Giorgia Meloni (Magazine – Corriere della Sera, giugno 2006)

(Intervista pubblicata su Magazine – Corriere della Sera, il 29 giugno 2006).

Giorgia Meloni, ventinove anni. Lady brucia-tappe. Entra adolescente nei giovani missini del Fronte della Gioventù, diventa subito leader del movimento scolastico “gli Antenati”, nel 2004 vince il congresso di Azione Giovani, alle ultime politiche viene eletta a Montecitorio e da due mesi è vicepresidente della Camera. “Ciò gli incubi”, dice. Ed è comprensibile. Nuove responsabilità a parte, lei, che non ha mai lasciato la Garbatella (quartiere popolare di Roma Sud) e che vive ancora con la madre, diventa una carica istituzionale nel momento in cui il suo partito, Alleanza Nazionale, è sommerso da una montagna di gossip, inchieste giudiziarie e intercettazioni. Breve riassunto: un anno fa le voci maligne sulla presunta liaison dangereuse tra Gianfranco Fini e Stefania Prestigiacomo, l’estate scorsa la crisi dei colonnelli Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Altero Matteoli, beccati mentre sparlavano del loro capo in un bar di Roma, in marzo lo scandalo Storace-Mussolini con intrighi legati alle elezioni regionali del 2005. Ora Daniela Di Sotto, moglie del leader di An, coinvolta in un’inchiesta sulla sanità laziale e Salvatore Sottile, portavoce dell’ex ministro degli Esteri, travolto da un’indagine per concussione sessuale.
Meloni, che succede a via della Scrofa?
Ne dobbiamo proprio parlare?
Direi di sì.
Ci sono state delle montature ignobili, come il gossip su Fini-Prestigiacomo, che fanno pensare a un accanimento nei nostri confronti. An, storicamente, ha sempre seguito i propri valori di riferimento, ma soltanto di fronte alla certezza di un reato.
Parla di un caso particolare?
Quando Nicola Caldarone, leader dei giovani siciliani, qualche anno fa venne beccato con un po’ di coca addosso, abbandonò i suoi incarichi e il partito fu molto duro.
Sarà. Ma ora c’è chi parla di An come della casa del craxismo senza Craxi.
Non scherziano. Con tutto il rispetto per Bettino Craxi. Noi siamo altro e abbiamo un’altra storia.
Niente nani e ballerine?
Sono alta 1 e 57. Sarò pure mezza nana, ma ballerina proprio no.
E come la mette con gli affaires Storace, Daniela Fini e Salvo Sottile?
Il fatto che Storace si sia dimesso da ministro appena è scoppiato il caso delle spie informatiche mi è parso un gesto eloquente. Un segnale di serenità. Noi abbiamo fiducia nella magistratura.
Negli ultimi giorni non sembrerebbe.
Certo, quando finiscono sui giornali cose che servono solo a screditare una persona indagata e a sbattere il mostro in prima pagina, questa fiducia barcolla.
Le intercettazioni non danno una bella immagine di Sottile e della Rai ai tempi di An.
I fatti andrebbero verificati bene, prima di pubblicare le conversazioni. Mi può capitare di dire a un amico al telefono “Quello lo ammazzerei”, ma non per questo sono un assassina.
Certo. Se “Quello” però subito dopo muore ammazzato … In ogni caso, dalle telefonate pubblicate emerge anche un linguaggio grevissimo e maschilista. Se lei leggesse che qualcuno l’ha chiamata “bella porcella”…
A parte che cercherei di rifilare un cazzotto a chi mi ha offesa… Il problema è che io, a differenza di altre, non scambierei mai prestazioni sessuali per favori professionali.
Vuole dire che non è solo colpa degli uomini?
Voglio dire che purtroppo ci sono anche ragazze che farebbero qualsiasi cosa per una comparsata in tv. E’ un problema culturale serio. Per risolverlo, tra le altre cose, con i giovani di An abbiamo proposto l’istituzione di scuole popolari per gli artisti…
Ce ne sono già tante.
Non scuole complete. Parlo di una formazione a 360 gradi dell’artista. In Italia servono luoghi in cui rinasca la meritocrazia. A tutti i livelli. Tutto questo casino delle intercettazioni tra l’altro mette in secondo piano il fatto che An è il partito in cui ci sono quattro donne arrivate in posti chiave per meriti politici.
Chi sono?
Flavia Perina, che dirige il Secolo d’Italia. Daniela Santanché, che è stata relatrice di maggioranza della scorsa Finanziaria. Renata Polverini, che è a capo del sindacato Ugl. Ed io che sono leader dei giovani.
