Vito Riggio (Magazine – giugno 2009)

8 commenti

Vito Riggio, 62 anni, ex professore di diritto, ex cislino, ex capogruppo comunale diccì durante la primavera palermitana, ex referendario con Segni ed ex consigliere del Cnel, è il presidente dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile): è l’uomo che controlla la sicurezza dei voli nei cieli italiani, che garantisce i diritti dei passeggeri, che ha sottocchio la salute delle nostre compagnie aeree. Da frequentatore assiduo e infelice di aeroporti, prima di contattarlo decido che gli infliggerò una specie di contrappasso: un bel ritardo all’appuntamento. Mi coglie in contropiede: una volta fissato l’incontro (alle 15), la sua assistente prima mi chiama per spostarlo di una mezz’ora (alle 15.30), e poi lo posticipa di altri 30 minuti (alle 16). Non solo. Arrivo alle 15 e 55 nella sede romana dell’Enac e la guardia giurata all’ingresso mi dice che Riggio è uscito da poco. Quando lo vedo entrare nella sala d’attesa fuori del suo ufficio alle 16.35, sono tentato di chiedere i danni. Mi anticipa con un sorriso e una battuta arrotata dall’accento
palermitano: «Ho sforato il quarto d’ora accademico, vero?».
Lei è esattamente come gli aerei in Italia. In ritardo.
«C’era traffico».
Parliamo degli aerei. È vergognoso che i passeggeri non possano mai contare sulla loro puntualità.
«A parte Fiumicino il resto funziona abbastanza bene».
Scherza?
«Partiamo dal presupposto che fino a quindici minuti non lo si può calcolare come un ritardo».
Su questo avrei qualcosa da obiettare.
«Lo dicono i regolamenti europei».
Ah, ecco.
«E poi i ritardi di 30/40 minuti, che vanno comunque evitati, non scandalizzano più di tanto. Premesso ciò, arriva tardi circa un aereo su cinque. Puntiamo a diminuire la percentuale dal 20% al 12% entro l’estate».
Scommessa poco realistica. Come è possibile che nell’anno 2009 i ritardi siano così frequenti?
«Il punto dolente è l’accoppiata Alitalia/Fiumicino: il personale di terra della nostra compagnia di bandiera non si è ancora organizzato adeguatamente. E succede spesso che non ci sia coordinamento tra gli equipaggi di Alitalia e quelli di Air One».
Ottimo. Lei ha detto: «Entro l’estate Alitalia deve uscire dal rodaggio che dura da 6 mesi». È successo?
«Non ancora, ma ci stanno lavorando».
Nel frattempo l’estate è cominciata.
«È probabile che ci salveremo solo perché ci sarà un forte calo dei passeggeri: meno passeggeri uguale meno intoppi. Ma anche meno affari».
Il calo a che cosa è dovuto? Alla paura? La caduta del volo francese in mare allontana dagli aeroporti?
«No. La paura dovuta a un disastro passa statisticamente dopo circa quattro giorni. La diminuzione, che dura ormai da qualche mese, è dovuta alla crisi economica».
I passeggeri sono maltrattati.
«Parliamo sempre di Alitalia? C’è un dato fondamentale: molti dipendenti non si sono resi conto che ora la loro azienda è sul mercato, subisce una concorrenza…».
E quindi?
«Dovrebbero comportarsi in maniera competitiva: ci sono compagnie agguerrite che creeranno problemi seri all’Alitalia».
Di chi parla?
«Sui voli nazionali, Wind Jet e Blu-express sono puntuali e con servizi d’eccellenza. In Europa Ryanair fa concorrenza
ovunque. E quando Virgin comincerà coi voli low cost transcontinentali saranno dolori per tutti».
Alitalia che cosa dovrebbe fare?
«Intanto investire in formazione. Se tratti i passeggeri come pacchi, quelli appena possono cambiano compagnia».
C’è stato un momento durante la crisi Alitalia in cui lei stava per togliere la licenza alla compagnia.
«Dovevo far rispettare un regolamento europeo: senza il risanamento non potevo lasciare le licenze. Certo, il giorno
dopo mi sarei dimesso. Per lesa maestà».
Alitalia ha scelto Fiumicino come hub principale, invece di Malpensa.
«Sfatiamo un mito. Alitalia ha solo 27 destinazioni intercontinentali.
Le altre compagnie ne hanno 150. Con così poche destinazioni mantenere due scali sarebbe stato folle.
Dopodiché da Malpensa partiranno altre compagnie: stiamo rivedendo gli accordi bilaterali».
Qual è, oggi, il migliore aeroporto?
