Filippa Lagerback (Magazine – ottobre 2009)

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A un certo punto Filippa Lagerback mi dice che ha un sogno sportivo: «Mi piacerebbe giocare a tennis con Bori». E io: «Con chi?». Lei: «Dai, il supercampione svedese». E io: «Ah, Borg». Ne nasce un siparietto linguistico. Appena riemerso dalla lettura delle duemila e passa pagine della trilogia di Stieg Larsson, scopro che: il nome del protagonista, scritto Blomkvist, non si pronuncia blomquist, ma blumk-vist e il nome della famiglia di industriali del primo tomo, scritto Vanger, non si pronuncia vangher, ma vagnier. Allora le chiedo: «Ehm, e il tuo cognome come si pronuncia?». E lei: «logherbek. Ma va benissimo anche come mi chiamate qui in Italia: lagherbak. È una conquista». Perché? «Per un bel po’ sono stata accolta negli alberghi come la signorina Lumberjack (lambergek). Poi per un paio d’anni sono stata scambiata per Flavia Vento e qualcuno è arrivato a chiamarmi Filippa Ingerman, confondendo con la showgirl Randi».
Filippa, svedese di Stoccolma, ha 36 anni e in tempi di dibattito mediatico sul velinismo e sul corpo troppo esposto delle donne, è una delle poche vallette non in mutande della tv italiana. In realtà lei è qualcosa di più di una valletta: ogni sabato e ogni domenica presenta gli ospiti di Che tempo che fa, la trasmissione di Fabio Fazio, universalmente riconosciuta come il salotto buono e buonista della tv italiana. Quando mi sente dire la parola “buonista”, fa una smorfia. Cominciamo da qui.
Non ti piace l’etichetta di trasmissione “buonista”?
«Che cosa vorrebbe dire?».
Che le interviste di Fazio sono poco ruvide, per esempio.
«E perché dovrebbero esserlo? Fabio invita persone che gli interessano. E ci chiacchiera. Davvero pensi che in tv debbano regnare le risse e i finti scoop? Gli ascolti danno ragione a noi. In media ci vedono più di tre milioni e mezzo di telespettatori a puntata».
Com’è il Fazio fuori onda?
«Esattamente come quello in onda. Rilassato. Lo sai che prima della trasmissione presenta tutti gli ospiti al pubblico? Per rendere più caldo il clima. L’unico momento adrenalinico è a trenta secondi dalla diretta».
Perché?
«Fabio si siede sulla sua poltroncina all’ultimo istante. Io e il meteorologo Mercalli ci ridiamo. Ma in realtà a me sale un po’ di agitazione».
Sbagli mai la pronuncia del nome degli ospiti?
«Un nome me lo sono addirittura scordato».
Di chi?
«Tiziano Ferro. Lui entra, io lo presento, cito le sue doti canore e poi… buio. Non mi veniva il nome. Volevo sprofondare».
A Che tempo che fa vengono nobel e scrittori cult. Chi è stato il più carismatico?
«Per me? Prima della puntata con George Clooney non ho dormito una notte. È l’unico con cui mi sono fatta fotografare. E ho messo lo scatto su Facebook. Mi stupisce il fatto che più gli ospiti sono famosi e più sono cordiali».
Non è una leggenda, questa?
«No. Ti potrei fare l’elenco delle super star che si sono messe a chiacchierare col pubblico: Jodie Foster, Wim Wenders, il nobel Dario Fo, Daniel Pennac».
L’ospite di cui Fazio ha subito di più il fascino?
«Cassano. Perché è tifoso della Sampdoria. E Carla Bruni».
La première dame.
«È venuta in trasmissione vestita molto rock. Casual. Come Rania, la regina di Giordania. Con lei sia io che Fazio eravamo abbastanza emozionati: “Come ci si veste per incontrare una regina?”».
Il più acclamato dal pubblico in studio?
«Il pubblico è selezionato in base all’ospite. Con Clooney c’erano solo donne, in delirio. Laura Pausini è rimasta a firmare autografi per un’ora dopo la fine del programma. Renato Zero ha fatto un vero e proprio show fuori onda».
Cioè?
«Si è messo a cantare il Carrozzone. Non sembrava proprio di stare in uno studio televisivo».
Sbaglio o il tuo ruolo nella trasmissione è un po’ risicato?
«Non è né più né meno di quel che mi aspettavo».
È vero che le poche battute che dici sono tutte scritte dagli autori? Una volta hai detto che se non ti avessero spiegato chi era Tronchetti Provera lo avresti presentato come il marito di Afef.
«Ovviamente era una battuta, ma la giornalista che avevo davanti l’ha trascritta come fosse una cosa seria».
Che tipo di trasmissione vorresti condurre in Italia?