Non si sente cooptata come molti altri giovani della politica?
Cooptata? Due anni fa ho vinto un congresso all’ultimo sangue. Sedici voti di scarto su cinquecento delegati votanti. Uno scontro durissimo. Dopodichè io condivido la gestione di Fini del partito.
In tutto?
Non sono stata d’accordo con lui quando si è schierato per il Si al referendum sulla fecondazione. Ma per il resto…
C’è chi sostiene che Fini avrebbe potuto far fare al partito qualche passo in più nella direzione della destra liberale?
Siamo un partito interclassista, ma rappresentiamo anche l’ala sociale della coalizione.
Fini non ha voluto sfidare la base su alcuni temi?
Al contrario. Lui ha dimostrato più volte, con il congresso di Fiuggi, con il viaggio in Israele e in altre occasioni, di essere uno che indirizza i suoi militanti. E’ lui stesso a credere in un radicamento popolare molto forte di An. Quindi agisce di conseguenza.
E’ vero che Fini le ha comunicato la candidatura alla vicepresidenza della Camera facendole uno scherzo?
Sì. Mi ha convocata nel suo ufficio e mi ha accolta con uno sguardo gelido. Poi con voce cupa, da rimprovero, mi ha detto: “Non pensavo di dover arrivare a tanto con te”. Un’agitazione! Ho cominciato a pensare a che cosa avessi fatto di male. Ma poi mi si è sciolto in un sorriso e mi ha dato la buona notizia. Così si è vendicato dei kaziri.
I kaziri?
Uno scherzo che ho organizzato l’anno scorso. Fini, ministro degli Esteri, era ospite della Festa Nazionale di Azione Giovani. A un certo punto si alza un ragazzo e chiede: “Lei che cosa pensa della situazione del popolo dei kaziri? Se ne è occupato anche il Papa”. Beh, Fini ha cominciato a dire che conosceva il problema… Gli abbiamo spiegato che i kaziri non esistono prima che si esponesse troppo.
Come ha reagito?
Con una battuta: “I kaziri non esisteranno. Ma di kazzari qui ce ne sono molti”.
Continuerà a fare questi scherzi anche ora che ha un incarico istituzionale?
Io non sono mica vicepresidente H24 (24 ore su 24 ndr.), sette giorni su sette. Non ho nessuna intenzione di abbandonare le mie abitudini. Continuerò a partecipare pure alle feste goliardiche del solstizio. Quelle che i giovani di An organizzano ogni anno.
Roba che suona ultraceltica.
“Dopodiché il mio film preferito è Braveheart e il libro è Il Signore degli Anelli. Storie di comunità in lotta. Ecco, io non abbandonerò mai la mia comunità.
La comunità?
Sì. I ragazzi del partito con cui sono cresciuta.
Un nome su tutti.
Due: Andrea De Priamo, detto Peo, che vorrei portare nel mio staff a Montecitorio. E mia sorella Arianna.
Sempre insieme?
Sempre. Il giorno in cui ho fatto il mio ingresso alla Camera, hanno organizzato prima un brindisi e poi un piccolo corteo festante fino al portone di Montecitorio. Se non ci fossero stati loro avrei abbandonato la politica molti anni fa. Ora sarei interprete. Ho studiato al linguistico, al liceo Amerigo Vespucci.
E’ li che ha cominciato a fare politica?
Sì. Dopo la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ho deciso che dovevo fare qualcosa. Dato che a scuola quelli di sinistra mi impedivano di parlare, mi infilai nella sezione del Fronte della Gioventù della Garbatella. Ero una ragazzina. Ancora mi sfottono per una maglietta con le facce dei cartoni animati che portavo all’epoca.
Partendo da quella sezione è arrivata alla leadership dei giovani di An.
In mezzo c’è anche l’elezione al consiglio provinciale di Roma. A 21 anni. Quando mi presentai per l’insediamento, uno dei commessi mi disse: “Guardi che è vietato l’accesso ai figli degli onorevoli”. Il mio aspetto ha sempre tratto in inganno…
Chi l’ha vista, anfibi ai piedi, dirigere a bacchetta un drappello di quattrocento ragazzoni inquadrati per la cerimonia ultramarziale del “Presente!” a Paolo Di Nella, conferma. E testimonia che l’immagine da “bimba bionda”che ascolta i Red Hot Chili Peppers con il suo iPod, è piuttosto ingannevole. Da militante le sono mai capitati scontri fisici?
Mi hanno strattonata un po’ di volte quando ero leader studentesca e giravo per i licei.
E lei come ha reagito?
Diciamo che non sono una che scappa. Neanche di fronte a un interlocutore con la lingua biforcuta.