«In Italia quello di Venezia. In Europa quello di Vienna e quello di Amsterdam».
I voli di linea costano troppo.
«Si trovano offerte vantaggiosissime e comunque il prezzo è dato anche dalle spese per la sicurezza. Su quella non
risparmierei».
Si sente di dire che gli aerei italiani sono sicuri?
«Toccando ferro e facendo scongiuri, l’Italia alza la media. Noi abbiamo un incidente ogni otto milioni di voli. In Europa è uno ogni tre milioni: la Russia per un bel po’ è stata incasinatissima».
Dopo la caduta dell’aereo francese, sono girate voci allarmanti sui sensori di velocità di alcuni Airbus.
«È roba vecchia, rispolverata con ingiustificato allarmismo dai giornali».
Un inviato di Striscia la notizia tempo fa è salito su un aereo con un coltello.
«Dopo l’11 settembre i piloti sono blindati in cabina. Con un coltellino ci si fa poco, anche se non è bello che passi».
A me è capitato per sbaglio di portare una bottiglia d’acqua a bordo. È vietato per motivi di sicurezza.
«Male. Ma se lei avesse avuto un liquido pericoloso nel suo zaino l’intelligence lo avrebbe saputo. Sono presidente del
comitato interministeriale per la sicurezza aeroportuale e le assicuro che viene fatto, bene, molto lavoro dietro le quinte».
È vero che l’Enac ha concesso alla flotta Fininvest di effettuare voli di Stato?
«La decisione è stata presa dalla presidenza del Consiglio».
Il suo momento più difficile da presidente dell’Enac?
«Nell’estate del 2005. Ero in vacanza in barca. Caddero cinque aerei in pochi giorni. Mi chiamavano da tutto il
mondo. Sembravano tutti convinti che esistesse una specie di epidemia. Riportare la calma non è stato semplice».
Come è arrivato alla presidenza dell’Enac?
«Mi ci ha chiamato nel 2003 il ministro Lunardi, che è un amico. Ma poi il governo Prodi mi ha confermato».
Lunardi come lo ha conosciuto?
«Era consulente della Protezione civile quando io ne divenni responsabile, durante il governo Ciampi nel ’93».
Lei ha diretto pure la Protezione civile?
«Sì, nominato su suggerimento di Oscar Luigi Scalfaro e di Sergio D’Antoni. Sergio lo conosco da quando ero ragazzo».
Parla in maniera abbastanza spudorata delle sue nomine “amicali”.
«Ho solo citato chi mi ha nominato. Quando sono stato chiamato venivo da una lunghissima esperienza alla Cisl ed ero professore universitario. Il curriculum ce l’ho».
Professore, sindacalista e politico. Che studi ha fatto?
«Fino alle medie ho girato per paesini siciliani: mio padre era segretario comunale. Ci trasferivamo spesso».
Il liceo?
«Al Garibaldi di Palermo. Con me c’erano Sergio D’Antoni, Luigi Cocilovo…».
…l’ex vice-presidente del Parlamento europeo col Pd.
«…c’era anche Antonino Cassarà, vice-questore a Palermo ucciso dalla mafia. Con Cocilovo, D’Antoni e altri, tra cui
Leoluca Orlando, ci ritrovammo nella stessa facoltà di giurisprudenza e fondammo la Cisl universitaria. Un gruppo
brillante: volevamo cambiare Palermo. Vedevamo noi stessi come gli antagonisti di Salvo Lima e dei costruttori
padroni della città».
Lima era il leader andreottiano della Dc siciliana.
«Noi per un po’ transitammo nel Movimento per i lavoratori di Livio Labor. Nella Dc eravamo legati all’area cislina di Donat-Cattin. Poi a metà degli anni Ottanta, Ciriaco De Mita chiese a Franco Marini, che era un nostro punto di riferimento, di prestargli qualche “testa”: diventai capogruppo Dc con Orlando sindaco».
È il periodo della “primavera di Palermo”.
«Sì. Ma anche quello in cui rompo i rapporti con Orlando».
Perché?
«Dopo l’omicidio del mio amico Cassarà, lo scontro mafia/antimafia/politica si era radicalizzato. Io ovviamente volevo combattere la mafia, ma non volevo usare l’antimafia come strumento di conquista del potere. Ero con Sciascia
e con Emanuele Macaluso, non mi piaceva il professionismo antimafia».
A causa di questa posizione Sciascia venne attaccato duramente da Orlando.
«Orlando e Carmine Mancuso dissero che Sciascia doveva essere messo “ai margini della società civile”. Poi Orlando
raccontò la storiella che era andato a cercare lo scrittore per fare pace… una farsa».
