Myrta Merlino (Doppio Binario – 7 – Ottobre 2018)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 4 ottobre 2018)

ALL’INIZIO CI SALE SOPRA con un po’ di esitazione. Z-z-zz. Poi fa qualche metro, una sterzata e ci prende gusto. Zzzz. Doppio Binario su segway (cioè i trabiccoli elettrici usati dai turisti per zigzagare nei centri storici) con Myrta Merlino, 49 anni, conduttrice tv, signora del mattino su La7. Vociona tonante e lieve cadenza romana velata di napoletano. Merlino ogni giorno apparecchia carrettate di temi e di ospiti per più di due ore. Ha sfiorato più volte l’approdo nella prima serata tv. Appena le chiedo se ha ancora il desiderio di cambiare collocazione nel palinsesto di La7, mi stoppa: «Quando mi assegnarono la tarda mattinata mi dissero anche che era la fascia oraria più schifosa. Ora faccio ascolti ottimi e ho plasmato la trasmissione a mia immagine e somiglianza». Lei alterna l’approfondimento serio con momenti decisamente pop. Un esempio: qualche giorno fa, colta da un impeto normalizzatore, ha sfilato la cravatta all’azzimatissimo vicepremier Luigi Di Maio. Ancora: per intervistare il suo attuale compagno, l’ex calciatore Marco Tardelli, si è presentata in studio con la maglia azzurra della Nazionale. Provo a coglierla di sorpresa: perché sul suo telefono Tardelli è registrato come “Triglia”. Replica: «Perché un’amica, appena ci vide insieme alla nostra prima uscita in pubblico, mi disse: “Che cosa hai combinato con Marco? Ha la faccia da triglia!”».

Merlino è stata redattrice minoliana della tv di Stato Anni 90, co-autrice di Maastricht, Italia al fianco di Alan Friedman e ha esordito come conduttrice nel 2005 con la trasmissione Economix. Mentre traballiamo sui sampietrini intorno all’obelisco di Piazza del Popolo, a Roma, racconta: «Un battesimo del fuoco cruento. Il mio primo ospite fu Giulio Tremonti, allora potentissimo ministro dell’Economia berlusconiano. Appena arrivato si innervosì perché vide che tra i miei appunti c’era un articolo di Eugenio Scalfari che lo scorticava e poi s’infuriò per la presenza inaspettata di Tito Boeri. Uscì dallo studio gridando che me l’avrebbe fatta pagare personalmente e professionalmente».

La minaccia si è mai concretizzata?

«Sì. Qualche anno fa la Rai mi fece una proposta importante e mi dissero che non andò in porto proprio a causa delle pressioni di Tremonti».

È finita a tarallucci e vino: ora Tremonti è spesso suo ospite a L’Aria che tira.

«Sa com’è: sono cattivi quando sono potenti, poi cambiano molto».

Tutti i politici sono così?

«La maggior parte. Quando sono all’opposizione ti mandano tanti messaggini con le faccine per farsi ospitare, appena approdano al governo si volatilizzano. Dovrebbero tutti imparare la lezione che mi diede mia nonna Maria».

Quale lezione?

«Mi diceva sempre che se tratti male una persona mentre stai salendo le scale, quando verrà il momento di scendere, quella persona non ci metterà molto a farti lo sgambetto per farti scivolare».

La morale…

«Se pecchi di arroganza e di prepotenza vieni punito. È quello che è successo a Renzi. Renzi è stato bravo, ha fatto molto e ha un’energia pazzesca, ma sul suo cammino ha fatto incazzare tutti. E così…».

L’arroganza e la prepotenza al tempo del governo giallo-verde. Ha sentito l’audio del messaggio che Rocco Casalino, portavoce del premier, ha inviato a due giornalisti in cui minaccia ritorsioni contro i dirigenti del Mef?

«Come ha detto Elsa Fornero, sorprendono l’imbarbarimento del linguaggio e il modesto senso delle istituzioni. E però ci sono dei “ma”…».

Quali “ma”?

«Ho sentito tanti commenti a questa storia e considero un po’ sciocco lo snobismo nei confronti di Casalino solo perché ha fatto un’esperienza tv col Grande Fratello. Inoltre non concordo con chi pensa che lui non abbia peso politico: chi li ha visti insieme sa che il premier Giuseppe Conte cerca spesso lo sguardo di Casalino. Poi c’è il discorso di come lui si rivolge ai giornalisti e passa loro le veline».

