Anna Valle (Doppio Binario – 7 – Novembre 2017)

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(Intervista pubblicata su 7 – Corriere della Sera il 30 novembre 2017)

SOSPESA A QUINDICI METRI DI ALTEZZA, appesa a una maniglietta rossa della parete artificiale, si gira verso di me e fa: «Fico, eh? Per me è la prima volta. Credo che lo rifarò». Scopro così che il Doppio Binario in arrampicata a cui ci stiamo sottoponendo, imbracati, è figlio di una curiosità esplorativa di Anna Valle. Siamo a Pero, nella periferia milanese, nel capannone RockSpot, circondati da uomini ragno che scalano con disinvoltura percorsi impervi. L’indole no limits di Anna è una caratteristica poco nota, ma molto radicata: ha raggiunto i 250 chilometri orari in autostrada («Ma dove era lecito, eh») e ha imparato a derapare e controsterzare sul ghiaccio durante un campus in Finlandia. «Da ragazza ho partecipato anche a un “palle quadre”». Esclamo: «Un palle che…?». Spiega: «Quadre. È una corsa notturna in moto con chilometraggi folli. Lì però non guidavo io». Aggiunge: «Al volante sono anche abbastanza irascibile. Capisci perché l’immagine della donna algida ed elegante, mi sta strettina?». L’ultimo tentativo di sganciarsi da questo stereotipo, lo ha fatto negli studi della trasmissione Stasera a CasaMika 2, esibendosi in un bacio ironico di ottantadue secondi con lo stesso Mika. Sul set, invece, le è capitato molto poco di uscire dal modello bellezza classica. Dice: «È successo in un corto lesbo, agli esordi, che si chiamava Le due bambole rosse, nel film MissTake in cui ero una specie di mantide religiosa, e in Papa Giovanni, dove il regista Giorgio Capitani superò le obiezioni di chi mi considerava troppo elegante, facendomi interpretare un’operaia». Valle è stata nel cast di più di venticinque film per la tv: ha interpretato principesse, first lady, ricche signore, commesse e maestrine. «Vorrei un ruolo da cattiva», sbuffa. «La prostituta di Romanzo Criminale. La spietata malavitosa di Squadra Antimafia. Oppure un ruolo comico». Cari registi, prendetelo come un appello. Anche perché quando le chiedo quale sia la scena che lascerebbe ai posteri come esempio della sua arte, risponde: «Qualche minuto della commedia teatrale Confidenze troppo intime. Lì si rideva». Ora Anna ha prodotto un film, L’età imperfetta, con il marito Ulisse Lendaro. Lui è anche il regista della pellicola: è la storia di due adolescenti tra primi amori, esami esistenziali e audizioni per diventare ballerine classiche: «La camera da presa tiene il fiato sul collo delle due ragazze per un centinaio di minuti». Mentre ci caliamo dalla parete, strizzati nelle imbracature, finiamo per parlare di molestie. Lei è stata Miss Italia, ha frequentato e frequenta il mondo del cinema e della tv. Dice: «È uscita fuori tanta merda. Ed è giusto che sia così. Ma credo che il problema non riguardi solo il nostro ambiente».

Il caso Weinstein, il caso Brizzi, il caso Spacey…

«Senza entrare nello specifico. Io credo che un uomo che abusi del suo potere vada condannato senza mezze misure. Poi si possono distinguere i casi. Ma se ti trovi inconsapevolmente in situazioni che non hai cercato e che non immaginavi sei una vittima. Punto».

A te è mai capitato di essere molestata da un regista o da un produttore?

«No. Sono stata fortunata. O sono stata protetta. Ma ammetto che durante gli incontri di lavoro ho quasi sempre accanto a me un agente, un ufficio stampa o qualcuno dell’agenzia. Quelli che hanno la fama di allungare un po’ le mani ci sono, ma possono essere anche fotografi di scena, aiuti-registi… Ci provano».

Tra i tuoi registi preferiti c’è Giuseppe Tornatore. Anche lui è stato accusato di avances eccessive da Miriana Trevisan.

«Con Tornatore io ho fatto un provino e l’ho incontrato più di una volta. La mia esperienza con lui è stata positiva».

Le denunce di molestie e di violenze di questi giorni cambieranno qualcosa?

«Ora è esploso il bubbone. Chi si vergognava, o aveva paura, o non si era reso bene conto di aver subito una violenza, ha preso coraggio. Ed è probabile che da ora in poi nessun regista e nessun produttore vorrà più incontrare una donna per un colloquio di lavoro da solo senza un testimone che attesti la sua integrità».

Siamo a terra. Cerchiamo un posto dove proseguire l’intervista e finiamo nel bar salutista della palestra. Anna si concede una bottiglietta d’acqua. Mi racconta che anche sua figlia Ginevra, 9 anni, ha partecipato alle riprese di L’età imperfetta: «Ha visto me e Ulisse che leggevamo il copione, a casa. Si è incuriosita. Ha letto qualche pagina. E allora le abbiamo proposto una piccola parte».

Spingerai tua figlia a fare l’attrice?

