Valentina Lodovini (Sette – marzo 2013)
Beve l’ultimo sorso di tè, mi fissa e chiede: «Mi avete chiesto di fare questo servizio perché sono grassa?». Valentina Lodovini, 34 anni, attrice, ha interpretato la burrosa e sensuale dipendente delle Poste in Benvenuti al Sud, è stata la fidanzata contesa tra Alessandro Gassman e Luca Argentero in La donna della mia vita e l’amante poliziotta di Riccardo Scamarcio nella serie tv Il segreto dell’acqua. Ora sta per sbarcare nelle sale con una commedia sentimental-politica. Titolo: Passione sinistra. Storia di una ragazza di sinistra e molto engagée che cerca se stessa e si ritrova tra le braccia di un ricco destrorso.
Valentina è nata a Umbertide, ma è cresciuta a Sansepolcro. Parla con lieve cadenza toscana: sicché, sicché, sicché. Conduce tutta la nostra conversazione con un pezzo di cioccolata attaccato alla guancia: eredità golosa di un servizio fotografico che l’ha vista alle prese con spaghetti, frutti di bosco e fette di torta. Lei non ama le trasmissioni televisive in cui si parla di cucina («Seguo solo la rubrica BastardChef nello show di Maurizio Crozza»), ma il cibo le piace parecchio. Qualche tempo fa rilasciò un’intervista dal titolo inequivocabile: «La mia ricetta contro l’austerity? Una carbonara». Glielo ricordo. Me lo conferma e ridendo domanda: «Lo sai come mi chiama Valerio Mastandrea?». Come? «Capannelle. Come il personaggio dei Soliti Ignoti che pensa solo a mangiare».
Mangi tanto?
«Ho un tipo di mangiata emozionale».
Che vuol dire?
«Uso il cibo anche come consolazione».
Se sei preoccupata per qualcosa che cosa mangi?
«Pane, pasta, pizza. I carboidrati. Aaahhh. Ma poi inconsciamente il cibo può essere anche una specie di punizione».
Una punizione?
«Sì: fai capire a te stessa che non ti vuoi bene, mangiando male, in fretta, anche cibo senza sapore. E non ti sazi mai».
Ti succede spesso?
«No. Ma insomma, non sono una maniaca del cibo sano e nemmeno dei piatti da gourmet. Mi può capitare di mangiare macrobiotico e nel mio frigorifero ogni tanto c’è l’insalata dell’orto di mia madre. Però nella settimana ci sta anche una buona dose di junk food: patatine fritte, hamburgeria varia… Mi dovresti vedere con le mie amiche».
Quali amiche?
«Un gruppetto storico con cui ci troviamo spesso intorno a una tavola, per ridere o per piangere, pasteggiando. Qualche mese fa siamo partite per un addio al nubilato. Tre giorni in Toscana: una macchina e una guida culinaria. Non abbiamo mai smesso di mangiare e bere. Quando vivevamo tutte insieme a Perugia le nostre cene erano rocambolesche».
Sontuose?
«Assurde. Siamo arrivate a sperimentare la cotoletta con la nutella».
Scherzi?
«No. Non è male».
La cucinavi tu?
«Io? Io faccio male pure il caffè. Tra le poche cose che mi riescono c’è la chiusura dei tortellini».
Non mi pare poco.
«Me lo ha insegnato mia madre. E quando torno a Sansepolcro mi tocca partecipare al rito».
I sapori della tua infanzia.
«Pane e pomodoro. La panzanella. Pane e prosciutto. Dalle mie parti si mangia davvero bene. Non sai che meraviglia i crostini neri, nel ristorante Il fiorentino».
Come sono fatti?
«E che ne so? Io mica li preparo, li mangio e basta».
Che cosa non mangeresti mai?
«Non amo le alici. Ma per il resto… Sperimento più possibile. Quando sono all’estero mi intrufolo anche nei quartieri più malfamati e assaggio. Mi è successo anche a Tokyo: ordinavo, ma senza avere la minima idea di che cosa stessi per mangiare».
Hai mai fatto una dieta?
«Mai. Ogni tanto, quando non sono a mio agio col mio corpo cerco di regolare meglio i pasti. Ma dopo due giorni mi stufo».
Una volta hai detto: «Sono fiera di non essere una di quelle attrici ridotte alla taglia 38».
«È vero. Penso di essere una donna normale e sono fiera di mettere in scena la normalità. Credo che molti registi mi scelgano proprio per questo».
Chi è il regista con cui ti sei trovata meglio?
«Amo quelli con cui è stato possibile dialogare. Sorrentino, Mazzacurati, Risi e Francesca Comencini… Con altri è successo molto molto meno».
Sull’ultimo set, quello di Passione sinistra, come è andata?
«È stata una lotta. Non volevo che il mio personaggio si limitasse a vivere un intreccio di storie d’amore. Volevo che ci fosse una ricerca di identità. Ma non so se sono riuscita nell’intento».
Il regista dei sogni?
«Jonathan Demme, quello di Philadelphia».
Tra gli italiani?
«Vorrei girare di nuovo con uno di quelli con cui ho già lavorato, ma non ti dico chi».
L’attore con cui vorresti duettare?
«Elio Germano. E Kim Rossi Stuart».
L’attrice?
«Non saprei».
Sei invidiosa di qualche tua collega?
«No. Anche se so che siamo tutte in competizione».
Competizioni. Fai molti provini?
«Moltissimi».
Il più duro?
«Quello per un film di Terrence Malick. È durato mesi. Con prove di improvvisazione e pezzi abbastanza complessi in inglese».
Quando hai capito che avresti voluto fare l’attrice?
«A tre anni, circa».
Eri una di quelle bambine che declamano meravigliosamente le poesie, prodigiose nelle recite scolastiche e perfette nelle imitazioni della maestra?
«Nulla di tutto questo».
Allora come hai scoperto la tua passione per la recitazione?
«Guardando Saranno famosi in tv. Volevo essere Leroy Johnson o Danny Amatullo».
Altri miti giovanili?
«Jodie Foster. Per colpa sua e del Silenzio degli innocenti per molto tempo ho aspirato a diventare un agente dell’Fbi. Nel 1994, poi, ho sposato idealmente Daniel Day Lewis, dopo averlo visto in Nel nome del padre».
La leggenda narra che ti facevi portare a Venezia da tua madre per il Festival.
«Non è una leggenda. Vedevo anche tre film al giorno».
Chi ti ha insegnato a recitare?
«Ho studiato. Prima ho seguito un corso di Pratica e Teoria cinematografica. Poi mi sono trasferita a Perugia per frequentare una scuola di teatro e infine sono arrivata al Centro sperimentale di Cinematografia, a Roma. Nel mio corso c’erano anche Alba Rohrwacher, Giulia Bevilacqua e Alessandro Roja».
Hai mai interpretato una cuoca?
«Stavo per… Mi avevano selezionata per la parte di una chef italiana che finiva in una cucina di Seoul. Ma poi il progetto si è arenato».
Sarai presto nelle sale con un film in cui il tuo personaggio è una ragazza “impegnatissima”. Tu hai mai militato in qualche partito?
«No, mai. I miei punti di riferimento sono Emergency e Amnesty International. Vuoi sapere che cosa penso dell’Italia?».
Certo.
«Che è un Paese morto. Servirebbe una rivoluzione. Per ridare a tutti un senso di convivenza civile. Per riportare un po’ di etica nella politica».
Sei grillina?
«No. Sono preoccupata e spaventata».
È l’ora del carboidrato?
«Ecco. Mi sa di sì».
© RIPRODUZIONE RISERVATA