Nunzia De Girolamo (Doppio Binario – 7 – Novembre 2018)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 28 novembre 2018)

VOOOGA. VOOOGA. LEI REMA, ma la barchetta si muove tutta storta. Una coppia di americani la sperona, per sbaglio. Due papere volano via, alzando un piccolo schizzo d’acqua. Doppio Binario romantico nel laghetto di Villa Borghese, a Roma, con Nunzia De Girolamo, 43 anni, ex valchiria berlusconiana, esclusa dall’agone politico alle ultime elezioni e approdata, momentaneamente, nel mondo della comunicazione: è inviata/opinionista di Massimo Giletti a Non è l’Arena e ha una rubrica altisonante su Il Tempo: Nunzia vobis. De Girolamo è stata ministro dell’Agricoltura del governo Letta, nel 2013. Si dimise in seguito a un’inchiesta giudiziaria sulla sanità campana. Quando le chiedo a che punto sia la vicenda, spiega: «Quasi tutto archiviato. Resta un’accusa di abuso, in un processo nel quale non c’è nemmeno un testimone che parla di me». A suo discapito c’è la registrazione fatta da Felice Pisapia, allora direttore di una Asl, i cui contenuti vennero in parte pubblicati proprio mentre De Girolamo era ministro. Racconta: «Poi si è scoperto che la registrazione è stata manomessa. Sono venuti come agenti provocatori a registrarmi, mentre allattavo mia figlia. Avrei voluto che fossero i magistrati a intercettarmi, ne sarei uscita subito pulita. Mi hanno sputtanato e ci ho messo parecchio a rialzarmi». De Girolamo è avvocatessa e studia da giornalista, ma trasuda politica. È un politico anche suo marito, Francesco Boccia, candidato alla segreteria del Pd. Lei è stata responsabile dei giovani di Forza Italia di Benevento, ed è entrata alla Camera nel 2008; cinque anni dopo, con Angelino Alfano, ha dato vita al Nuovo Centrodestra; poi, nel 2015 è tornata tra gli azzurri di Silvio Berlusconi. Nel marzo scorso il patatrac. Riassunto: De Girolamo doveva essere capolista a Benevento e invece nella notte tra il 28 e il 29 gennaio una manina ha spostato la candidatura. Si è svegliata nelle liste bolognesi e il 4 marzo non è stata eletta. Dice: «Mi sarei aspettata almeno una telefonata. Invece ora mi è arrivata una citazione in giudizio».

Da chi doveva arrivare la telefonata?
«Da Antonio Tajani e da Mara Carfagna, tra gli altri. Con lei avevo un buon rapporto. Era ad Arcore quando si sono decise le candidature e c’era anche alla presentazione delle liste, ma non mi ha detto nulla. Ora mi ha citato in giudizio: vuole circa duecentomila euro».

Perché?
«Perché sente la sua immagine lesa da una mia dichiarazione fatta in tv su Forza Italia in Campania. Non imputo nulla a nessuno, ma avrei gradito maggiore trasparenza da tutti».

De Girolamo, lei parla da ex…
«Posso stare in un partito che si dice garantista e poi ti porta in tribunale per un’intervista? Non è normale che sia normale. Forza Italia si è allontanata dagli elettori e dai territori. Mi sembra che sia in corso una guerra tra fazioni. Immagino che qualcuno voglia portare via l’argenteria. Il partito non è più in mano a Berlusconi».

Berlusconi come si è comportato nella vicenda della sua candidatura? «Sarebbe potuto intervenire e non lo ha fatto. Mi ha chiamata, mi ha detto che non era colpa sua».

Ci ha creduto?
«No. E mi è un po’ caduto dal cuore. Continuerò a volergli bene e non ho dimenticato che ho cominciato a fare politica grazie a lui, ma insomma…».

Sembra pronta a passare con Matteo Salvini. Si candiderà con la Lega alle Europee? 

«Lo dicono tutti perché Matteo è venuto al mio compleanno. Ma ora sto facendo altro».

Salvini…
«Ovviamente lo seguo con attenzione. È un fenomeno nella comunicazione».

È accusato di usare toni xenofobi e di aizzare al razzismo contro gli immigrati.
«Ma figuriamoci! Ha fatto un’operazione politica nei confronti di Forza Italia e del centrodestra senza precedenti. È il primo ad aver sconfitto veramente Berlusconi alle urne ed è diventato il capo. Chapeau».

Le faccio un piccolo esame di salvinismo. C’è un ladro che ha appena rubato nel suo appartamento e sta scappando, le sembra legittimo sparargli?
«Sparargli no, ma una botta in testa…».

C’è una nave della Guardia Costiera, la Diciotti, carica di migranti bisognosi di soccorso. Le sembra giusto bloccarla in porto senza far scendere i passeggeri?
«Salvini voleva dare un segnale forte. Lui interpreta il sentire del popolo».

Lei è salviniana.
«No, sto dalla parte del popolo».

Se suo marito, Boccia, legge questa intervista chiede il divorzio.
«È bene che io e Francesco restiamo una all’opposizione dell’altro. Quando abbiamo appoggiato gli stessi governi, Monti e Letta, è stato un disastro».

