo che lo sia».
Accumuli ogni settimana milioni di clic e di visualizzazioni. Si diventa ricchi facendo gli youtuber?
«Diciamo che al momento posso vivere la vita dei miei sogni».
Quantifichiamo. Si guadagna tanto o no?
«Il mio profitto è tendenzialmente buono. Ma il conto non è facile. Dipende da molti fattori: il network che raccoglie gli sponsor, gli spot random che partono all’inizio dei video…».
Tu hai cinque milioni di subscribers.
«Quelli non contano a livello economico: puoi avere anche solo tre subscribers e caricare video che hanno dieci milioni di visualizzazioni guadagnandoci bene».
C’è chi sostiene che esista una proporzione di massima: 40 centesimi per ogni mille visualizzazioni.
«No comment. Per contratto col mio network, non posso rivelare cifre sugli incassi».
Vabbè, ma quante visualizzazioni deve avere un tuo video per essere considerato un successo?
«A me importa realizzare ciò che mi piace. I numeri mi interessano poco. Anche perché mi mette un po’ d’ansia sapere di esser vista da così tante persone. Mi mettono ansia anche tutte le aziende che mi contattano per offrirmi una sponsorship. Quando i fan mi chiedono di imitare i vlogger che ottengono più clic, penso: ma davvero non capiscono che la mente di un creativo non si limita ai numeri?».
Già. Però ci saranno dei numeri che ti danno soddisfazione.
«I miei video galleggiano tra trecentomila e un milione di visualizzazioni. Ciò che va sopra il milione è un successo».
Il tuo video più popolare?
«The Language Challenge. Al momento ha più di 15 milioni di visualizzazioni».
In quel video tu e Felix pescate da un bussolotto alcune parole inglesi e vi sfidate a tradurle in italiano e in svedese.
«Non immaginavo raggiungesse quelle cifre».
Qual è la clip che immaginavi attirasse più clic di quanti poi ne ha ottenuti?
«Speravo andasse meglio la serie animata The Look of Knowing».
Sono mini cartoon horror da tre minuti. Anche il tuo romanzo La casa dei sogni ha un sapore noir ed è infestato da fantasmi.
«Amo le atmosfere horror. È una fissazione che ho da quando, piccolissima, guardavo la serie Rose Red in tv con i miei genitori».
Credi nei fantasmi?
«Propendo più per il sì che per il no».
A cena col nemico?
«Io ascolto sempre tutti. Anche le persone di cui non condivido le idee».
Andresti a cena anche con Al Baghdadi, il Califfo Nero?
«Se avessi la certezza che non mi succede nulla di male…».
Hai un clan di amici?
«Esco spesso con Emma Pickles e il suo ragazzo Brad, e con PJ Liguori e la sua ragazza Sophie. Sono tutti youtubers».
Pensavo che mi dicessi Daizo, l’amica di cui parli nella clip autobiografica Draw My Life.
«Lei è la mia migliore amica, ma riesco a vederla poco».
È vero che fu lei a farti conoscere PewDiePie.
«Sì, mi fece vedere alcuni suoi video molto divertenti. Così decisi di scrivere a Felix e dopo qualche mese di chattate su Facebook, lui mi venne a trovare in Italia».
Come siete finiti a Brighton, in Inghilterra?
«Abbiamo vissuto insieme in Svezia per qualche mese. Poi lui si è trasferito per un po’ a Sovizzo, nel vicentino, a casa dei miei genitori. Siamo stati qualche settimana anche a Los Angeles. E infine…».
Qual è la scelta che ti ha cambiato la vita?
«Aprire un canale su YouTube. È successo mentre vivevo in Svezia. Non avevo molti amici e mi sentivo sola. Vedevo che a Felix pagavano gli spazi pubblicitari sui video e mi sono lanciata. Ma non ero partita con l’idea di farne un lavoro. Per campare allora facevo la dogsitter».
Ricordi il primo video che hai realizzato?
«Sì, è un “do it yourself” in cui mostro come fabbricare un pupazzetto. È ancora online».
Lo hai girato da sola?
«Sì. Ero molto nervosa. Poi Felix mi ha dato qualche consiglio su come migliorarlo e ci ha messo le mani. Ora faccio tutto io. La fase di editing è quella che preferisco».
La maggior parte delle tue clip è fashion oriented. Chi è il tuo modello di eleganza?
«Alexa Chung. Modella e firma di British Vogue».
Dispensi anche consigli culinari. Il tuo piatto migliore?
«La bruschetta».
Non complicatissimo. Pane, olio…
«La bruschetta del Nord è un po’ diversa: è un pane ovale simile alla pizza».
Hai ventidue anni. Dove ti immagini tra vent’anni?
«Non lo so. Ma vorrei lavorare anche in altri settori. In futuro non mi dispiacerebbe aprire un cinema indipendente».
Tornerai in Italia?
«Io cerco di pianificare sempre tutto, ma ormai ho imparato che la mia vita è imprevedibile. Si vedrà».
Che cosa guardi in tv?
«La tv non la uso. Scarico le serie online. O le guardo su Netflix. Le preferite al momento sono: American Horror Story e Bates Motel».
Il film preferito?
«Big Fish di Tim Burton. È un film magico».
La canzone?
«Girls Like You dei The Naked & Famous».
Il libro?
«Kitchen di Banana Yoshimoto. I suoi sono tutti capolavori».
Leggi i libri di carta o su tablet?
«Su carta. Li leggo in versione digitale solo quando viaggio».
Conosci i confini della Libia?
«L’Egitto… Ehm, non ne so altri. È imbarazzante!».
Tunisia, Algeria, Sudan… L’articolo 1 della Costituzione?
«L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro».
Come ti informi? Compri quotidiani?
«Quando vivevo in Italia leggevo i quotidiani vicentini. Qui in Inghilterra non vado in edicola. Mi tengo informata online e ogni tanto i miei genitori mi fanno un resoconto».
La politica italiana…
«…non mi interessa. Cerco di starne fuori».
Che cosa pensi di Renzi?
«Sinceramente? Nulla».

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