«Ma no. Se lei vorrà non glielo impedirò. È un mestiere meraviglioso».

Se ti chiedesse di partecipare a un talent show per ragazzi?

«Lei ama cucinare. Le hanno proposto di partecipare a un talent per giovani pasticcieri e ho stoppato tutto. Mi sembra uno stress inutile per una bambina».

Hai prodotto un film sull’adolescenza. Che cosa temi di più per l’adolescenza dei tuoi figli? Droga, sesso…

«Al momento mi spaventano i social network. La confusione tra rapporti virtuali e reali. La gestione dell’immagine del proprio corpo…».

Tu quali social network utilizzi?

«Nessuno. Non ho nemmeno WhatsApp. Fino a poco tempo fa con mia madre comunicavo attraverso lunghissime lettere scritte a mano. Guarda…».

Anna tira fuori un’agenda di pelle nera con pagine gonfie di note, appunti, considerazioni. «Vedi? Qui ho scritto “Mi mancano i bimbi”». Obietto: esiste un tuo profilo Instagram molto attivo.

Ci sei tu che fai yoga, tu che mostri piatti appena sfornati…

«È tutto finto. È un fake. Sono foto di scena. Prima mi faceva sorridere. Ora ho deciso di denunciare. Questo tipo, o questa tipa posta auguri a mio marito e ai miei figli. È un po’ eccessivo. Se chi gestisce quel profilo dovesse impazzire e scrivere insulti a sproposito mi potrebbe mettere nei guai».

Anna si assenta per qualche minuto per cambiarsi. Quando mi raggiunge al tavolo ridacchia. Racconta: «Per sbaglio ho forzato la serratura di un armadietto che non era il mio». Si rimette a parlare dell’ Età imperfetta e di come lei stessa ha vissuto la sua adolescenza. «È un’età che non ti molla mai».

La tua adolescenza a Lentini, in Sicilia.

«Spensierata. Malgrado avessi una situazione familiare complessa. I miei genitori si erano separati. Io e mia sorella aspettavamo accanto al telefono la chiamata quotidiana di papà. Era un appuntamento fisso. Mia madre fu molto brava a lasciarmi costruire nuove amicizie. Senza eccessive durezze».

Poi è arrivata Miss Italia.

«In realtà rifiutai di partecipare sia nel 1993 sia nel 1994».

Nel 1995 sei stata incoronata reginetta.

«E a vent’anni mi sono ritrovata a Roma, con tutta la vita davanti e le idee molto chiare su quel che sarei voluta diventare».

Il tuo primo ciak?

«Per il cinema? Con Pino Quartullo nel film Le faremo tanto male, uscito nel 1998».

Wikipedia riporta anche la partecipazione a In camera mia, del 1992.

«Mai sentito. Wikipedia, correggi per cortesia».

Come scegli le parti e i film su cui lavorare?

«Vado a istinto. Se mentre leggo un copione lo sento mio…».

Ti è mai capitato di accorgerti di aver sbagliato una scelta importante?

«Sì. Non accettai di fare il provino per il film Marcinelle. La parte poi la ebbe Maria Grazia Cucinotta e il personaggio si rivelò molto poetico».

Provini. Qualche inciampo?

«Quello per cui ho rosicato di più è stato proprio con Tornatore per La leggenda del pianista sull’oceano. Ma anche con Mel Gibson… Durante i provini per La passione di Cristo la prima cosa che mi disse fu: “Ma quanto sei alta?”».

Quale ruolo avresti dovuto interpretare?

«La Maddalena. Alla fine Gibson scelse Monica Bellucci. Lei è di una bellezza sconvolgente. E anche un po’ più giusta di me per quel ruolo. Io sono più Madonna, che Maddalena. O almeno è così che mi dipingono».

Torniamo al tuo desiderio di interpretare altro rispetto all’immagine che il pubblico ha di te.

«Ho letto un’intervista a Cate Blanchett in cui raccontava quanto si è divertita a interpretare la perfida Hela, la dea della morte, in Thor Ragnarok. Allontanateci dalla consuetudine! Radeteci a zero i capelli, fateci ingrassare di venti chili! Nel cinema e nella tivvù ogni tanto mi sembra che manchi coraggio. Non si osa. Un’attrice è lì per quello. Per farsi dirigere in nuove sfide».

Nuove sfide. Tu preferiresti duettare con Stefano Accorsi o con Luca Marinelli?

«Amo Accorsi, ma Marinelli è un po’ più maledetto».

Preferiresti farti dirigere da Cinzia Th Torrini o da Stefano Sollima?

«Da Sollima. In un ruolo da maledetta, appunto».

Anna ingolla un ultimo sorso d’acqua. Mentre ci salutiamo le ricordo che l’ultima volta che ci siamo incontrati eravamo alla vigilia delle elezioni Politiche del 2013. Lei mi disse che avrebbe votato il meno peggio, cioè il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.

Alle prossime Politiche confermerai quel voto?

«Non credo. Vivo a Vicenza, ma sono spesso a Roma e insomma… Diciamo che la politica in questo momento non è molto stimolante. Probabilmente non voterò». 

Categorie : interviste
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