Ida Nicotra (Sette – ottobre 2013)
0 commenti(intervista pubblicata su Sette – Corriere della Sera il 4 ottobre 2013)
E’ in Argentina per un convegno di costituzionalisti ibero-americani, quindi l’intervista si svolge via Skype. Ida Nicotra, 49 anni e tre figlie, docente di Diritto Costituzionale a Catania, tendenza pidielle, è una di quei 35 saggi che hanno consegnato a Enrico Letta la bozza per modificare la nostra Carta Costituzionale. Quei saggi voluti dal Presidente Giorgio Napolitano. Quei saggi contestati dal Movimento 5 Stelle. Quei saggi contro cui è stato lanciato un appello del Fatto quotidiano e contro il lavoro dei quali si svolgerà una manifestazione il 12 ottobre. Quei saggi che si sono riuniti l’ultima volta in un resort abruzzese pluristellato. Nicotra: «Io non c’ero, ma vi assicuro che i miei colleghi hanno lavorato molto duramente». Partiamo dalle polemiche.
Che bisogno c’era di un Comitato di saggi quando esiste già una Commissione parlamentare che si occupa di Affari Costituzionali?
«Credo che l’idea sia mutuata dall’esempio francese del Comitato Balladur. Napolitano ha voluto dare maggiore legittimazione alla riforma. Visto che oggi i cittadini non sono molto affezionati ai politici…».
Saggi di area Pdl. Saggi di area Pd. Saggi neutrali. Nel Comitato non c’era nessuno legato al Movimento 5 Stelle.
«Non ho chiesto il DNA degli intellettuali e dei giuristi presenti. Non so se ci fosse qualcuno vicino a Grillo».
Direi di no. Grillo in pratica sostiene che il vostro progetto ricalchi quello della P2.
«Ma figuriamoci. Secondo me i grillini non l’hanno letto».
Sarà, ma sono molti quelli che protestano per difendere la Costituzione.
«La Costituzione si difende anche adeguandola ai tempi che mutano. La prima parte della nostra Carta è ancora all’avanguardia, anche se inserirei un articolo sulla tutela dell’ambiente e uno sull’appartenenza dell’Italia all’Unione europea. La seconda parte, invece, è datata e ha bisogno di essere ritoccata. Come una bella signora avanti negli anni».
Ci sono belle signore avanti negli anni che non intendono ritoccarsi. È scoppiata una polemica anche sul ddl del governo per cambiare l’articolo 138, quello fondamentale sulle modalità di modifica della Costituzione.
«Col ddl il referendum diventa necessario per approvare la riforma costituzionale. Questo è un cambiamento che va incontro agli elettori. È un omaggio ai cittadini. Il Movimento 5 Stelle parla di partecipazione dal basso e poi si oppone alla partecipazione?».
I grillini dovrebbero essere contenti?
«Certo. In ogni caso noi diamo alcune opzioni al governo. La politica sceglierà quale opzione portare avanti. Il Parlamento ratificherà la riforma. Abbiamo lavorato per riscattare il Paese».
Ci sono state molte contrapposizioni tra i costituzionalisti delle varie aree?
«No. I diversi orientamenti hanno lasciato il passo all’urgenza e alla necessità di trovare soluzioni condivise soprattutto per superare il nostro bicameralismo perfetto che rende farraginoso e ingovernabile il sistema».
Nadia Urbinati ha lasciato il Comitato dei saggi dicendo: «Quagliariello è di parte».
«L’imparzialità del ministro Quagliariello nella conduzione dei lavori del Comitato è stata riconosciuta da tutti i componenti dello stesso. Abbiamo lavorato più di cento ore. Con grande intensità».
Quali soluzioni avete trovato?
«A parte la riduzione dei parlamentari (i deputati da 600 a 450 circa e i senatori da 315 a 200), la riforma più importante è quella della forma di governo, collegata alla legge elettorale. Letta ora ha in mano tre opzioni».
Spieghi.
«Opzione 1. Razionalizzazione dell’attuale forma di governo con il premier che ha potere di nomina e di revoca dei ministri e la possibilità di sciogliere le Camere. In più, la mozione di sfiducia costruttiva. Cioè: il Parlamento non può sfiduciare un premier senza contestualmente aver individuato un’altra personalità a cui affidare il governo. Opzione 2: semi-presidenzialismo alla francese. Legando l’elezione del presidente a quella del Parlamento per favorire la coabitazione».