Già. Una volta, durante una trasmissione in una tv privata, un telespettatore chiamò dall’Inghilterra per dire che lì molti consideravano Berlusconi un buffone. Lei, da alleata provetta, sbottò: “In Italia molti considerano allo stesso modo il Principe Carlo”. Ora che è vicepresidente della Camera magari certe battute se le dovrà risparmiare.
Vedremo. Intanto, più che sui comportamenti, mi sono arrivati consigli sul look. Io tendo a usare jeans e scarpe da ginnastica. E non amo impiastricciarmi la faccia con ombretti e fard. Beh, Fini, una volta eletta, mi ha detto: “Ora ti dovrai vestire in maniera decente”. E mia madre ha aggiunto: “Non ti vuoi truccare? Diventerai come Rosy Bindi”.
Mamma politically uncorrect. A lei piace la politica Rosy Bindi?
Tra le donne dell’Unione preferisco Anna Finocchiaro, presidente dei Senatori Ds, grinta e serietà.
E tra gli uomini? C’è qualcuno nel centrosinistra che vorrebbe come alleato?
Fausto Bertinotti che è molto cordiale. Anche se non ho approvato la sua spilletta arcobaleno durante la parata del 2 giugno e a differenza di lui chiamerò i nostri colleghi “onorevoli” e non “deputati”.
Qualcun altro?
Massimo D’Alema. Che è preparatissimo.
Nel 1998, lei venne eletta alle Provinciali anche grazie a un manifesto che contestava l’attuale ministro degli Esteri.
C’ero io che facevo una smorfia e lo slogan: “Contro il Massimo dell’arroganza”. E’ un avversario burbero, ma è meglio lui di Rutelli, che invece è troppo piacione: ha cambiato idea su troppe cose nella vita.
Come vicepresidente dovrà gestire i lavori in Aula. Teme i trucchi o le intemperanze di qualche avversario?
Sinceramente no. Loro sono la maggioranza, non credo che faranno casino. Persino il no “global kamikaze” Francesco Caruso mi sembra che si sia ammansito. Temo molto di più i miei.
I suoi?
Mi hanno già messa in guardia: “Te ne faremo di tutti i colori”.
Di chi sta parlando?
Roberto Menia e Fabio Rampelli. Scherzano. Ma io li ho avvertiti: “Se sgarrate, io vi caccio”.
Dei 630 deputati con cui avrà a che fare chi è quello che sente più distante?
Non li conosco tutti, sto ancora studiando il facciario. Ma direi Oliviero Diliberto. Incarna un partito, il Pdci, che ricorda la peggiore stagione del Pci. Sono congelati al 1956, ai carri armati in Ungheria. L’unico con cui vado un po’ d’accordo in quel partito è Marco Rizzo. Ma solo perché abbiamo partecipato insieme a qualche trasmissione Tv.
A proposito: se dovesse scegliere andrebbe da Bruno Vespa o da Enrico Mentana?
Da Vespa. Tra l’altro ci sono già stata anni fa.
Quando?
Nel 1994. Io rappresentavo gli studenti missini e contestavo il ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio.
Ma D’Onofrio non faceva parte di un governo in cui c’era anche il suo partito?
I giovani di An sono liberi e autonomi.
Liberamente e autonomamente allora mi dica chi apprezza meno tra i suoi alleati.
Mario Borghezio della Lega: ha un modo di porsi che non amo. E Domenico Fisichella.
Non è più un suo alleato.
Infatti, era in An e si è venduto all’Unione per una poltrona.
La sorpresa tra i colleghi del centrodestra?
Giulio Tremonti. Sembra serioso, invece abbiamo scherzato insieme sull’imitazione che gli fa Corrado Guzzanti.
Tra i ministri del governo Prodi chi preferisce?
Se ridico D’Alema sono un po’ ripetitiva?
Un po’.
Allora Paolo Ferrero. Un’altra uscita come quella sulle stanze del buco e il centrodestra torna al governo entro sei mesi.

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Avevo incontrato Giorgia Meloni due mesi fa alla Caffetteria, per parlare del suo primo giorno di scuola a Montecitorio. Era emozionata per l’incarico. L’ho rivista, sempre nello stesso bar nelle vesti di vicepresidente della Camera. Un po’ più stressata. La sua dipendenza dal telefono palmare è diventata cronica. L’emozione nel frattempo è diventata fierezza. “Quando al funerale del carabiniere Enrico Frassinato, morto a Nassiriya”, mi ha detto, “un intero piazzale di soldati si è messo sull’attenti al mio passaggio, per poco non mi ha prendeva un colpo”.

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