Matteo Renzi ( 7 – Febbraio 2018)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 22 febbraio 2018)

SPUNTA DA UNA VIUZZA con la sua bici bianca e verde e per poco uno scooter non lo investe. Pedalando disegna un cerchio sull’asfalto. Parcheggia. Siamo a Firenze. Sono i giorni in cui monta la polemica sulla mancata partecipazione dei dem alla manifestazione antifascista di Macerata. Matteo Renzi, 43 anni, segretario del Pd, fa gli occhi a palla di quello allibito. Mentre tracanna un caffè, dice: «Possibile che ormai in Italia qualsiasi cosa succeda diventa colpa del Pd?». I quotidiani riportano un sms che Renzi ha fatto partire dopo aver letto l’ennesimo editoriale stroncademocratici. Il destinatario è Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica. Il messaggino recita più o meno così: «Quando ti troverai il governo Salvini con l’appoggio esterno di CasaPound potrai essere fiero del fatto che le uniche parole su Macerata le hai spese contro Renzi. Non contro i fascisti». Renzi il caldo. Renzi il fumantino. Renzi mano svelta che compulsa messaggi e tweet, senza freni. Renzi che in pochi anni ha bruciato tutte le tappe: da presidente della Provincia di Firenze a premier. Renzi, ex rottamatore, che ora si ritrova a gestire una campagna elettorale in salita. Appuntamento in fondo al Parco delle Cascine per una biciclettata. Il segretario del Pd pedala spensierato, saluta i passanti, canticchia: «È primaveraaa…». Lo affianca un ciclista. I due chiacchierano per un minuto di piste ciclabili. Mi accosto: «Lei vota Renzi?». Risponde: «Non ci sono alternative». Un maratoneta ci supera: «Matteo, quando torni a correre?». Lui: «Domenica scorsa ho fatto dieci chilometri». Un urlo: «Ciao, premier». E lui: «Ex, ex». La scorta lo segue sempre, occhiuta. Gli confesso che immaginavo qualche contestatore in più per strada. Spiega: «Ogni tanto arriva qualche vaffa…, ma qui a Firenze in percentuali ridottissime».

Nel piazzale chiamato “dell’Indiano” c’è una piccola folla che attende Renzi. È una famigliona molto allargata: ci sono militanti antichi, sodali, sostenitori, collaboratori, cittadini amichevoli. Si forma una nuvola di abbracci e di battute complici. Due signore impellicciate commentano l’abbronzatura «del Matteo». Arriva sua moglie Agnese, che cavalca una vecchia bici blu da uomo. Poi Dario Nardella, con la figlia Amelie che suona il clacson a trombetta. I Nardella indossano il caschetto. Da un viottolo spunta Simona Bonafè, europarlamentare renzianissima. Una ragazza somala osserva tutto da lontano. Mi avvicino e chiedo: «Lei vota i democratici?». «Voterei Pd, ma non posso». Si chiama Handè, ha 32 anni. Sperava nello Ius soli.

Un ciclista si affianca al sottoscritto. Indica la mia sharing bike: «Con questa io ci ho fatto fisioterapia dopo un’operazione al ginocchio: è impossibile farci più di due chilometri». A noi ne toccano sedici. Effettivamente si rivelerà una soluzione faticosetta. L’enorme scolaresca democratica si muove. Ed ecco che cosa accade durante la biciclettata: all’inizio della strada sterrata che porta fino a Lastra a Signa due militanti accolgono il segretario con enormi bandierone del Pd. Tipo Giro d’Italia. Nardella cerca notizie sul rinnovo del contratto di Davide Astori, difensore centrale della Fiorentina. Renzi sbaglia strada, si arrampica su una rampa ferroviaria e poi si ricongiunge al gruppone alzandosi sui pedali. Commento di due passanti: «Gli piace far le cose in salita». Viene organizzata una foto di gruppo accanto a un canneto tra il cavalcavia dell’autostrada e una struttura industriale abbandonata.