Lei come faceva a essere allo stesso tempo capogruppo diccì, anti-Lima e in rotta con Orlando?
«La situazione non era sostenibile. Nel 1987 chiesi a De Mita di candidarmi alle politiche. Venni eletto e solo allora presi la tessera della Dc».
A Palermo, in quegli anni il clima era pesantissimo: morivano ammazzati imprenditori, poliziotti, giudici.
«Un giorno, nel ’92, incontrai Salvo Lima in Transatlantico, alla Camera. Gli chiesi: “Non c’è un rimedio a questa
carneficina?”. Lui mi rispose: “Non hai capito niente. Questi, o li pigliamo noi, o sono loro che prendono noi”. Qualche mese dopo lo ammazzarono come un cane».
Serve una legenda. Chi sarebbero “questi”? E chi intendeva per “noi”?
«Con “questi” intendeva la nuova mafia di Riina. Con “noi” si riferiva alle istituzioni. Lima era punto di riferimento e diaframma di mediazione tra la Dc e la vecchia mafia».
Falcone disse che morto Lima poteva succedere qualsiasi cosa.
«Il giorno dell’uccisione di Lima, Falcone mi chiamò per dirmi che mi voleva mettere sotto scorta».
Dopo la morte di Lima chi divenne il punto di riferimento di Cosa Nostra?
«Non lo so. E mi pare che la teoria per cui lo diventa Forza Italia tramite Dell’Utri non sia dimostrata».
Lei è mai stato corteggiato da Forza Italia?
«No. Io nel 1994 passai con i referendari di Mario Segni. Ricordo che Gianfranco Micciché…».
…uomo forte del berlusconismo siciliano e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio…
«…mi chiese se per le elezioni del 1994 era possibile accostare il simbolo di Forza Italia al nostro: noi eravamo piuttosto popolari a causa dei referendum».
Lei che cosa rispose?
«Conoscevo Micciché e sapevo che era dirigente di una concessionaria pubblicitaria. Gli dissi: “Ma scherzi? Noi facciamo politica, voi siete gente che vende pannolini”».
L’anno dopo quella gente era al governo.
«E noi eravamo spariti».
Non fu molto lungimirante. Andreotti è uno statista o un uomo che fino al 1980 ha intrattenuto rapporti con la mafia, come dice la sentenza del suo processo?
«Uno statista. Ma anche gli statisti sbagliano».
A cena col nemico?
«Non ho nemici. Ma cenerei anche col diavolo. L’intelligenza mi incuriosisce».
Lei ha un clan di amici?
«Sì. Appartengono tutti al periodo giovanile palermitano».
L’errore più grande che ha fatto?
«Non aver seguito un suggerimento del mio professore, il giurista Massimo Severo Giannini».
Che cosa le aveva consigliato?
«Di scegliere tra la politica e l’accademia, che non sono compatibili. Il filosofo Raymond Aron disse: “Quando si ragiona di politica si ha a che fare con le idee. Quando si fa politica si ha a che fare con le passioni”. Io mi trovo meglio
con le idee».
La scelta che le ha cambiato la vita?
«Proprio accettare la proposta di fare politica da parte di De Mita e lasciare il centro studi del sindacato di Marini».
La canzone preferita?
«Like a rolling stone, di Bob Dylan».
Il film?
«Il paziente inglese, con Ralph Fiennes».
Il libro?
«Ho un ex æquo. Diario di un curato di campagna, di Georges Bernanos, e Il potere e la gloria, di Graham Greene. Comunque leggo molto».
Alcuni suoi amici maligni sostengono che lei racconta di aver spolpato anche libri di cui ha sfiorato solo la quarta di copertina.
«C’è stato un periodo in cui ho fatto qualche bluff. Ma che potevo fare? Non prendevo voti, almeno mi vantavo dei libri».
Non prendeva voti? Ma se è stato eletto con centomila preferenze!
«I voti me li regalava la Cisl. Io conquistavo solo qualche preferenza d’opinione. E per un diccì non avere il proprio pacchetto di voti garantiti era quasi un’onta».
Quanto costa un pacco di pasta?
«Quella che regalo agli amici, circa due euro».
I confini dell’Iran?
«Non li so».
Dov’era il 20 luglio del 1969?
«Successe qualcosa di particolare?».
L’uomo sbarcò sulla Luna. E dov’era il 9 novembre del 1989?
«Al crollo del Muro? Non ricordo. Ma veder cadere i calcinacci era folklore. Io avevo già assorbito il crollo dell’ideologia. Sapevo che sarebbe successo».
Molti dirigenti comunisti italiani non erano così consapevoli.
«Il loro ritardo storico sta anche lì. Se avessero studiato di più…».

