Sarah Varetto (Sette – luglio 2011)

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Sarah Eugenia Celsina Varetto, 39 anni, è la nuova direttrice di Sky Tg24. La sua nomina è un piccolo colpo all’Italia del gerontomachismo e della tv scollacciata. Torinese, alta, magrissima, non ama parlare di sé. Anzi, fosse per lei parlerebbe solo di economia. Durante l’intervista si scioglie solo quando comincia a srotolare dati: «Attenzione! Siamo arrivati a 216 punti di spread con i bund tedeschi».
Varetto ha un marito/collega (Salvo Sottile, conduttore di Quarto Grado) e una fama di donna determinata e secchiona. Quando mi racconta di essere torinista e di aver cominciato a fare la giornalista nel 1992 con un servizio sul calcio, la metto alla prova: la formazione del Toro di Mondonico? Lei prima esita, poi sorride: «Marchegiani, Cravero, Sordo…».
La incontro in una stanzetta asettica nella sede Sky di via Salaria, a Roma. Mentre parliamo, su uno schermo al plasma compare il faccione di Alessandro Marenzi, il giornalista che la sostituirà nella conduzione del “suo” Sky Tg24 Economia. Varetto ha un piccolo sussulto: «Lui è bravissimo e coltissimo. Ma fa impressione vedere qualcuno lì, nel mio studio tv». Cominciamo da qui.
Da direttrice continuerai ad andare in video?
«No. Mi mancherà. Ma c’è talmente tanto da fare…».
Quali saranno le novità del tuo Sky Tg24?
«Cercherò di valorizzare gli interni: ci sono molti giornalisti che hanno potenzialità non ancora espresse».
Aumenterai gli spazi di approfondimento?
«Ci sarà la trasmissione di Emilio Carelli… Vorrei lavorare soprattutto sulle edizioni del tg. Quello delle 17 che conducevo io era mirato sull’Economia. Ce ne potranno essere altri sulla Politica, sugli Esteri…».
Ci sono giornalisti di altri Tg che ti piacciono in modo particolare?
«Sì, ma non posso fare i nomi. Se no si alzano troppo le loro quotazioni».
C’è una campagna acquisti in corso?
«Era una battuta».
Chi vorresti come rubrichista fisso di Sky Tg24, Saviano o Ferrara?
«Saviano tutti i giorni. Ferrara per un approfondimento settimanale».
Che cosa pensi dello stra-discusso Tg1 di Augusto Minzolini?
«Diciamo che Minzolini ha innovato la gerarchia delle notizie. Dopodiché si può più o meno condividere la scelta».
Ti offrono il Tg1. Che fai?
«Rifiuto. Non ci andrei mai. Sto bene qui: dove si cresce e si avanza per merito».
Chi è il direttore di Tg più bravo in circolazione?
«Sarò banale: Enrico Mentana. Ho sempre pensato che fosse un delitto tenerlo lontano dal video».
Per un po’ se ne è parlato proprio come del possibile direttore di SkyTg24.
«Ci sarebbe stato da imparare. Mi piace il suo telegiornale di La7 e mi piaceva quello di Canale5. Due Tg molto diversi uno dall’altro».
Il tg di La7 ora è una continua epifania di ascolti.
«Mentana ha capito che anche l’informazione è un mercato. Ha trovato un vuoto nella tv generalista e lo ha colmato».
Ascolti. Le gerarchie tradizionali sembrano esplodere. Ci sono giorni in cui Rete4 e Raitre doppiano Raiuno e Canale5. C’è stato Tutti in piedi di Santoro che ha spopolato…
«La domanda dei telespettatori è in evoluzione. Sky ha contribuito a questo processo. C’è una rivoluzione generazionale in corso. Il telespettatore smette di subire il palinsesto e cerca quel che gli interessa davvero. Crea un proprio percorso. L’informazione si deve adeguare. Non credo che i miei figli, tra dieci anni, staranno lì ad aspettare il tg delle 20. Lo share sarà sempre più parcellizzato. A noi le web tv, l’informazione on line o la tv on demand possono sembrare novità, ma per i più giovani sono la normalità».
Tv personalizzata. Nel tuo pacchetto tv metteresti anche Current, la tv di Al Gore che il 31 luglio uscirà dalla piattaforma Sky?
«Alcune cose di Current mi piacciono, altre meno. Dopodiché Sky fa business: la riduzione dell’offerta economica a Current è stata fatta sulla base del gradimento degli abbonati».
Tu hai un sito personale o un blog?
«No».
Sei su Facebook o su Twitter?
«Nemmeno. Non ho tempo né voglia di comunicare cose personali sul Web. Uso Internet per informarmi. Da anni, la mattina, i primi quotidiani li leggo online».
I giornali di carta sono destinati a scomparire?
«Non credo. Ma io soffro d’insonnia e alle cinque del mattino non c’è nessuno che mi porti il giornale a casa. Un clic sull’iPad e via».
Le prime cose che cerchi sul quotidiano?
«Le analisi di Giavazzi, Alesina, Bastasin e Mucchetti».
Ricordi quando hai cominciato a leggere i giornali?
«La prima parola che ho letto in vita mia è stata la testata del quotidiano La Stampa».
Questa sembra un’invenzione per rendere affascinante la biografia della neodirettrice di Sky Tg24.
«Se è per questo mi sono appassionata al giornalismo grazie ai canali all news! Anche questo sembra detto apposta, eh?».
Come sei diventata giornalista? Che studi hai fatto?
«Sono torinese da generazioni. Mio padre lavorava alla Fiat, mia madre aveva un negozio. Ho frequentato il liceo scientifico “Segrè” e ho studiato Giurisprudenza: volevo entrare in una banca d’affari».
Poi che cosa è successo?
