Vanessa Incontrada – 2 (Sette – novembre 2014)

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(Intervista pubblicata su Sette – Corriere della Sera, il 14 novembre 2014)
Quando le riferisco che Carlo Freccero, maestro di tivvù, ha indicato Un’altra vita come l’emblema del renzismo catodico, che tranquillizza gli italiani e li consola dalla crisi, lei si apre in un sorriso gigante e ringrazia: «È una cosa bella, no?». Vanessa Incontrada, 35 anni, attrice e conduttrice, dopo un periodo professionale altalenante, ora si sta godendo una specie di rinascita felice: ha ipnotizzato milioni di telespettatori per settimane interpretando Emma, la protagonista della fiction “tranquillizzante” girata a Ponza per RaiUno. E da qualche giorno ha cominciato le riprese del nuovo Italia’s Got Talent, che andrà in onda col palinsesto primaverile di Sky.
Appollaiata sulla poltroncina di un hotel romano, mentre parla rovista dentro una busta bianca. Dentro ci sono una ventina di minuscoli vasetti di marmellata. Dice: «Ognuno è una dose perfetta per la colazione». Ride. Elenca le diete fatte: «Proteica, ipocalorica, no carb…». Conclude: «La verità è che mangiare mi piace e mi calma. Quindi mangio».
Vanessa è tornata a essere corteggiatissima e il boom di ascolti sull’emittente di Stato le ha procurato anche proposte per girare spot prestigiosi. Le ricordo il suo lungo esilio lontano dal mondo degli show più sgargianti. Quasi cinque anni. Sospira: «La pazienza è stata ripagata». Appena nomino Zelig, la trasmissione che ha condotto dal 2004 al 2010, Vanessa sussurra: «Mi dispiace che non facciano più lo share di una volta». Lei lo nega, ma si intravede una pagliuzza di soddisfazione in fondo agli occhi.
Ascolti stellari. Proposte di qualità che fioccano. Una nuova vita?
«Sono orgogliosa di me. Dal 2010 a oggi ho detto qualche no a progetti che non mi sembravano adeguati. È stato anche un sacrificio economico: non vengo da una famiglia ricca. Ora so che ho fatto bene».
È una rivincita? Hai raccontato spesso il trattamento ruvido che ti ha riservato il mondo della tv.
«Non sono una donna vendicativa. Ma ora mi vengono in mente tutte le persone che negli ultimi anni mi hanno snobbata o mi hanno ferita con qualche cattiveria».
Fuori i nomi.
«Citarli sarebbe dargli troppa importanza».
Li incontrerai ancora, in qualche corridoio Rai, nella sede di qualche produzione tv…
«E non gli dirò nulla. L’indifferenza è l’arma più efficace. Di sicuro però indagherò i loro sguardi. So che ora mi osservano con occhi diversi».
Il successo illumina e abbellisce.
«Ho già incrociato alcune di queste persone. Sono volati complimenti sperticati. Mentre li ascoltavo pensavo: sono ubriaca io o sono molto doppi loro?».
Qualche giornale in passato ti ha anche regalato dei titolacci sguaiati a causa delle tue cicce da neo mamma.
«Di quelli non mi importa più nulla. Ho vissuto ironicamente quel periodo. Certe esagerazioni, però, hanno lasciato il segno».
Quale segno?
«Il trauma per aver vissuto male l’estetica della mia gravidanza. Ora vivo con molto imbarazzo le scene in cui devo mostrare il mio corpo. Chiedo sempre al regista che siano presenti meno persone possibili sul set. Ricontrollo le scene appena girate».
È vero che a Follonica, dove vivi, hai partecipato a una specie di terapia di gruppo?
«Terapia mi pare una parola eccessiva. Ho frequentato un gruppo che si chiama “Nove mesi”. Avevo bisogno di confrontarmi con altre persone».
Una star tv che rivela i suoi segreti a degli sconosciuti.
«Mi sono concessa il lusso di pensare a me stessa semplicemente come Vanessa».
L’impatto di Un’altra vita sulle giornate di Vanessa a Follonica?
«Prima per strada mi chiedevano: “Quando torni a Zelig con Bisio?”. Ora mi domandano: “Emma, quando parte la seconda serie?”».
Ci sarà una seconda serie di Un’altra vita?
«Presumo di sì, visti i risultati di share. Ma non c’è ancora stata una comunicazione ufficiale. Nel frattempo con la stessa regista Cinzia Th Torrini ho girato Anna e Yusuf. Il mercoledì mattina, quando ci chiamavano per comunicarci le percentuali di share di Un’altra vita interrompevamo le riprese per festeggiare».
Sky ti ha chiamata a Italia’s Got Talent sull’onda di questo successo di ascolti?
«No. Mi hanno contattata molto prima».