Renzi chiosa: «Ma proprio qui ci dovevamo fermare?». Clic. Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale toscano, celebre perché a Capodanno si getta nell’Arno, comincia una gara che a fine giornata lo vedrà vincitore: il più fotografato accanto a Renzi. Pur di comparire «col Matteo» a un certo punto scavalca il muro di militanti ciclo-muniti arrampicandosi su una collinetta fangosa. Renzi commenta, parodiando Gianni Minà: «Giani. Più che un mito una leggenda, più che una leggenda…». Alexander Marchi, capogruppo del Pd a Scandicci, si occupa delle dirette Facebook. Marco Agnoletti, serafico portavoce di Renzi, distribuisce compiti e mansioni perché tutto fili liscio.

Il gruppone arriva al Parco dei Renai. Renzi riceve la telefonata di Graziano Delrio e con una piroetta da prestigiatore dei consensi gli fa promettere, in vivavoce, la realizzazione del ponte tra Signa e Lastra a Signa. Parte l’applauso.

Un giornalista affianca il segretario Pd, chiede lumi sull’aumento delle accise. Due militanti bofonchiano: «Deve essere grillino. Ha sentito che tono aggressivo?». Il gruppone in coro: «Per Matteo e per il Pd, hip hip urrà». Sara Ambra, ex vicesindaco di Signa, porta i militanti in pellegrinaggio da Renzi. Agnese nel frattempo intrattiene un gruppetto di signore sulle virtù dello scoutismo adolescenziale. Dopo dieci minuti siamo tutti alla Casa del Popolo di Tripetetolo. Struttura moderna con grandi vetrate. Sala da duecento persone con tavolate lunghe dieci metri e una bolgia di militanti festanti. L’effetto famigliona fiorentin-renziana è moltiplicato. Lo faccio notare al segretario del Pd. Replica soddisfatto: «Guardi che ieri a Perugia era la stessa cosa». Un cuoco corpulento srotola fieramente il menù: antipasti, due primi, cinghiale con piselli e dolce. Un assessore fiorentino, seduto accanto a me, ha da ridire sui crostini con fegatini: «Non hanno un bell’aspetto». Bonafè passa accanto alla brigata nardelliana, saluta e scherza sugli effetti benefici della pedalata sugli onorevoli glutei. Prende la parola Renzi. Esordio da toscana rossissima: «La parola “compagno” viene dal latino cum panis, colui che divide il pane con un altro. Noi oggi mangiamo insieme e qui si sente il senso meraviglioso della comunità». Applausi.

«Saluto Sergio Staino…». Staino, disegnatore e ultimo direttore dell’Unità, si alza e si prende la scena: «Matteo, il vescovo di Macerata…». Renzi prova a fermarlo: «Sergino, calma…». Troppo tardi. Staino si scaglia contro il monsignore che ha consigliato ai maceratesi di chiudersi in casa durante la manifestazione antifascista. Indirettamente è una critica al fatto che anche il Pd ha disertato il corteo. Renzi dribbla l’inconveniente con un doppio passo alla Ronaldinho: «Sono felice che oggi sia qui con noi Silvano Sarti». Sarti, nome di battaglia “Pillo”, è un ex partigiano, storico presidente dell’Anpi fiorentina. Renzi e Sarti si abbracciano. Restano seduti uno accanto all’altro a parlottare per tutto l’antipasto, circondati dai giovani di Lastra a Signa e di Scandicci. Renzi comincia a srotolare la strategia del programma Pd con i cento punti da realizzare. Scherza: «L’hanno soprannominata Centology». Si fa leader/intrattenitore.

Suggerisce a tutti di organizzare almeno tre incontri in casa prima delle elezioni e di stilare un elenco di indecisi tra gli amici e i parenti. «Chiedetegli se conoscono tutto quello che abbiamo realizzato. Se poi vi dicono che il problema è che Renzi gli sta sulle palle…». Risate. Renzi posa il microfono e si mette a mangiare le pennette al pomodoro in piedi. Contemporaneamente parlotta con alcuni militanti e si concede per le foto di rito. Ogni tanto appoggia la mano sulla tasca posteriore dei jeans dove tiene due smartphone. Renzi multitasking. Dato che qualche minuto prima gli avevo chiesto se finirà come Macron, con un partito tutto suo, lui con un gesto indica la sala piena e dice: «La nostra gente sta con noi. Quelli che se ne sono andati non l’hanno ancora capito».