«Ho cominciato a collaborare con la tv locale GRP (Giornale Radiotelevisivo Piemontese)».
Il tuo primo servizio?
«Sul Torino Calcio, in un programma condotto da Cesare Lanza. Dopo un po’ sono passata al tg. Ci sono restata 6 anni, fino a quando un’amica mi consigliò di inviare il curriculum per una nuova trasmissione Rai».
Quale?
«Maastricht-Italia. All’inizio la Rai si era persa il pacco con i miei dati e i miei video-servizi. Arrivai al colloquio con Alan Friedman l’ultimo giorno utile».
Come andò il colloquio?
«Mi fece molte domande in inglese sulla Fiat. Per due anni, tra il 1998 e il 2000, ho realizzato per lui i collegamenti in esterna. Friedman mi spediva ovunque. Il critico Aldo Grasso mi stroncò».
Perché?
«Scrisse che con i miei servizi e le mie continue interruzioni la trasmissione si era santorizzata e lernerizzata».
Sei rimasta alla corte di Friedman anche dopo la fine di Maastricht-Italia.
«Alan aveva fondato una società, la FBC, che curava la comunicazione di banche e istituti finanziari e con cui realizzava un sito di informazione economica. Io passai da redattrice a direttrice di miaeconomia.it in pochi mesi. Poi cominciai a condurre una trasmissione mattutina su La7».
Quando ci fu il passaggio a Sky?
«Ero diventata direttore editoriale della FBC. Quando nell’estate del 2003 nacque il Tg di Sky, alla FBC venne affidata la realizzazione di alcuni approfondimenti».
Il Friedman Show, Controcorrente condotto da Corrado Formigli e il tuo Miaeconomia.
«Io a quel punto conducevo la mia trasmissione quotidiana, curavo i rapporti con Emilio Carelli e gestivo i progetti e il personale di FBC. Parliamo di 45 giornalisti».
Ora, con Sky Tg24, gestisci 435 persone.
«Nelle aziende anglosassoni il direttore editoriale è anche manager. A me questa dimensione piace molto».
Trovi una redazione di tuoi coetanei, tutti assunti da Emilio Carelli.
«Sono persone con cui lavoro da anni. Quando è finito l’accordo con la FBC, nel 2007, io sono entrata nella redazione di Sky Tg24 come caporedattrice dell’Economia».
Molti tuoi giornalisti tremano per le voci di un trasferimento della redazione a Milano.
«Io del trasferimento non so nulla».
Qual è la prima grande intervista che vorresti vedere nel tuo tg?
«Mi piacerebbe avere Marchionne e Draghi, ovviamente».
Economia, economia, economia.
«Tom Mockridge ha sempre insistito con me e con Carelli per dare attenzione a questi temi».
Tom Mockridge, l’ad di Sky Italia, ha detto che non dovrebbe sorprendere più di tanto che una donna sia stata scelta per dirigere un canale all news.
«È vero. Ma in Italia è così».
Le cose stanno cambiando. Al vertice di Confindustria e della Cgil ci sono due donne: Marcegaglia e Camusso.
«Saremo un Paese normale quando questa non sarà più una notizia. E quando vedremo le donne ai vertici dei consigli di amministrazione dei grandi istituti di credito».
Trentanove anni, manager, direttrice e madre di due figli: Maya e Giuseppe.
«Il tempo è poco. Ma cerco di accompagnarli tutte le mattine a scuola».
Si dice: il precariato femminile in Italia rende la scelta della maternità quasi eroica.
«Fino ai miei 32 anni ero focalizzata solo sul lavoro. Avere un posto fisso mi ha facilitata quando ho deciso di diventare madre. Capisco che una donna precaria arrivi a rinunciare alla maternità».
Avere un posto fisso ti ha facilitata pure nel trovare marito. “RadioSky” sostiene che tu e Salvo Sottile vi siate conosciuti alla macchinetta del caffè nella sede di via Salaria.
«Io tè, lui caffè».
Lo hai fregato. Da anni si dice che lui dovrebbe diventare direttore del Tg4. E alla fine… sei diventata tu direttrice.
«Eheh. No dai, non siamo in competizione».
A cena col nemico?
«Richard Fuld, l’ex boss di Lehman Brothers. Uno di quelli che giocavano e mettevano in ginocchio Stati e valute. Ha provocato catastrofi, ma quella finanza era un vero thriller. Ci si dovrebbe fare un film».
Il tuo film preferito?
«I tre giorni del Condor con quel finale sospeso: la notizia del complotto verrà pubblicata o no?».
Il libro?
«Cani neri di Ian McEwan».
La canzone?
«Sono in imbarazzo. Ho gusti barbari e commerciali. Ascolto le stesse canzoni da decenni: Morandi e Celentano».
Un po’ rétro.
«Mio nonno aveva un bar con jukebox. Da bambina stavo spesso lì e quando venivano a cambiare i dischi mi facevo regalare quelli vecchi. Morandi, Celentano…».
Che cosa guardi in tv?
«Divoro serie tv. Mad Men è la migliore. Ma poi anche 24. E i deliri di Lost… Non mi perdo una puntata. Come coi libri: li finisco anche se non mi piacciono».
Sai quanto costa un litro di latte?
«Quello che prendo io un euro e ottanta».
Conosci i confini della Tunisia?
«Marocco, Egitto…».
No.
«Libia e Algeria».
Esatto. L’articolo 21 della Costituzione?
«Uhm… aspetta. Ehm. Quello sulla libertà… di espressione?».
Sì. Glielo dici tu a tuo marito che chiedere un milione di euro a un giornalista per una critica alla sua trasmissione è stato eccessivo?
«No, guarda, se vuoi diglielo tu. Ma c’è una bella differenza tra una critica e un insulto».

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