Da telespettatrice guardavi l’Italia’s Got Talent realizzato da Maria De Filippi e da Gerry Scotti?
«Sì, ma preferivo quello inglese. Più moderno».
I critici paragonavano l’Italia’s Got Talent in onda su Canale5 alla Corrida di Corrado.
«Era molto pop. Ed è normale: era realizzato per il pubblico ampio della televisione generalista».
Come sarà la nuova versione per Sky?
«Sky ha un pubblico più selezionato di Rai e di Mediaset. Puntiamo a trovare dei talenti veri che possano coltivare una carriera artistica. Sul satellite si può cercare più qualità. Lo si vede anche nelle fiction: Gomorra, True detective…».
Ti piacerebbe recitare in una di queste serie tv?
«Certo. La mia preferita però è Homeland».
Se qualcuno ti proponesse un ruolo da cattivissima…
«Magari. Sarei felice».
I tuoi personaggi sono quasi sempre ultra rassicuranti. Saresti in grado di interpretare una spacciatrice crudele?
«Il male dietro le lentiggini. Perché no? Mi piacerebbe anche un ruolo che richieda una trasformazione fisica».
Hai raccontato di non aver mai frequentato una scuola di recitazione…
«Ho sempre seguito il consiglio che mi diede Pupi Avati: “La tua scuola saranno i film che ti capiteranno”. Pupi mi ha chiamata dopo una puntata di Un’altra vita».
Che cosa ti ha detto?
«Testuale: “Che soddisfazione vederti lì, con quel faccione”».
Non sembra esattamente un complimento.
«Lo diceva affettuosamente. Lui ha creduto molto in me».
Chi è il regista dei tuoi sogni?
«Tra gli italiani? Sempre Matteo Garrone. Mi ha impressionato come è riuscito a dirigere Aniello Arena in Reality».
L’attore con cui vorresti duettare?
«Vinicio Marchioni. Bravissimo nell’interpretare un ladro sordomuto nell’ultimo film di Paolo Genovesi».
La tua attrice di riferimento?
«Barbra Streisand. Il mio film preferito è L’amore ha due facce di cui Streisand è produttrice, regista e protagonista».
Qual è la scelta che ti ha cambiato la vita?
«Fare mio figlio Isal. Sarò banale, ma è così».
Riesci a passarci molto tempo?
«Abbastanza. Con le altre mamme sono riuscita a ottenere che i bambini non andassero a scuola anche il sabato…».
Quando sei fuori per uno show o per girare una fiction come fai?
«Ogni tanto il piccolo viene con me. Altrimenti lo vedo nei week end».
Sensi di colpa?
«Certo. Quando esco di casa per partire o quando lo vedo allontanarsi da un set dove sto lavorando è sempre una sofferenza».
Quando sei con lui, ti capita mai di pensare che invece dovresti essere al lavoro?
«No, proprio no. Quando sono con Isal stacco completamente e divento irreperibile».
Che giochi fai con tuo figlio?
«Ehm… vado alla stazione».
Come, scusa?
«Mio figlio è maniaco dei treni. Li ama, li studia, conosce gli orari. A Follonica, a Roma, a Milano… mi chiede continuamente di andare in stazione».
Per te non è un gran divertimento.
«Ma godo nel vedere la sua gioia».
Qual è l’errore più grande che hai fatto?
«Aprire il ristorante Le Bimbe. Un sacrificio in perdita».
Ne hai sempre parlato con fierezza.
«Poi mi sono accorta di quanto sia difficile la ristorazione: economicamente ci ho perso parecchio».
Che cosa guardi in tv?
«Tutto, tranne i talkshow sull’attualità».
Perché?
«Considero molti dei politici che vanno in tv davvero poco credibili».
Sai chi è Maria Chiara Fraschetta?
«No».
È il vero nome di Nina Zilli, una dei tuoi colleghi a Italia’s Got Talent.
«Dici che durante le dirette la posso chiamare Chiaretta?».
Un aggettivo per Nina Zilli.
«Eterea».
Claudio Bisio?
«Improvvisante. È il re dell’improvvisazione. Se ne accorgerà chi ha la pretesa di inscatolarlo in un format molto rigido. Frank Matano è geniale e Luciana Littizzetto è la schiettezza fatta comicità».
Sai che cos’è un prediciottesimo?
«Sono i video patinati e posatissimi che fanno alcuni ragazzi per il loro diciottesimo compleanno».
Se tuo figlio tra dodici anni ti chiedesse di fare il suo prediciottesimo…
«Maffigurati! Ho visto un talkshow con alcune di queste ragazze e…».
…non essere snob…
«…era incredibile quanto fossero poco autoironiche e consapevoli: pensavano di essere state invitate perché rese famose dal loro prediciottesimo…».
E invece?
«Erano lì in quanto fenomeni da baraccone. Tutto un po’ triste».

Vittorio Zincone
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