Max Bunker (Sette – settembre 2011)
4 commentiMax Bunker è uno dei padri del fumetto italiano. Ha settantadue anni e da circa cinquanta sforna personaggi leggendari: Kriminal, Satanik, il Gruppo TNT… Non solo: si deve a lui la diffusione della maggior parte dei supereroi americani nelle nostre edicole: dall’Uomo Ragno a Silver Surfer, passando per Thor. Carattere ruvido e battuta fulminante, Bunker riesce a rendere fumettistiche anche le interviste. Quando gli chiedo se conosce i confini della Libia, replica «A spanne» e si ferma lì. Quando lo interrogo sulla scelta che gli ha cambiato la vita, risponde: «Scelte? Quali scelte! Mi affido sempre al lancio della moneta». Sembra che a parlare sia uno dei personaggi del suo Alan Ford.
A inizio anni Novanta, in piena Tangentopoli, sui volumetti di Alan Ford, nati nel 1969 e ancora in edicola, comparirono alcuni episodi “manipulitisti”. I personaggi si aggiravano per le tavole gridando «À nous la liberté». In un numero para-leghista si affacciò pure un Alberto da Giussano/Bossi che bastonava un Barbarossa/Del Turco, accompagnato da Andreotti e da Forlani. Glielo rinfaccio. «Cose di altri tempi», dice.
Il suo Alan Ford si occupa ancora di attualità?
«Quasi mai».
La politica italiana oggi…
«Shakespeare diceva: “Il filo che divide la farsa dalla tragedia è sottilissimo”».
Chi è l’ultimo politico finito dentro Alan Ford?
«Camillo Benso Conte di Cavour».
Anche Berlusconi ha avuto a che fare con il Gruppo TNT.
«Anten Man».
È il “cattivo” che lotta per il monopolio televisivo. I suoi personaggi si sono occupati anche del bunga-bunga?
«Preferisco e preferiscono il melodico».
Oggi qual è un personaggio che avrebbe successo tra i lettori?
«Maximilien de Robespierre».
Qualche anno fa ha provato a lanciare il personaggio dell’investigatrice Kerry Kross. Andò male. E lei disse che aveva dovuto chiudere perché in Italia il pubblico non accettava un personaggio lesbo. Un editore dovrebbe intercettare gli umori dei lettori o guidarli?
«Guidarli. Se li avessi sempre e solo intercettati Alan Ford non sarebbe mai nato. Sceneggiatori ed editori devono vivere fasi di ricerca e avere il coraggio di aprire strade nuove».
Una vita per i fumetti. Letture giovanili? Fumetti che l’hanno ispirata?
«Dick Fulmine, Phantom e Mandrake. Con i miei amici c’era uno scambio continuo».
Che studi ha fatto?
«Nessuno. Sono autodidatta».
Vabbè. Il primo lavoro?
«All’Edizione Serpente Volante. Una piccola casa editrice di fiabe».
Ha mai provato a disegnare?
«Ero piuttosto bravo. Ma preferisco scrivere: sono più svelto».
Quali sono le prime storie che ha inventato?
«Max Reporter e Maschera Nera».
Il nome d’arte Max Bunker come le è venuto in mente?
«Da piccolo giocavo in porta e paravo tutto. Ero un bunker».
Alle Edizioni Corno come ci arriva?
«Presentando il libretto di lavoro».
Bei tempi. I primi successi: Kriminal e Satanik, fumetti “neri”. È vero che per colpa di quei personaggi ha ricevuto molti sequestri e molte denunce?
«Andavamo a peso. Siamo arrivati a tre tonnellate: tanti processi, ma sempre assolto».
Come ha conosciuto Roberto Raviola, in arte Magnus, il disegnatore di Satanik, Kriminal e poi di Alan Ford?
«Mettendo un annuncio su Maschera Nera. Cercavamo disegnatori per Kriminal e lui si presentò».
Magnus contribuiva anche alle sceneggiature di Kriminal?
«Questa domanda è un insulto che andrebbe lavato col sangue».
Perché? Magnus è stato anche il primo disegnatore e uno dei padri di Alan Ford.