La coabitazione tra il presidente di un colore politico e una maggioranza parlamentare del colore opposto non rischia di paralizzare il sistema?
«No. Nei sistemi maturi la coabitazione può diventare collaborazione e impedisce il prevalere di una parte sull’altra. Poi c’è l’opzione 3: il premier viene eletto direttamente dagli elettori e ha il potere di sciogliere le Camere. Il Presidente della Repubblica rimane terzo ed imparziale».
Napolitano è terzo e imparziale, o come dicono i suoi detrattori, siamo nel regno di Re Giorgio?
«Napolitano ha tenuto unito il sistema. Ritengo che non ci siano state forzature. Diversamente da quanto accaduto durante la presidenza Scalfaro, a metà anni Novanta».
Su Twitter c’è traccia di una sua discussione con Stefano Ceccanti sulla costituzionalità della legge Severino.
«Una legge non può avere valore retroattivo. Conosco le obiezioni a questo argomento, ma il problema vero è che quel provvedimento è stato votato sia dal Pd sia dal Pdl con leggerezza».
I costituzionalisti che entrano così nel dibattito politico non rischiano di perdere credibilità?
«Dico solo cose di cui sono convinta, al di là delle simpatie».
In Italia il rapporto tra magistratura e politica…
«Lo vogliamo dire? Cancellare l’immunità parlamentare voluta dai Padri Costituenti è stato un errore. Quella norma oggi avrebbe evitato alcuni eccessi».
L’immunità fu soppressa perché molti politici la usavano per proteggere i loro ladrocini.
«Già. E infatti credo che il vero investimento da fare in Italia sia quello sulla cultura e l’istruzione. Il senso civico e l’etica pubblica si alimentano così».
Chi le ha comunicato che era stata selezionata per il Comitato?
«Il telegiornale. Ero a casa. Un amico mi ha chiamata e mi ha detto di sintonizzarmi sul tiggì perché avevano appena fatto il mio nome».
Come si diventa “saggia”?
«Studiando. Preferirei la definizione “esperta”».
Mi racconta la sua infanzia?
«Sono nata il 29 settembre…».
Il giorno in cui è nato Berlusconi.
«E anche Bersani. È il giorno della canzone di Battisti e Mogol».
Seduto in quel caffè/io non pensavo a te… La sua famiglia?
«Non ho natali illustri. Mia madre era maestra delle elementari».
Lei era adolescente negli anni Settanta.
«Sì, ma non ho mai partecipato ai movimenti studenteschi e alla contestazione. Giocavo a pallavolo. Scuola e palestra. Palestra e scuola».
Che studi ha fatto?
«Giurisprudenza a Catania».
Quando ha incontrato la politica?
«Tardi. Il lavoro di costituzionalista impone una conoscenza profonda della realtà politica. Il diritto mi ha portato alla politica».
Il diritto l’ha portata ad avvicinarsi al Pdl.
«Sì, attraverso la Fondazione Magna Carta».
Quella di Gaetano Quagliariello. Conosce Berlusconi?
«L’ho incontrato durante una cena, a Palermo».
Lei ha tre figlie.
«Giuliana, 21 anni. Claudia, 20 e Benedetta, 8. Avere la terza figlia a quarant’anni mi ha ringiovanita».
A cena col nemico?
«Con Massimo D’Alema. Lo stimo. L’ho conosciuto a un convegno di Italianeuropei».
Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?
«Il secondo matrimonio. Me l’ha cambiata in meglio».
Il film preferito?
«C’era una volta in America di Sergio Leone».
La canzone?
«Luna di Gianni Togni. E guardo il mondo da un oblò…».
Il libro?
«Guerra e pace di Lev Tolstoj».
Il volume che darebbe in mano a un giovane studente per fargli venire un po’ di senso civico?
«Il Trattato sulla tolleranza di Voltaire».
Sa quanto costa un pacco di pasta?
«Dipende. Ma circa un euro».
Conosce i confini di Israele?
«Libano, Giordania, Egitto…».
L’articolo 3 della Costituzione?
«È quello sull’uguaglianza».
In Italia c’è uguaglianza di fronte alla legge?
«Tendenzialmente sì. Ma insomma, tutto è perfettibile».
Che cosa guarda in tv?
«Montalbano, i talkshow di attualità. E tanto calcio. Tifo Catania. Quest’anno ho già portato allo stadio mia figlia».
Intoni l’inno.
«No, la prego. Il dialetto non è il mio forte. Le dico la formazione: Andujar, Alvarez, Spolli, Barrientos…».