Troppa confidenza?

«No, ma… “il modo ancor m’offende”. Non è una novità che ci siano giornalisti che si limitano a ricevere l’imbeccata di un portavoce. Penso che ci siamo tutti un po’ impigriti. Torniamo a muovere il culo. Internet è importante ma se il nostro lavoro si limita a pubblicare i tweet di un sottosegretario o a mandare in onda la diretta Facebook di un ministro, diventiamo cassette della posta».

Passiamo vicino a una coppia di sposi. Merlino gli sfreccia accanto mentre si stanno baciando. Cominciamo a parlare dei politici che, quando vanno ospiti nei talk show, pretendono di dettar legge: ci sono quelli che vorrebbero mettere bocca sui temi da trattare e quelli che chiedono di non incrociare determinati giornalisti».

Chi sono i più esigenti?

«I Cinque Stelle. Sono ossessivi. Ma nel caso dei big anche la Lega non scherza. A Casalino e a Iva Garibaldi, la portavoce di Matteo Salvini, dico sempre: Di Maio e Salvini sono fuoriclasse, non proteggeteli come bambini, lasciateli performare senza paletti».

C’è un politico che non le ha mai chiesto nulla? Né domande, né altro…

«Massimo D’Alema. Ho nostalgia di quando erano in tanti a buttarsi nell’arena e ad affrontare contesti ostili: duelli, colpi bassi… Era un elemento entusiasmante del nostro mestiere. C’è solo un modo per uscire da questa situazione».

Quale?

«Una grande alleanza tra giornalisti».

Linee programmatiche per l’alleanza…

«Certe concessioni non si fanno più, perché se uno solo cede alle concessioni tutti gli altri vanno in fuorigioco».

Chi è l’ospite più noioso con cui ha avuto a che fare?

«Noioserrimo… Rocco Buttiglione».

Il più efficace?

«Facile. Matteo Salvini, non sbaglia un colpo».

Ce ne sono di permalosi?

«Mario Monti lo è abbastanza».

Quello che non è mai entrato in un suo studio tv e vorrebbe tanto?

«Mario Draghi. O Sergio Mattarella. Ma non frequentano i talk show».

Chi è che non entrerà mai negli studi di L’Aria che tira?

«Gli esponenti di Casapound».

C’è qualcuno che l’ha messa in un particolare stato di soggezione?

«Giuliano Amato. Io sono secchionissima, ma con lui mi sembrava di non prepararmi mai abbastanza».

Studia molto prima di affrontare un’intervista con un ministro?

«Sempre meno. Con quelli di oggi non ce n’è gran bisogno. Sembrerò poco umile, ma spesso ne so più di loro».

Merlino è una precisetta. La leggenda tv narra di sfuriate ferocissime contro i collaboratori rei di qualche errore marchiano. Spiega: «Ai miei dico sempre che se ho torto possono mandarmi aff… Ma poi nel 91% dei casi ho ragione io, eh».

Figlia di Annamaria, sinologa spesso in trasferta a Pechino, e di Giuseppe, francesista proustiano, racconta di essere sempre stata secchiona. La interrogo. “Per molto tempo mi sono coricato…”. Può completare la citazione?

«…“mi sono coricato tardi la sera”. Mi chiede Proust? Ma io detesto Proust. Mio padre me lo ha fatto leggere troppo presto, a tredici anni. Ho avuto genitori particolari». In che senso? «Mia madre non sapeva nemmeno quale sezione frequentassi a scuola. La favola della buonanotte consisteva nelle avventure del Sessantotto parigino».

Riti familiari. La partita della domenica?

«Macché. Papà odiava, e odia, il calcio e i calciatori. Un annetto fa, durante la presentazione di un libro, ha voluto manifestare questa sua antipatia di fronte a Tardelli. Marco alla fine dell’incontro gli ha detto: “Guardi che molti grandi autori hanno scritto sul calcio”. E lui: “Aspetto la bibliografia”».

Lei che studi ha fatto?