Categorie : interviste
Commenti
paolo sinigaglia 19 Maggio 2010

riggio deve chiarire se lui o i suoi familiari(figlio federico) hanno avuto rapporti di lavoro con anemone o parti allo stesso collegate,
paolo sinigaglia

vz 19 Maggio 2010

@paolo:
Certo, Paolo, dovrà chiarire. Ma calcola che, come indicato accanto al nome di Riggio, l’intervista risale a 12 mesi fa. Allora di Anemone e della cricca non si sapeva ancora nulla.

rocco cannizzo 7 Giugno 2010

Sono d’accordo.
Riggio deve chiarire anche i suoi rapporti con ecosfera, datore di lavoro di suo figlio e del figlio di balducci, quella ecosfera che poi ha vinto un ricco appalto all’enac di cui Riggio è presidente.
Riggio deve chiarire chi ha pagato il suo affitto in via della conciliazione per tutti questi anni.
rocco cannizzo

paolo sinigaglia 21 Giugno 2010

PAOLO SINIGAGLIA

RIGGIO DEVE ANCHE CHIARIRE PERCHE HA SOSPESO LA LICENZA AD ALPIEAGLES(COMPAGNIA AEREA DEL NORDEST),PIU IMPORTANTE DALLO SCALO DI VENEZIA:
DEVE CHIARIRE PERCHE HA DOVUTO DARE RETTA AD ESPONENTI IMPORTANTI(SECONDO LA SUA MENTALITA)DEL VENETO?CHI ERANO’?PERCHE IL VERTICE DI ENAC ERA COSTITUITO DA SHACHITANO E MARASA (AMBEDUE SICILIANI)?DEVE RENDERE CONTO SUL CHIACCHERATO CUMULO DI COMPENSI ,CAMERA,PRES ENAC.MEMBRO DI INNUMEREVOLI CDA ETC …..?DELLE OMMISSIONI GRAVI DI OGNI CONTROLLO SUGLI SCALI AEREOPORTUALI(VENEZIA IN PARTICOLARE)SULLE DISCRIMINAZIONI DI TRATTAMENTO TRA COMPAGNIE DA PARTE DELL ENAC?

PAOLO SINIGAGLIA PRES ALPIEAGLES

rocco cannizzo 23 Giugno 2010

Riggio, in qualche modo, ha chiarito.
Per sette anni l’Enac gli ha pagato l’affitto.

Rocco Cannizzo

http://cerca.unita.it/data/PDF0115/PDF0115/text7/fork/ref/10172c0k.HTM?key=C.Fus.+&first=1&orderby=0&f=fir

giancarlo 10 Agosto 2011

lo stadio ad elmas si fara’ , si metta l’anima in pace

michele giuffrida 14 Agosto 2012

Perche Riggio non ha bloccato l emissione dei biglietti windjet in aprile anziche lasciare i passeggeri nel caos piu totale a ferragosto? Solo cosi si sarebbe dimostrato lungimirante e invece …sempre in ritardo come i voli e come l intera italia governata da incapaci ed eccone i risultati!

Marco 15 Agosto 2012

Cosa dici adesso che Wind jet sta fallendo????? Gran compagnia?

Leave a comment