Antonio Decaro (7 – Aprile 2020)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 3 aprile 2020)

Al parco, per strada, sul lungomare. Spinge i riottosi a tornare nelle loro abitazioni. Urla: “A casa. Ci vorrebbero le vostre fidanzate col bastone”. Antonio Decaro, 49 anni, sindaco di Bari, da qualche giorno è l’emblema delle istituzioni che sul territorio, anche in modo volutamente folcloristico, invitano la cittadinanza a rispettare le ordinanze e i decreti restrittivi per la lotta al Coronavirus. Il suo staff filma le azioni dimostrative e sui socialnetwork vengono trasformate in «meme» esilaranti: Decaro dentro il dipinto di Eduard Manet Le déjeuner sur l’herbe che cerca di cacciare i partecipanti al pic-nic. Oppure: Decaro che bacchetta i due innamorati di Il bacio di Francesco Hayez. Dice: “Il guaio è che molti miei concittadini sono rigorosi con gli altri e indulgenti con se stessi”. 

E’ al suo secondo mandato: nel 2019 è stato rieletto al primo turno con il 67% delle preferenze. Da tre anni presiede l’Anci, l’Associazione dei sindaci, e in questo periodo di crisi è in contatto quotidiano con le città più colpite dall’epidemia: “Emilio Del Bono, sindaco di Brescia, mi ha detto che lì hanno silenziato le ambulanze per non angosciare troppo le persone chiuse in casa”. Qualche settimana fa Decaro ha messo on line pure un video in cui piange in mezzo alla strada. Racconta: “Ero sceso per testimoniare quanto erano stati bravi i ristoratori a chiudere tutte le attività. Mi sono trovato in via Argiro, luogo simbolo della rinascita turistica di Bari. Era vuota. Morta. Ho pensato alla fatica fatta per pedonalizzare la zona. Mi è venuto il magone”.

Fare il sindaco nell’Italia del Covid-19.

“Abbiamo due compiti: far rispettare le regole e aiutare chi resta a casa. Ha visto il video in cui minaccio la chiusura di un ipermercato?”.

Sì. Avevano proposto uno sconto enorme che avrebbe causato file e ressa.

“Quel che non si sa è che con l’Anci avevo appena firmato un accordo perché quella catena contribuisse a portare la spesa nelle case di chi non può uscire. Sono un sindaco che cerca di interagire molto con i cittadini. Salgo sugli autobus per redarguire chi non ha il biglietto, litigo con i ristoratori che non fanno la raccolta differenziata…”.

Sono più gli insulti o gli applausi?

“Oggi, nell’emergenza, gli applausi. Non vedo l’ora che tornino gli improperi: vorrà dire che siamo tornati alla normalità”.

Lei è considerato una via di mezzo tra Michele Emiliano e Matteo Renzi, due ex sindaci che ora si detestano.

“Nel massimo momento di attrito tra i due, riuscii a portarli insieme all’inaugurazione di un ponte. Ci fu un incontro riservato. La stampa lo chiamò «il patto del panzerotto». Risultò indigesto a entrambi”.

Il peggior difetto di Renzi e di Emiliano?

“Ne hanno uno in comune: si convincono di avere ragione e non ascoltano chi dice loro che stanno sbagliando”.

Lei non ha seguito Renzi in Italia Viva ed rimasto nel Pd.

“Sandro Pertini una volta disse: «Meglio avere torto all’interno del partito che ragione fuori»”.

E’ vero che suo padre era un socialista pertiniano?

“Era un ferroviere macchinista. Fece molto sindacato e fu eletto consigliere col Psi. Mia madre era una maestra precaria”.

La sua infanzia.

“Sono nato e cresciuto a Torre a Mare. Ex frazione, ora quartiere di Bari. E vivo ancora qui”.

Che studi ha fatto?

“Diploma da geometra. Poi Ingegneria. Secchione”.

Perché Emiliano la scelse come assessore ai trasporti?

“Chiese alle Liste Civiche che lo avevano sostenuto di indicare giovani tecnici. Io ero il responsabile dell’Ufficio Progetti dell’Anas. In realtà lo sono ancora: sono in aspettativa”.

Nel gennaio 2014 la candidatura a sindaco.

“In realtà non volevo. Cominciai la campagna elettorale svogliatissimo”.

E’ vero che avrebbe preferito fare il sottosegretario ai Trasporti del governo Renzi?

“Fare il ministro era il mio sogno. Col senno di poi ho scelto bene”.

Lei usò Facebook per annunciare la candidatura. Oltre ai fan, ha molti haters sui social network?

“Come tutti. Qualche anno fa li invitai a venire a trovarmi in Comune. L’hater-day. Si presentarono in pochi. C’era anche un mio vecchio compagno di scuola che lasciò un documento e andò via”.

La leggenda vuole che un giorno sotto alla sede del Comune si presentò una signora con una tanica di benzina.

“E’ successo. Era accompagnata dalle figlie. Voleva un lavoro. Le mostrai un mio manifesto elettorale che recitava «Non mi acchia la fatica, ma trova lavoro per Bari». Cioè: il sindaco non è un ufficio di collocamento, ma cerca di sviluppare la città. Lei allora tirò fuori la tanica. La implorai: «Perché si vuole suicidare? Ha due bambine bellissime». E lei: «Suicidarmi? Io t’accid a te»”.

On line circola un video in cui lei mostra un proiettile che le è stato recapitato.

“E dico: «Assomiglia a una supposta. Sanno dove possono metterselo». Il Questore non ha gradito il filmato. Il proiettile arrivava da balordi che non apprezzavano le telecamere anti-estorsione nel mercato”.

Lei è sotto scorta.

“Ho ricevuto minacce pesanti da parte di una famiglia criminale del quartiere Libertà”.

Perché?

“Ho bloccato l’attività delle Fornacelle, le signore che cuociono la carne per strada durante la festa patronale. E poi gli ho impedito di sequestrare un quartiere con una processione in onore del capo clan. Hanno promesso di vendicarsi su tutti i miei parenti: dalle bisnonne alle figlie”.

Quanti anni hanno le sue figlie?

“Giorgia ne ha 18, Chiara 11. Chiusi in casa, me le godo. Ma dato che vado in giro a bacchettare i baresi mi tengono a un metro di distanza. Con la piccola mi faccio delle gran cantate”.

E’ vero che è un appassionato di karaoke?

“Mi piace molto cantare. Ho pure duettato con Emiliano al teatro Petruzzelli. Abbiamo intonato Abbasc’ a la marine”.

Durante la sua prima campagna elettorale organizzò i «dekaraoke».

“Nella seconda, invece, mi sono esibito nel rap «Colpa di Decaro»: la presa in giro di un oppositore che mi incolpava anche dei giorni di pioggia”.

Non teme di esagerare con l’esposizione mediatica?

“No. L’importante è che il messaggio comunicato coincida con la natura della persona”.

Categorie : interviste
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