Paola De Micheli (7 – Gennaio 2020)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 10 gennaio 2020)

Appena si siede comincia un flusso di coscienza fatto di miliardi investiti, velocità dei treni e porti da valorizzare. Si accalora nella descrizione dei «diciotto metri naturali di fondale» della banchina di Gioia Tauro e nel ricordare di aver contribuito a sfornare una pizza da record di quasi due chilometri. Paola De Micheli, 46 anni, è l’attuale ministra delle Infrastrutture. È anche madre di Pietro, tre anni. Quando le chiedo se la politica faccia di lei una mamma assente, mi fulmina: «Sono presente e innamoratissima. Qualche tempo fa dovevo partecipare a un grosso convegno a Palermo con il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e niente… all’ultimo ho annullato la mia presenza, perché era spuntata la recita scolastica di mio figlio. Non potevo mancare». Srotola i gol che vorrebbe realizzare prima della fine della legislatura: «La manutenzione straordinaria delle infrastrutture esistenti, lo sviluppo della rete ferroviaria, le vie del mare». De Micheli è convinta che il governo andrà avanti ancora per un bel po’. Pensa pure che Stefano Bonaccini, il candidato presidente del Pd alle elezioni in Emilia-Romagna, vincerà a mani basse.

Le sardine vi stanno dando una mano?
«Quelle piazze piene sono un piccolo miracolo».

Chiedono l’abrogazione dei decreti sicurezza salviniani.
«I decreti in pratica non esisteranno più una volta accolti i rilievi del Quirinale. Io sono favorevole a cambiare tutte le nostre norme sull’immigrazione, anche la BossiFini».

A Bologna, circa un mese fa, Nicola Zingaretti ha gridato che è necessario introdurre lo Ius Culturae.
«Giusto! Ma non ci sono i voti in Parlamento. È un processo che andrà spiegato molto bene ai cittadini».

LETTIANA E BERSANIANA, SI È ISCRITTA ALLA DC A
16 ANNI. VIENE DA UNA FAMIGLIA MOLTO
CATTOLICA. OGGI È MINISTRA DELLE INFRASTRUTTURE:
«LE SARDINE? QUELLE PIAZZE PIENE
SONO UN PICCOLO MIRACOLO»

De Micheli comincia a tracciare le lodi di un riformismo lento, persuasivo. Fa l’esempio di come sia riuscita a convincere i camionisti ad accettare il taglio dei benefici sul gasolio: «Emendamenti, tempo, incentivi». Il mondo del trasporto merci è il suo. Racconta: «Lo dico sempre: se proprio andasse male in politica tornerei ai campi. Sono tutt’ora in aspettativa come commerciale in una grande azienda agroalimentare italiana». Specialità: pomodori. «Conservati. Sui concentrati non ho rivali al mondo».

Ne saprebbe distinguere uno italiano da uno cinese, bendata?
«Il concentrato cinese si riconosce dal colore. Quindi meglio fare la prova senza benda».

Dei cinesi lei è stata pure consulente.
«Ho vissuto tre mesi da sola nello Xinjiang».

La regione del Nord Ovest cinese dove vivono gli Uiguri.
«Ricordo un viaggio in cuccetta al confine con il Kazakistan. Dovevo certificare un lotto di pomodori. Nello scompartimento ero l’unica donna. Temendo che mi aggredissero chiamavo mia madre col cellulare bisbigliando e dicevo il rosario».

Famiglia molto cattolica?
«Ho tre zii preti e due zie suore. A diciotto anni anch’io ho pensato di entrare in convento. Il parroco mi dissuase. Disse che se proprio volevo avrei dovuto fare la badessa».

L’infanzia nel piacentino.
«Sono nata e cresciuta a Pontenure, dove abbiamo trentaquattro ettari di terra: pomodori, grano, mais… Qualche vacca».

Sa mungere il latte?
«No, ma so arare. A sei anni guidavo il trattore. Mio padre aveva anche un macello».

Eravate molto ricchi?
«No. Papà aveva avuto un fallimento. Siamo stati poveri per molti anni. Fino ai miei diciotto ho indossato solo scarpe ereditate dalle cugine. Ho dovuto lottare per frequentare il liceo classico: i miei genitori mi volevano ragioniera in banca. Su Twitter qualcuno mi sfotte perché mi sono laureata solo a trent’anni. Mio padre è morto che ne avevo diciannove e io ho sempre lavorato tanto. Da ragazza ho trascorso ore e ore sui camion per consegnare i pomodori. Un giorno mi ammalai per la fatica: le gambe bloccate e la febbre a quaranta. Restai a casa e mandai mio fratello a prendere un film in Vhs. Tornò con Sabrina. L’ho visto nove volte».

«MI PRENDONO IN GIRO PERCHÉ MI SONO
LAUREATA A 30 ANNI, MIO PADRE È MORTO CHE
NE AVEVO 19 E HO DOVUTO LAVORARE MOLTO
DA RAGAZZA HO TRASCORSO ORE E ORE
SUL CAMION PER CONSEGNARE I POMODORI»

Quando ha cominciato a occuparsi di politica?
«Presto. A otto anni mia zia, che era la perpetua di Pontenure, mi mandava in giro a distribuire i santini dei candidati democristiani da votare. A 16 anni mi sono iscritta alla Dc».

Lei è considerata lettiana e bersaniana.
«Sono onorata di aver lavorato con persone così per bene. Quando sono diventata viceministro dell’Economia del governo Renzi alcuni giornalisti hanno scritto che ero diventata renziana».

Non è mai stata renziana?
«Ero lì in rappresentanza della minoranza. Andrea Orlando era ministro della Giustizia e nessuno si è mai permesso di dargli del renziano. Lo sa perché?».

Perché?
«In Italia ancora si pensa che le donne non siano in grado avere successo da sole e che abbiano bisogno dello sponsor maschile. La verità è che all’epoca ero vice-capogruppo vicario alla Camera e Renzi voleva mettere Ettore Rosato al posto mio. Ha presente? Promoveatur ut amoveatur».

Sul web circola una sua foto vestita da sposa in mezzo a Bersani e a Letta. Al suo matrimonio c’erano anche Giancarlo Giorgetti e Fedele Confalonieri.
«Siamo molto amici. Ho conosciuto Confalonieri anni fa. Ogni volta che sono ospite in tv mi telefona per dirmi come è andata».

E Giorgetti?
«Era il presidente della Commissione Bilancio quando ne facevo parte anche io. È stato un maestro strepitoso. Chissà che ora non si riesca ad andare insieme a sciare».

Lei ha fama di essere sportiva.
«Ho giocato e allenato per molti anni sui campi di pallavolo. Ho corso molte mezze maratone e cinque maratone: due volte New York, Berlino, Londra… l’ultima a Parigi, nel 2013. All’arrivo mi sono inginocchiata stravolta e ho pensato che sarebbe apparsa la Madonna sull’Arco di Trionfo».

Categorie : interviste
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