«Ho condotto per molti anni il Circo su Raitre. Ora mi piacerebbe un programma come Alle falde del Kilimangiaro, di Licia Colò. Lancio un appello: “Licia, avvertimi quando vuoi smettere”. Oppure una cosa da ridere con Gene Gnocchi. Con lui ho fatto la valletta di Strano ma vero. E le Iene, ovviamente. Chi non vorrebbe condurre le Iene?».
Tu ormai sei nota per le tue mise castigate in stile faziano. All’attuale conduttrice delle Iene, Ilary Blasi, ridendo e scherzando cade spesso la spallina…
«Quando le Iene era condotto da Simona Ventura non succedeva. Ed era lei a guidare il programma. E poi ormai sono una gallina vecchia. Chi mi chiederebbe mai di mostrare una scollatura? Eh eh».
Cosa ne pensi della polemica sull’Italia del velinismo? Si parla di mercificazione del corpo femminile…
«Non mi pare una grande novità».
Ti sei fatta un’idea?
«Credo che una donna sia sempre consapevole di quel che fa. Nessuno ti può costringere a mettere una minigonna».
Sicura? Se il mercato televisivo lo impone…
«Il problema è un altro. Ci sono donne disposte a mettere a disposizione tutte se stesse per raggiungere certi obiettivi. Con quelle è difficile competere. E io non sono mai entrata in quella competizione».
Però un po’ di foto osé le hai fatte.
«Mi hanno rinfacciato quelle foto scattate per Max anche a Stoccolma. Quando ho condotto la Fattoria svedese. Lì è piuttosto inusuale una conduttrice svestita».
Su Youtube circola anche un tuo ballo sinuoso intorno a uno sgabello.
«Era il provino per lo spot di un cioccolatino. Le cose vanno contestualizzate. Io ho condotto Controvento in costume da bagno. Ma la location era una barca a vela. Quel che all’estero, anche tra i miei connazionali, risulta incomprensibile, è il fatto che spesso nella tv italiana accanto a un uomo incravattato c’è una donna seminuda».
In Svezia non succede?
«Il modello comincia ad affacciarsi. Ma lì la donna ha un altro ruolo. La parità uomo/donna è quasi totale. In Italia non è così. Mio marito…».
… Daniele Bossari, conduttore radio-televisivo…
«… quando mi vede fare qualcosa per mia figlia Stella, dice: “Ti serve una mano?”».
Non dovrebbe farlo?
«No. Non dovrebbe dirlo. Quando fa qualcosa per nostra figlia lo fa per se stesso e per la sua famiglia. Non per me».
Che cosa c’entra questo col velinismo?
«In Svezia non sono le donne ad avere l’esclusiva degli affari domestici. E ci sono pari opportunità e responsabilità dentro e fuori casa, la “cultura scosciata” ha un impatto meno forte. Non mi far dire queste cose».
Perché?
«L’ultima volta che ne ho parlato hanno cominciato a dirmi: “Perché non te ne torni in Svezia?”».
Quando sei arrivata per la prima volta in Italia?
«A diciott’anni. Come modella».
Che studi hai fatto?
«Scuole pubbliche fino al liceo. Ero abbastanza secchiona. Mio padre è psicologo, mia madre medico. Si aspettavano che facessi l’università…».
Invece?
«Sono partita subito dopo la maturità, nei primi anni Novanta. Destinazione Milano».
La Milano da bere.
«In realtà c’era già un po’ di crisi. Il primo giorno ti coccolavano. Il secondo ti mettevano una mappa della città in mano e ti dovevi arrangiare. Facevo dodici casting al giorno. La prima parola che ho imparato è stata “aspetta”. Vivevo a Parigi e lavoravo a Milano».
Perché a Parigi?
«Per un fidanzato. Per un po’ ho vissuto pure a Lugano».
Il primo successo come modella?
«Mentre ero a New York mi chiamarono per fare lo spot di una birra italiana».
Eri vestita da sposa, “una bionda per la vita”.
«Esatto. Grazie al successo di quello spot mi chiamò il regista Giovanni Veronesi per una partecipazione nel suo Silenzio si nasce, Fiorello mi volle per il quiz Superboll…».
Hai raccontato che le sarte di Superboll ti cucivano minigonne invisibili e tu rifiutavi di indossarle.
«È vero. Chiesi anche a Veronesi di tagliare una scena in cui era previsto un mio topless. Non sono mai scesa a compromessi, davvero».
Fiorello, in Superboll, ti sfotteva sulla lingua.
«Ci stava. Qui in Italia, fino ai vent’anni sono stata praticamente muta».
C’è una tua intervista con Vergassola in cui non capisci nemmeno uno dei suoi cento doppi sensi.
«Quando l’ho rivista, anni dopo, ci ho riso parecchio».
Ora il problema non c’è più. Che lingua parli in famiglia?
«Parlo italiano con mio marito e svedese con mia figlia Stella. Tra l’altro, in svedese sto anche conducendo una trasmissione che si chiama Sogno italiano».
Che cosa è?