«Scienze Politiche. Dopo la laurea ero destinata ad andare a lavorare a Bruxelles, dove avevo fatto uno stage. Invece ho cominciato a collaborare con le pagine economiche del Mattino di Napoli. A inizio Anni 90 mi pubblicarono un piccolo dizionario dei termini europei».

In tv come ci è arrivata?

«Un’amica di mia madre, Lorenza Foschini, lavorava con Gianni Minoli e me lo presentò. Gli feci una grande intervista e subito dopo cominciai a dargli una mano come pr della fiction Un posto al sole. Quando mi chiese di lavorare alla sua trasmissione Mixer, inizialmente rifiutai».

Perché?

«Mi ero appena sposata con un costruttore partenopeo, Mimì, ero spensierata, vivevo in una casa bellissima a Posillipo, giocavo alla giovane signora napoletana. Poi è successa una tragedia».

Quale tragedia?

«Mentre ero al settimo mese di gravidanza mio marito ebbe un brutto incidente in moto. Finì in coma. Tornò a casa dopo che i miei gemelli, Pietro e Giulio, erano già nati. Io lavoravo, lui era assistito da due infermiere. Cominciò un disastro. Era una situazione difficile. Minoli, allora, mi chiese di nuovo di andare a lavorare con lui, a Roma. Mi consigliò: “Hai due bambini appena nati, devi scegliere la vita”. Decisi di trasferirmi nella Capitale. Ovviamente sono stata criticatissima dalla famiglia del mio ex marito che mi trattò come se fossi stata un mostro. Oggi abbiamo un ottimo rapporto e lui mi ringrazia spesso per essermi fatta carico della crescita dei nostri figli».

Il lavoro al fianco di Minoli.

«Poco dopo il mio arrivo a Roma, mi presentò Alan Friedman. Io avevo appena letto Tutto in famiglia, il suo libro sugli Agnelli. Andammo a cena e Minoli, che all’epoca dirigeva Rai3, chiese a Friedman di prendermi a Maastricht, Italia. A fine pasto Alan mi disse: “Andremo d’accordo. Io ebreo newyorkese, tu little princess napoletana”».

Parcheggiamo i segway e ci infiliamo in un bar. Cominciano ad arrivare telefonate: la terza figlia, Caterina, da prendere a scuola, gli autori di L’Aria che tira, un paio di amici. Le chiedo se ci sia una caratteristica che invidia a qualche collega. Non esita: «La calma olimpica di Bruno Vespa. Io sono stressata, travolta dal lavoro».

Giochiamo. Un aggettivo per ognuna delle sue colleghe. Lilli Gruber.

«Inappuntabile».

Lucia Annunziata.

«Sono pazza di Lucia. La conosco da quando frequentavo l’isola di Capri, da ragazza. Lei è una cattiva-buona».

Bianca Berlinguer.

«Algida».

Barbara D’Urso.

«Eterna. Dove devo firmare per arrivare a 61 anni come è lei? Comunque non è esattamente una collega, Barbara fa di tutto, l’attrice, la conduttrice, l’intervistatrice».

Donne e conduzioni. Il suo collega Massimo Giletti recentemente ha dedicato molto spazio alla vicenda di Asia Argento, l’attrice esclusa dal quartetto dei giudici di X-Factor per presunte molestie su un giovane attore.

«Con l’affare Weinstein e il #metoo si è attivato un incredibile tritacarne. Non amo i processi sommari. Mi sembra assodato che Weinstein fosse un mostro, ma ora stiamo facendo diventare il mondo un luogo in cui gli uomini non possono più fare un complimento a una donna senza rischiare una denuncia per molestie».

Lei quando lavorava a Maastricht, Italia subì una molestia da parte di un potentissimo politico.

«Eravamo a Davos. Dominique Strauss Kahn era il ministro dell’Economia francese. Friedman mi mandò a intervistarlo. Lui mi diede appuntamento in hotel. Prima al bar, poi nella sua camera. Mi accolse in vestaglia e provò a baciarmi. Gli diedi un ceffone e me ne andai. Lui sgradevole, malato, ma non è stata una cosa complicatissima da affrontare. Sinceramente…».

Sinceramente…

«La gestione del litigio con Tremonti fu molto più complicata per la mia tenuta psicologica».

Categorie : interviste
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