Gli uomini della scorta cominciano a bisbigliare tra loro. È tempo di andare. Fuori dalla Casa del Popolo nel frattempo è arrivato un carro di Carnevale trainato da un trattore. Alcuni bimbi si rincorrono tra loro impugnando spade di gomma piuma. Una giovanissima flautista della Filarmonica di Signa, in giacca e cravatta, prova una scala. Tre signore mascherate da streghe si piazzano davanti all’ingresso del bar. Con loro c’è un signore corpulento travestito da gobbo. Breve sondaggio elettorale tra le streghe. Votate Renzi? Prima Strega: «No, e quando passa gli spazzo le scarpe». Seconda Strega: «E certo. E chi vuoi votare? Il Baffino?». Terza Strega: «No, Baffino, no». Il Gobbo: «Zitte voi. Che questo registra!». Pochi secondi dopo le streghe sono abbracciate all’ex Premier. In posa. La Mandria procede a marcia indietro distribuendo gomitate e spintoni: «Stamo a lavora’!» Un carabiniere in borghese evita che un neonato venga travolto dalle telecamere. Il Gobbo impedisce a due bambini di assaltare Renzi a colpi di coriandoli. La banda, che è lì per inaugurare il Carnevale, a sorpresa, fa partire l’Inno di Mameli. Si canta, impettiti. Le Streghe in coro: «… siam pronte alla mooorte…». Renzi: «…l’Italia chiamò». Un ragazzino vestito da Jack Sparrow chiude la performance col suono acuto di una lingua di Menelik. In macchina Renzi si concede a qualche domanda. Lo porto sulle note dolenti della campagna elettorale e lui entra in modalità “risposta automatica”. La abbandona solo dopo aver ricevuto una telefonata del primogenito (che in mattinata ha segnato una doppietta), quando gli chiedo quanto tempo dedichi ai suoi tre figli. Sorride: «Ora li riesco a seguire un po’ di più».

Pierferdinando Casini candidato a Bologna, Maria Elena Boschi paracadutata a Bolzano… «Casini e Bonino? Se sei in coalizione capita di non votare per qualcuno del tuo partito».

Boschi… «A Bolzano storicamente viene candidato un rappresentante del governo. In passato anche Sergio Mattarella… Io l’avrei candidata tranquillamente ad Arezzo, ma nel Pd mi hanno chiesto di non consentire ai media di concentrarsi sul caso Boschi». Gli faccio notare che è successo lo stesso. Alessandro Di Battista ha attaccato Boschi dicendo: «Bolzano non è una discarica della politica». Replica: «Non mi metto su questo livello… Abbiamo la migliore squadra di candidati». Scendiamo dall’auto e proseguiamo a piedi. Passiamo davanti a Palazzo Pitti, ci infiliamo in un bar. Si crea una piccola fila di turisti italiani che esigono un selfie. Renzi alterna con disinvoltura i sorrisi per i passanti e le risposte alle domande di 7: «… Ciao come ti chiami?… Noi siamo gli unici a non illudere gli italiani con promesse irrealizzabili… Sei di Napoli? Tenete sotto la Juve, eh… L’obiettivo è essere il primo gruppo parlamentare per evitare che al governo vadano gli estremisti…». Una ragazza di Foligno, dopo il clic, annuncia: «Quest’anno voto per la prima volta». Per Renzi? «Vedremo».

Essere il primo gruppo parlamentare servirebbe al Pd per dar vita al cosiddetto governo del Presidente, quello con Forza Italia e Liberi e Uguali? «Lasci stare… Quelli sono i sogni di D’Alema».

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