Nunzia Catalfo (7 – Novembre 2019)
0 commenti(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera l’8 novembre 2019)
Nunzia Catalfo, 52 anni, è titolare del dicastero del Lavoro e pentastellata della prima ora. Ministra pendolare, si divide tra la Sicilia e la Capitale: «Ho due bambini e due cani. A Roma, sono salite con me Giuliana, la primogenita, e Yuki, cucciola maltese. A Catania sono rimasti Emanuele, il secondogenito, e Bolt, anche lui maltese, che vivono con mio marito Maurizio».
Quanti anni hanno i suoi bambini?
«Giuliana ventuno ed Emanuele diciotto».
E li chiama bambini?
«Noi mamme siamo così».
Catalfo è anche la madre naturale del reddito di cittadinanza. Ed è piuttosto protettiva nei confronti della sua creatura politica. Inutile citarle i dati su quanti siano i percettori reali del reddito («Una tutela necessaria»), su quanti furbetti siano stati beccati a richiederlo senza averne diritto («Polemiche strumentali») o sul numero esiguo di persone che hanno trovato lavoro grazie ai navigator. Lei considera l’RdC un’autentica rivoluzione: «In Francia nei centri per l’impiego lavorano cinquantamila operatori, in Germania sono centomila. Da noi erano ottomila. Nel 2021 saranno più che raddoppiati. Abbiamo fatto uno sforzo epocale. È da vent’anni che serviva un investimento massiccio in politiche attive per il lavoro. Da quando, cioè, si è imposto un sistema fortemente flessibile nel mercato del lavoro». Quando le chiedo se, a proposito di flessibilità, sarebbe favorevole a reintrodurre l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, replica: «Volendo sì. Ma oggi credo che sia più importante sviluppare le tutele e la formazione».
È vero che lei è cresciuta a pane e
formazione?
«Mia madre lavorava proprio nella formazione e poi come insegnante, a Catania.
Mio padre era capo dell’ufficio del personale del Comune di Enna».
La sua infanzia siciliana.
«Gli alberi di aranci, la raccolta dei pistacchi… Mamma veniva da Bronte e
avevamo un casolare vicino al fiume Simeto».
Da ragazza faceva politica?
«No. Leggevo molto, di tutto: Emilio Salgari, Jules Verne… Giuseppe Verga e
Luigi Pirandello per ovvi motivi».
Che cosa sognava da giovane?
«La libertà. Costruire un progetto di vita libero. A diciotto anni sono partita
per la prima volta per gli Stati Uniti e ho girato il New England».
Non ha frequentato l’Università.
«Mi sono iscritta a Economia e Commercio. Ma poi ho dovuto scegliere e ho
preferito lavorare».
I primi lavoretti?
«Niente lavoretti. Ho cominciato subito nella formazione, nelle strutture
collegate alla Regione Sicilia».
La vulgata non descrive l’amministrazione
siciliana esattamente come il regno dell’efficienza.
«Il senso di impotenza mi ha spinto all’impegno politico. Ho frequentato i
centri dell’impiego cercando di aiutare disoccupati, emarginati e studenti drop
out. Ho vissuto la loro disperazione e maturato la convinzione che
l’amministrazione pubblica, così com’era, non era in grado di risolvere i loro
problemi».
Lei che cosa votava?
«Ho sempre votato a sinistra. Fino ai
miei trentacinque anni».
Poi?
«Poi ho smesso di votare. Se c’era un referendum partecipavo a quello.
Raggiunti i quaranta ho pensato che fosse giusto attivarmi politicamente».
Come è entrata in contatto con il
Movimento Cinque Stelle?
«Durante una riunione cittadina a Catania ho incontrato i Grilli dell’Etna.
Erano ragazzi entusiasti. Mi sono accorta che la pensavano come me su legalità
e ambiente».
«IL SENSO DI IMPOTENZA MI HA SPINTO
ALL’IMPEGNO POLITICO. A TRENTACINQUE ANNI
HO SMESSO DI VOTARE. A 40 HO PENSATO
FOSSE ARRIVATO IL MOMENTO DI ATTIVARMI.
E HO CONOSCIUTO I GRILLINI»
Lei quanto è green nel privato?
«Ho partecipato alla creazione dell’associazione catanese Rifiuti zero. Quando
posso faccio la spesa nei mercati a chilometro zero. Cerco di non sprecare
acqua e di evitare l’aereo: quando torno in Sicilia, la prima scelta è il
treno».
Sta cercando di rendere green anche il suo
ministero?
«Per gli incontri ufficiali stiamo utilizzando bottigliette biodegradabili: è
il primo passo per rendere il ministero plastic free».
I giovani 5 Stelle incontrati a Catania…
«Tra di loro c’era anche Giulia Grillo».
Ex ministra della Salute.
«Con lei ho diviso una casa vacanze nella Capitale quando siamo state elette in
Parlamento nel 2013».
Come fu l’impatto con Roma?
«Non ero abituata all’attenzione dei giornalisti. Intorno a Montecitorio e a
Palazzo Madama c’era una specie di caccia mediatica al grillino. Per evitare
queste attenzioni, per un po’ mi sono finta turista».
E non la riconoscevano comunque? I volti
di voi grillini erano celebri grazie ai video con cui vi eravate autopresentati
alle Parlamentarie.
«Io sono schiva. Non mi piace apparire. Invece del video scrissi una lettera di
intenti, molto dettagliata. E dentro c’era già descritto il reddito di
cittadinanza».
«ORA COME MINISTRO HO IN MANO
DOSSIER CHE RIGUARDANO
LA VITA DI MILIONI DI LAVORATORI»
Ricorda il primo incontro con Beppe
Grillo?
«Nel 2012, quando fece la traversata a nuoto dello Stretto di Messina».
E con Luigi Di Maio?
«Un mese dopo l’elezione in Senato nel 2013».
Oggi chi è il leader del M5S? Luigi Di
Maio o Giuseppe Conte?
«Il leader carismatico, grande catalizzatore di idee, per me è da sempre Beppe
Grillo. Luigi Di Maio è e resta il capo politico. Giuseppe Conte sta facendo
bene il premier».
Come alleato preferisce Nicola Zingaretti
o Matteo Salvini?
«Preferisco il Movimento Cinque Stelle in purezza. L’obiettivo è realizzare il
nostro programma».
La sconfitta umbra quanto incrina la
maggioranza?
«Un’elezione regionale non può decidere
la vita o la morte di un governo. Si va avanti, se si fanno le cose. E mi pare
che stiamo tutti lavorando per realizzare il programma comune».
Lei che cosa farà una volta finito il
secondo mandato da parlamentare?
«Come ministro ho tra le mani dossier
che riguardano la vita di milioni di lavoratori. Ora sono concentrata solo su
questo».
Certo, ma avrà immaginato un futuro
politico o da sindaco…
«Dopo un’esperienza così totalizzante,
credo che mi prenderò del tempo da dedicare alla famiglia».