«Magnus è sempre stato un grandioso interprete delle mie sceneggiature. Che sono sempre e solo un mio parto. Nel bene e nel benissimo. Sono finito in causa con gli eredi di Magnus e sia in primo grado sia in appello è stato santificato che Max Bunker è l’autore di Alan Ford. Io creatore letterario e Magnus realizzatore grafico».
Come le venne l’idea di Alan Ford e del Gruppo TNT?
«Alan Ford è stato preparato con una serie di siparietti comici, talvolta satirici, che mettevo sia in Kriminal che in Satanik. Poi ci fu la prova generale con Dennis Cobb Agente SS 018…».
È vero che scrisse la prima sceneggiatura di Alan Ford in un paesello lombardo?
«A Cremeno, in Valsassina. Quella sceneggiatura la scrissi e la riscrissi fino alla nausea. La seconda, affinché la storia sappia, l’ho scritta a Parigi a casa di un mio parente in rue Faubourg Saint-Honoré, poco distante da quella che fu la residenza di Robespierre».
Perché ambientò le avventure di Alan Ford nella New York dei sobborghi e non in una città italiana?
«Per il piacere di poter scrivere in libertà, senza temere di pestare i calli a qualcuno che non usa il callifugo».
La genesi dei personaggi…
«Quasi tutti sono ispirati a persone esistenti allora o esistite: Alan è il bello per antonomasia».
La Cariatide, che è stato il primo capo del Gruppo TNT?
«Era la copia precisa di un amico di mio nonno».
Bob Rock, il personaggio più comico?
«La caricatura di Magnus».
Geremia, l’investigatore ipocondriaco?
«Un mio vecchio zio perennemente ammalato, ma tutt’ora vivo: sfiora i 100 anni».
Il conte Oliver, l’agente segreto cleptomane?
«Un nobile inglese decaduto che frequentava casa nostra… ma senza portar via gli argenti».
E il Numero Uno, il capo?
«Lui me lo sono proprio inventato».
I nemici: il più famoso è Superciuk.
«Per lui mi sono ispirato al mio portinaio, che era semper ciuc, ovvero sempre ubriaco in dialetto milanese».
Alan Ford esplose proprio dopo l’apparizione di Superciuk nel numero 26.
«Eravamo partiti malissimo. Ma poi lentamente abbiamo cominciato a far proseliti. È stato un caso che il primo numero molto venduto avesse dentro il ladro ubriacone».
C’è stato un rischio chiusura prima di quel numero 26?
«Andrea Corno, l’editore, dopo il quarto numero voleva stoppare Alan Ford. Lasciò a me la patata bollente: “Decidi tu”, mi disse. E io decisi bene».
Perché Magnus a un certo punto se ne andò?
«Magnus viveva una sua situazione particolare, molto complessa. Inoltre si era stancato di disegnare Alan e voleva fare nuove esperienze. Legittime!».
Eravate amici o rivali?
«Io, Magnus e Corno eravamo davvero amici».
Con l’editore Sergio Bonelli, invece, vi punzecchiate spesso a mezzo stampa.
«Penso che Bonelli nutra nei miei confronti una certa acredine».
E perché?
«Invidia? Io non lo sento come un rivale. Lui è una corazzata. Il re indiscusso del fumetto nazional-popolare. Al confronto, io sono una barchetta artigianale. Faccio cose meno commerciali, ma di contenuto».
A proposito di contenuto, le riferisco un po’ di critiche dei suoi lettori trovate on line: Alan Ford è ancora in edicola, ma non è forte come una volta.
«Siamo intorno al numero 510: qualche sbavaturina può capitare. Chi non è soddisfatto può smettere di acquistarlo. Max dixit».
Sempre i lettori: Alan Ford negli ultimi anni non è stato curato con nuovi autori e disegnatori, come invece è successo a Tex…
«Il paragone è improponibile! Alan Ford è un prodotto d’autore, e l’autore sono io: Max Bunker. L’ho scritto e lo scriverò sempre io. Il giorno che il cielo vorrà avermi tra i suoi ospiti vip, Alan Ford finirà. Ho lasciato disposizioni testamentarie che nessuno possa mai scrivere una storia di Alan. Del resto sono in buona compagnia: Schultz scelse la stessa via per i suoi Peanuts».