Remiamo verso il tempietto neoclassico al centro del lago. De Girolamo lacrima. Le chiedo se sia un pianto nostalgico per il distacco da Forza Italia. Mi spiega che è allergica a qualsiasi cosa. Ne approfitto comunque per fare un po’ di amarcord. 

Ricorda il suo primo incontro con Berlusconi?
«Nel 2007. Ero responsabile giovanile degli azzurri di Benevento. A Napoli c’era una manifestazione con Silvio e noi gli portammo una bambola pigotta dell’Unicef. Lui mi chiese che cosa fosse e scambiammo due battute. Qualche ora dopo riuscii a imbucarmi in una riunione riservata nel palazzo della Prefettura. Silvio se ne accorse e mi disse che era impressionato dalla mia determinazione. Quella stessa notte mi chiamò, ma avevo il cellulare spento. Mi contattò l’indomani mattina mentre facevo colazione con le mie due sorelle».

Che cosa le disse?
«Fissò un incontro a Palazzo Grazioli, a Roma. Arrivai nella Capitale con tutta la famiglia. A pranzo c’erano anche Denis Verdini, Gianni Letta e Sandro Bondi. Io sembravo Heidi».

In mezzo ai lupi.
«Raccontai l’attività del mio gruppo. Lui mi disse che mi avrebbe coinvolta nel nuovo partito, il Pdl. Qualche giorno dopo portai a Verdini e Bondi il mio curriculum accompagnato da tutti i ritagli di giornale sulle iniziative beneventane raccolti da mio nonno».

La prima candidatura alle Politiche… 

«Una notte Berlusconi mi chiamò. Sua madre stava morendo. Mi disse che se Prodi fosse caduto mi avrebbe portata con lui a Roma».

Lei ha sempre avuto accesso a una comunicazione diretta con Berlusconi?
«Sempre. Non sono mai stata attaccata al sole, ma neanche troppo lontana da sentire freddo. Anche quando ero nel Nuovo Centrodestra sono andata tante volte da lui a prendere il gelato la sera tardi».

Interrompiamo la remata e galleggiamo in mezzo al laghetto. La disinvoltura con cui De Girolamo parla di telefonate notturne e di gelati con Berlusconi è sorprendente. Lei in passato è stata accusata da Clemente Mastella di nefandezze varie su come era arrivata in Parlamento. Le chiedo se non tema malignità assortite. Ride: «Figuriamoci. Alfano di me diceva che incutevo negli uomini una certa ansia da prestazione». Dopo una breve parentesi su Alfano («Credo faccia l’avvocato, non lo sento da molto tempo»), torniamo su Berlusconi.

Il rapporto che Berlusconi ha con le donne è noto.
«Capisce se una donna è sensibile a certe attenzioni e con me è sempre stato rispettoso. Non è un caso che sia andata io ospite della puntata di Annozero di Michele Santoro sul caso Ruby. Non avevo e non ho scheletri nascosti».

Berlusconi maschilista…
«Ma sincero. Molti uomini di sinistra sono maschilisti e ipocriti». Ci avviciniamo alla riva e sbarchiamo. Arriva una telefonata da casa. De Girolamo ha preso per sbaglio le chiavi di Boccia. Piccolo siparietto familiare. Si danno appuntamento in un ristorante di Roma Nord. L’ex azzurra comincia a raccontarmi dei suoi esordi in politica: i centri sociali di ultra sinistra frequentati mentre studiava legge a Roma, la voglia di fare il pm sulla scia degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la prima esperienza da penalista, una campagna elettorale fallimentare alle Europee del 2004 al seguito del forzista amico di famiglia Mario De Falco. Il legame strettissimo con il territorio beneventano. Benevento, terra di streghe. «Sono un po’ strega, ahahah».

Ha pronti i bambolotti di Mara Carfagna e di Clemente Mastella da infilzare con uno spillone?
«No. Sono cattolica e conosco il perdono. A loro dedico una sana indifferenza».

Lei è beneventana, ma vive a Roma. Da donna di destra, per il dopo Raggi, chi vorrebbe come sindaco, la leghista Giulia Bongiorno o la sorella d’Italia, Giorgia Meloni?
«Così mi mette in difficoltà… In ogni caso credo che la candidata sarà Giorgia».

Salviniana e meloniana. Così Boccia cambia la serratura di casa. «Ahahah. Guardi che su certi temi io sono più liberal di lui».

Quali temi?
«Quelli etici».

È favorevole ai matrimoni gay?
«Sì».

Alle adozioni da parte di coppie omosessuali?
«Pure».

Eutanasia?
«Favorevole per me stessa, ma andrebbero valutati i singoli casi».

Una volta, in radio, ha denunciato il fatto che suo marito in casa faccia molto poco.
«Molto poco? Diciamo quasi nulla: fa la raccolta differenziata. Punto».

Accompagna vostra figlia Gea a fare sport o alle recite scolastiche? «Macché. Zero di zero. Quando è a Roma la accompagna a scuola la mattina. Ora è candidato alle primarie, si può immaginare. Già era poco presente, ora è proprio “non pervenuto”».

Sarà felice di questo ritrattino.
«Che ci posso fare? Gli uomini di sinistra sono così, ahahah».

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