«Una specie di reality per una tv commerciale scandinava: cinque coppie svedesi cercano di aprire un agriturismo in Italia, nelle Marche».
Conduci in stile Fazio?
«Non so. In redazione quando qualcuno deve dire una cosa, alza la mano. Gli svedesi sono così».
Fazio è un po’ svedese?
«Fabio è semplicemente civile».
Tu che tv guardi?
«Un po’ di tutto. La sera non perdo una puntata del David Letterman Show. È un genio. Durante l’ultima intervista a Barack Obama è passato con disinvoltura dalle battute su una patata a forma di cuore alla riforma della sanità».
Esiste un Letterman italiano?
«Fazio strappa un sorriso al più serio dei suoi ospiti».
Partigiana. Chi è il top della nostra tv?
«Fazio».
E basta! Non vale citare il datore di lavoro.
«Allora la Littizzetto?».
Monomaniaca. Anche lei lavora a Che tempo che fa.
«Eh eh. Allora facciamo Alessia Marcuzzi».
A Marcuzzi hanno appena spostato di orario la sketchcomedy, Così fan tutte. Era troppo osé.
«Roba da matti. Lei e Debora sono super ironiche. Le oscenità in tv sono ben altre».
La sera, sul divano, davanti alla tv, a parte Letterman…
«Victoria Cabello. E poi la Carlucci. Con mia figlia restiamo ipnotizzate di fronte a Ballando con le stelle».
Tu hai pure rivolto un appello a Milly Carlucci perché ti invitasse a partecipare alla sua trasmissione.
«Spero che non mi abbia invitato solo perché sa che il sabato sera non posso».
Conduttori. Preferisci Vinci o Santoro?
«Santoro. Vinci è bravissimo. Ma più prevedibile».
Bignardi o Dandini?
«Dandini, e non per solidarietà di rete».
A cena col nemico?
«Mohammed Game».
Il kamikaze che si è fatto esplodere davanti a una caserma di Milano?
«Abito vicino a quella caserma. Gli chiederei che senso ha quel gesto».
Hai un clan di amici?
«Sì. Ma amo allargare continuamente il giro delle conoscenze».
Qual è la scelta che ti ha cambiato la vita?
«Andare via di casa a diciotto anni».
L’errore più grande che hai fatto?
«Ho fatto molte scelte discutibili. Ma tutte hanno contribuito a farmi diventare quella che sono. Non ho rimorsi».
Il film preferito?
«Divoro quelli di Woody Allen. Ma dico Moulin Rouge con Nicole Kidman. Attori e musica ipnotici».
La canzone?
«Con la musica e con i libri, divento spesso monotematica. Piazzo un cd nel lettore e ci resta settimane. Oppure leggo tutto il leggibile di un autore. Mi è successo con Mankell, Marklund, Cornwell, Grisham, Coelho…».
Ci sarà una canzone che ti fa singhiozzare.
«Due: You’ve got a friend di James Taylor. E poi Your song di Elton John».
Il libro?
«Il Diario di Anna Frank. E tra i più recenti La fonte meravigliosa di Ayn Rand. Nel citarlo mi viene voglia di rileggerlo».
Quanti articoli ha la Costituzione italiana?
«Centotrentanove».
Esatto. Ti sei preparata? Che ne sai? Ci sono politici che sparano cifre a casaccio.
«L’anno scorso ero madrina di Miss Muretto e le domande alle ragazze riguardavano la Costituzione».
Quanto costa un pacco di pasta?
«Un euro e qualcosa. Ammetto che butto la spesa nel carrello senza controllare troppo i prezzi».
I confini dell’Iran.
«Pakistan, Iraq… Israele…».
No, Israele no. Dov’eri il 9 novembre del 1989?
«Venni a sapere che era crollato il muro di Berlino mentre ero a scuola. In classe non si è parlato d’altro per settimane».

Categorie : interviste
Commenti
chica81 26 Novembre 2009

Fazio piu che buonista è prevedibile e non prende rischi di nessun tipo. E “invitare i personaggi che si apprezzano” non è giornalismo ma salottismo

admin 26 Novembre 2009

Fazio non prende rischi, ma non per questo non è un giornalista. Non è il mio stile preferito, anzi, ma anche da una conversazione amichevole possono spuntare notizie. Nel suo caso spuntano soprattutto ascolti “pesanti”. In tv non è poco.

Anonimo 24 Maggio 2010

Considerata la bolgia urlatrice e gretta della tv italiana, un personaggio pacato come Fazio, prevedibile o meno che sia, risulta gradevole. E Filippa, con la sua semplice eleganza, rafforza tale sensazione.

parco 3 Maggio 2011

A Fazio riesce male l’umorismo con i suoi ospiti ed è un buonista (anche se nella nuova edizione del suo programma viene battuto da Gramellini); la Lagerback purtroppo fa una fine peggiore delle veline perchè per quanto non sia svestita, ricopre un ruolo di puro servizio: ci fosse almeno un piccolo e utile scambio di battute tra lei e Fazio almeno una volta a puntata…

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