Oltre a scrivere e inventare personaggi lei è anche un talent scout di matite e autori. Nel 1967 ha fondato la rivista Eureka e ha portato al successo Andy Capp, Lupo Alberto e Sturmtruppen… Come li ha selezionati?
«Lanciando una moneta per aria».
Con la Corno lanciò anche molti supereroi americani.
«Le do la versione poetica di come accadde: ero in vacanza a Forte dei Marmi. Il sole era alto, non ancora caldo, e una lieve brezza spirava dal mare spargendo nell’aere profumo di iodio. Arrivai nei pressi di un’edicola dove fui attratto dalle copertine multicolori degli albi americani. Portavano testate a me sconosciute: Spiderman, Fantastic Four, Avengers, Captain America, Iron Man, Silver Surfer… Comprai una copia di ogni albo e corsi sotto l’ombrellone di mia pertinenza tuffandomi nella lettura. L’autore di tutti i testi era un tale Stan Lee che, mi resi conto subito, stava stravolgendo con briosa intelligenza il mondo dei super-eroi».
Come riuscì a pubblicare quei personaggi con l’Editoriale Corno?
«Tornato a Milano mi rivolsi all’agenzia investigativa Riccardo Finzi…».
Riccardo Finzi è un suo personaggio…
«… appunto, di fiducia… Mi rivolsi a Finzi per scoprire chi era l’agente italiano di questa Marvel di New York».
Chi era?
«Una gentile signora. Mi spiegò che era la Mondadori ad avere l’opzione e che però la stava facendo cadere perché riteneva quei supereroi inadatti al mercato italiano. Firmai subito un contratto pluriennale. Per un annetto andarono così così… Ma poi ci fu l’esplosione! E fu marvigliosa».
Un personaggio che avrebbe voluto inventare lei?
«Dick Fulmine».
Un disegnatore con cui avrebbe voluto collaborare?
«John Romita. Il disegnatore dell’Uomo Ragno».
Lei ha un clan di amici?
«Sì, agguerritissimi e un tantino fanatici».
A cena col nemico?
«Nicolas Sarkozy».
Qual è l’errore più grande che ha fatto?
«Accettare di fare questa intervista».
La canzone preferita?
«The Blob di Burt Bacharach».
Il libro?
«La coscienza di Zeno di Italo Svevo».
Che cosa guarda in tv?
«Qualche sport minore, le news e i buoni film».
Il suo film preferito?
«Cantando sotto la pioggia, di e con Gene Kelly».
Perché non è mai stato fatto un film sul Gruppo TNT?
«Perché verrebbe una pochade orrenda».
Un regista adatto?
«Steven Spielberg visto che ama i fumetti europei».
L’interprete perfetto per Alan Ford?
«Era Peter O’Toole. Oggi potrebbe essere Adrien Brody».
Sa quanto costa un litro di latte?
«Circa un euro».
Cosa le fa pensare l’articolo 12 della Costituzione?
«Che ce ne sono undici prima».
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Sono un estimatore di Max Bunker da quasi 50 anni. Il suo carattere forte ne fa un uomo vecchio stampo come non ce ne sono più ormai, ma sempre capace di essere attualissimo. Posseggo tutte le raccolte di Kriminal e Satanik e fino agli anni ottanta anche di Alan Ford. Era un appuntamento da cardiopalma andare in edicola per l’uscita mensile dei nuovi albi. Che nostalgia di quei tempi. Grazie Max, sei e rimarrai un grandissimo
W Max Bunker: idolo!
grandissimo max e grandissimo magnus…for ever!
Magnus e Bunker sono paragonabili al fumetto italiano (ma non solo) come Garinei e Giovannini per il teatro musicale. Questo per sottolineare la grandezza artistica di questa coppia. Ritengo che con Alan Ford abbiano raggiunto la massima vetta della qualita’ del fumetto. Bunker geniale autore e Magnus fantastico e insuperabile disegnatore. L` idea di un bel film sul famoso gruppo TNT dovrebbe essere realizzata. L`esperienza dell`americana Marvel insegna.